Everest, altre 4 vittime Sono soffocate in tenda
Forse uccisi dal monossido di carbonio. Ma non è chiaro se fossero lì da tempo
Forse uccisi dal monossido di carbonio, a ottomila metri. Ci sono altre 4 vittime sull’Everest, ma non è ancora chiaro che cosa ha provocato la morte dei quattro alpinisti scoperti in una tenda nel campo 4 (Colel Sud, 7950 m) dai soccorritori che erano alla ricerca del corpo dello slovacco Vladimir Strba, scomparso nel weekend scorso sulla montagna più alta del mondo. I morti in questa stagione primaverile sono saliti a 10, anche se non è ancora chiaro se le 4 vittime facessero parte di una spedizione recente o invece membri dispersi di tentativi degli anni scorsi. A ieri sera non risultavano dispersi nei gruppi impegnati nella salita alla vetta. MISTERO «Non sappiamo ancora chi sono, né esattamente come sono morti» ha dichiarato Mingma Sherpa, direttore di Seven Summit Trek, agenzia con sede a Katmandu. Ma secondo l’esperto statunitense dell’Everest, Alan Arnette, i quattro (due alpinisti e due guide) dovrebbero essere stati uccisi dal monossido di carbonio sprigionato dalla stufetta accesa nella tenda chiusa, segnale di grave inesperienza. «Non è solo triste, è da irresponsabili – ha scritto Arnette sul suo blog -. Si paga una guida, ma gli alpinisti dovrebbero essere un minimo autosufficienti, avere una minima conoscenza di base. Allo stesso tempo le guide non hanno fatto il loro lavoro».
SCONTI Diversi esperti hanno denunciato negli ultimi giorni il fenomeno dei «saldi» nelle spedizioni sull’Everest. Permessi e «scalate tutto compreso» a prezzo d’occasione offerti da società che non hanno esperienza e che mettono a rischio la vita dei clienti. Negli ultimi anni diverse agenzie basate a Katmandu hanno cominciato a ridurre drasticamente il listino praticato dai concorrenti stranieri che finora avevano in mano la maggioranza del mercato. Il Nepal ha rilasciato 373 permessi per questa stagione primaverile, altri 136 sono stati accordati dal versante tibetano, la parete nord dell’Everest. Sono 382 gli alpinisti già giunti in vetta dal Versante Sud, altri 120 hanno raggiunto la vetta da quello Nord. E un alpinista sudafricano, Ryan Sean Davy, è stato in carcere 6 giorni e sarà processato dopo aver tentato la vetta senza avere pagato il permesso. Quattro alpinisti erano morti nello scorso fine settimana, a fine aprile era stato l’alpinista elvetico Ueli Steck a trovare la morte in una scalata sul monte Nuptse, di fronte all’Everest. Un nepalese di 85 anni, Min Bahadur Sherchan, che voleva diventare il più vecchio alpinista a conquistare la vetta, aveva perso la vita a metà maggio in un campo base.