Milano 2019 e prospettive olimpiche: un asse con Torino
L’esperienza invernale del 2006 può servire per candidarsi al 2028. Intanto tra due anni la sessione sarà una vetrina
Stregati da Milano, dalla sua efficienza e concretezza. Il Cio promuove la città dell’Expo che sogna di diventare olimpica e intanto vince per essere riaccredita, con credibilità e « un gran gioco di squadra » esclamato dai tre tenori coinvolti, ovvero il sindaco Beppe Sala, il governatore Roberto Maroni, ed il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Che ringrazia Milano, e grazie a Milano ha potuto far vedere al Cio che la «ferita» della candidatura abortita di Roma 2024 non ancora (e forse mai) superata è una reazione «in the middle of the future».
GRANDI DEL MONDO
Portare a settembre 2019 la 132a sessione, ovvero tutti i massimi dirigenti dello sport mondiale sotto la Madonnina, reali e capi di Stato dentro la Scala per varare tutte le decisioni e pianificazioni un anno prima dei Giochi di Tokyo, sarà un momento centrale. Sarà una sorta di prova generale per l’ambizione dichiarata ma purtroppo ancora troppo condizionata dalla scelta che il Cio farà a proposito dell’assegnazione del- le edizioni olimpiche estive del 2024 e 2028 a Lima in settembre. Il sindaco è chiaro: «Se vince per il 2024 Los Angeles sarebbe poi una grande opportunità per noi». Malagò si augura che Parigi e Los Angeles non accettino il ticket 2024-2028. E’ questa la speranza della capitale lombarda che pur essendo molto indietro sull’impiantistica e non avendo uno stadio olimpico, potrebbe guardare a Torino e fare un’alleanza con la città che ha ospitato con successo i Giochi invernali 2006 ed ha esperienza di organizzazione. « L’agenda 2020 del Cio - osserva Malagò - consente molta elasticità, flessibilità. Se penso anche che per Roma 2024 avevamo coinvolto Milano, Palermo, Venezia, Cagliari, Udine, Bologna ed altre realtà... Per fortuna ora grazie a Milano siamo immediatamente tornati in grande considerazione a Losanna, ma l’occasione sprecata è stata davvero un clamoroso errore che rischia di pregiudicare le prospettive per i prossimi 11 anni». Il 9 giugno un gruppo di lavoro presenterà le prime conclusioni al presidente Bach sull’opportunità o meno di tenere aperta l’edizione 2028: solo così l’Italia - che ospi- tando la Sessione per regolamento non si potrà candidare almeno fino a settembre 2019 - può sperare ancora di coltivare qualche speranza. « C’è stata un’identità di vedute e complicità uniche, questo è un esempio da manuale di cosa significhi organizzare un evento in Italia» chiosa Malagò, mentre i due ispettori dell’esecutivo Cio, salutano incantati: «Lavorando insieme avete dimostrato di avere enormi potenzialità, siamo felici di portare qui la grande famiglia olimpica. Milano sarà una forte emozione». Sia il sindaco che il presidente della Regione saranno a Lima il 17 settembre per l’investitura formale di Milano, città unica candidata della sessione 2019.
IN PERU’ «Andrò a fare esperienza» dice il sindaco che ammette: «Un’Olimpiade è molto più facile dell’Expo, lo sport attrae molto di più». Un biglietto da visita, questo della compattezza meneghina, che il Cio ha sottolineato nel corso della due giorni di visita alle strutture che ospiteranno nel settembre 2019 l’Esecutivo (7-9) e i lavori della Sessione (10-13), per un totale presenze pari a 10.000 notti. E’ la settima volta che la Sessione si svolge in Italia: dunque tutti gli occhi del mondo saranno su Milano. Sarà questa la miglior vetrina per le aspirazioni olimpiche: «Siamo realisti» afferma Malagò che dà la parola a Sala: «Milano ha dimostrato grandi capacità organizzative, e possiamo vincere sul fronte della territorialità». Maroni prenota il lago di Varese per il canottaggio e la canoa, e Malagò pensa al gran finale a casa Armani. «Ah, trovate un altro paese per l’eleganza...»