La Gazzetta dello Sport

MOU, LE FINALI SONO LA SUA CASA

- twitter: @AdeCal di ALESSANDRO O DE CALÒ

Per lunghi minuti il baby Ajax si dilata sul campo e controlla il pallone, ma è la solita illusione, Mou domina la scena. Le finali sono casa sua. Questa di Stoccolma la risolve con lo stile di sempre. Non vinceva in Europa dai tempi del Triplete con l’Inter. Sette anni, altro 2-0, e amen. Tutto succede secondo il pronostico, confermand­o i calcoli fatti da Mourinho. Non che l’Europa League sia un trofeo che lo fa impazzire, non è così. L’ha detto, anche, in qualche occasione magari più lunga degli undici secondi concessi nell’ultima conferenza stampa dopo il match di Premier col Crystal Palace. L’Europa League gli serviva come trampolino per tornare in Champions dalla porta principale, dopo essere rimasto escluso dalle prime posizioni nell’affollato campionato inglese vinto da Conte. L’Europa League gli serviva per salvare la stagione, dopo le enormi aspettativ­e accese dal suo arrivo a Old Trafford e i tanti milioni investiti sul mercato. Paul Pogba, l’acquisto più caro della storia del pallone, permette allo United di rompere il ghiaccio contro gli olandesi. La botta dell’ex juventino – deviata da Sanchez alle spalle del portiere – è un colpo fortunato e decisivo, che permette di fare la partita progettata dal portoghese. Mou resta impassibil­e, forse anche per rispetto alle vittime della strage di Manchester ricordate prima del match. Farà festa solo alla fine. Mourinho è un maestro delle finali, ne ha vinte 17 su 25 (12 su 14 tolte le supercoppe) e spesso l’ha fatto infilzando l’avversario con uno spillo, tipo farfalla, senza lasciarlo più scappare. Sette anni fa aveva risolto così la sfida con Van Gaal, che era stato il suo boss nel Barça. Van Gaal lo mandava a studiare gli avversari per trovare i punti deboli. Nessuno riesce a impedire agli altri di giocare come Mou. Le sue partite difensive sono da manuale del calcio, per chi ama le sfumature della tattica. Quattordic­i anni fa Mourinho aveva vinto col Porto la coppa Uefa e da lì aveva staccato le ali per volare ai vertici europei e mondiali. Ora l’Europa League – figlia di quella coppa – può essere il suo vero punto di rilancio, dopo i flop internazio­nali con Real e Chelsea. Lo United non aveva mai vinto questo trofeo, per il portoghese è il terzo titolo della stagione dopo Community Shield e coppa di Lega. Il prossimo anno dovrà per forza fare meglio. Intanto l’Ajax, abitato da tanti ragazzi del ’95, resta un piccolo capolavoro incompiuto, una luce che prende corpo e nel segno dell’eredità lasciata da Cruijff. Dal 2012, per due anni e mezzo, il genio olandese aveva imposto lo stile e il suo piano alle giovanili del club. Dopo più di vent’anni l’Ajax è tornato a giocare una finale europea. Questi sono i risultati. Può essere solo un inizio.

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