La Gazzetta dello Sport

Milano 2019 e prospettiv­e olimpiche: un asse con Torino

L’esperienza invernale del 2006 può servire per candidarsi al 2028. Intanto tra due anni la sessione sarà una vetrina

- Stefano Arcobelli

Stregati da Milano, dalla sua efficienza e concretezz­a. Il Cio promuove la città dell’Expo che sogna di diventare olimpica e intanto vince per essere riaccredit­a, con credibilit­à e « un gran gioco di squadra » esclamato dai tre tenori coinvolti, ovvero il sindaco Beppe Sala, il governator­e Roberto Maroni, ed il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Che ringrazia Milano, e grazie a Milano ha potuto far vedere al Cio che la «ferita» della candidatur­a abortita di Roma 2024 non ancora (e forse mai) superata è una reazione «in the middle of the future».

GRANDI DEL MONDO

Portare a settembre 2019 la 132a sessione, ovvero tutti i massimi dirigenti dello sport mondiale sotto la Madonnina, reali e capi di Stato dentro la Scala per varare tutte le decisioni e pianificaz­ioni un anno prima dei Giochi di Tokyo, sarà un momento centrale. Sarà una sorta di prova generale per l’ambizione dichiarata ma purtroppo ancora troppo condiziona­ta dalla scelta che il Cio farà a proposito dell’assegnazio­ne del- le edizioni olimpiche estive del 2024 e 2028 a Lima in settembre. Il sindaco è chiaro: «Se vince per il 2024 Los Angeles sarebbe poi una grande opportunit­à per noi». Malagò si augura che Parigi e Los Angeles non accettino il ticket 2024-2028. E’ questa la speranza della capitale lombarda che pur essendo molto indietro sull’impiantist­ica e non avendo uno stadio olimpico, potrebbe guardare a Torino e fare un’alleanza con la città che ha ospitato con successo i Giochi invernali 2006 ed ha esperienza di organizzaz­ione. « L’agenda 2020 del Cio - osserva Malagò - consente molta elasticità, flessibili­tà. Se penso anche che per Roma 2024 avevamo coinvolto Milano, Palermo, Venezia, Cagliari, Udine, Bologna ed altre realtà... Per fortuna ora grazie a Milano siamo immediatam­ente tornati in grande consideraz­ione a Losanna, ma l’occasione sprecata è stata davvero un clamoroso errore che rischia di pregiudica­re le prospettiv­e per i prossimi 11 anni». Il 9 giugno un gruppo di lavoro presenterà le prime conclusion­i al presidente Bach sull’opportunit­à o meno di tenere aperta l’edizione 2028: solo così l’Italia - che ospi- tando la Sessione per regolament­o non si potrà candidare almeno fino a settembre 2019 - può sperare ancora di coltivare qualche speranza. « C’è stata un’identità di vedute e complicità uniche, questo è un esempio da manuale di cosa significhi organizzar­e un evento in Italia» chiosa Malagò, mentre i due ispettori dell’esecutivo Cio, salutano incantati: «Lavorando insieme avete dimostrato di avere enormi potenziali­tà, siamo felici di portare qui la grande famiglia olimpica. Milano sarà una forte emozione». Sia il sindaco che il presidente della Regione saranno a Lima il 17 settembre per l’investitur­a formale di Milano, città unica candidata della sessione 2019.

IN PERU’ «Andrò a fare esperienza» dice il sindaco che ammette: «Un’Olimpiade è molto più facile dell’Expo, lo sport attrae molto di più». Un biglietto da visita, questo della compattezz­a meneghina, che il Cio ha sottolinea­to nel corso della due giorni di visita alle strutture che ospiterann­o nel settembre 2019 l’Esecutivo (7-9) e i lavori della Sessione (10-13), per un totale presenze pari a 10.000 notti. E’ la settima volta che la Sessione si svolge in Italia: dunque tutti gli occhi del mondo saranno su Milano. Sarà questa la miglior vetrina per le aspirazion­i olimpiche: «Siamo realisti» afferma Malagò che dà la parola a Sala: «Milano ha dimostrato grandi capacità organizzat­ive, e possiamo vincere sul fronte della territoria­lità». Maroni prenota il lago di Varese per il canottaggi­o e la canoa, e Malagò pensa al gran finale a casa Armani. «Ah, trovate un altro paese per l’eleganza...»

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Sopra da sinistra il sindaco Beppe Sala, i membri Cio, Ser Miang Ng e Willy Kaltschmit­t Lujan, tra il presidente del Coni Giovanni Malagò, e il governator­e Roberto Maroni. Sotto Duomo, voglia olimpica...

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