Preziosi: «Juric resta al Genoa» Ma lui se ne va?
N.1 si dà un mese per trovare un compratore. Lasciano il figlio Fabrizio e Milanetto
Archiviata la salvezza con un turno d’anticipo, il Genoa guarda al prossimo anno. Che vedrà ancora Ivan Juric in panchina, ma non più Fabrizio Preziosi e Omar Milanetto all’interno della società. Una conferma e due addii annunciati ieri pomeriggio da Enrico Preziosi, dopo essere passato da Pegli a salutare la squadra: «Ho incontrato Juric a pranzo. Ripartiamo da lui. Abbiamo fatto una bella chiacchierata e abbiamo chiarito alcuni aspetti per continuare a stare insieme. Quando l’ho mandato via, gli avevo detto che sarebbe tornato. Siamo spontanei e sinceri, ma sappiamo già come gestirci. Quest’anno ha pagato un po’ d’inesperienza, ma è uno dei più bravi allenatori italiani. Cercheremo di mettergli a disposizione dei buoni calciatori. Mio figlio Fabrizio ha espresso la volontà di non essere più coinvolto nel Genoa, la stessa cosa Milanetto», ha rivelato il patron.
FUTURO La partita vera, però, riguarda il futuro del club. Pre- ziosi ha già manifestato la volontà di vendere, ma solo a determinate condizioni. «Quando sei in difficoltà, arrivano tutti i corvi. Se vuoi portare avanti un discorso serio, occorrono altre garanzie. Sono fiducioso che entro un mese ci saranno novità. Ho dato a tutti una deadline: o facciamo prima che inizi il campionato, oppure vado avanti da solo. Non possiamo ricominciare il campionato con incertezze. Io devo sapere se ho un partner, se ho un compratore e se questo ha le capacità finanziarie adeguate. Se questo non avviene entro un periodo accettabile, continueremo a gestire la società, facendo meglio di quest’anno. Dallo scampato pericolo, bisogna trarre la giusta lezione». Il patron rossoblù ha smentito anche le voci di un interessamento dell’ex presidente del Cagliari Cellino.
INCHIESTA Ieri pomeriggio Preziosi è stato sentito in Procura, come persona informata dei fatti, nell’inchiesta sui presunti ricatti degli ultrà all’ex tecnico rossoblù Gasperini. Nel corso dell’interrogatorio davanti al pm Emilio Gatti, il presidente ha detto che non c’è stata «nessuna pressione e nessun ricatto».