Brescia e Recco, voglia d’Europa
1Del Lungo: «Come un assaggio di Mondiali». Tempesti: «Ma non siamo strafavoriti»
Come la Juve mai sazia, impegnata ad aggiornare i record. Dopo aver agguantato la Coppa Italia e il 12° scudetto di fila, la Pro Recco va all’attacco del triplete. Il suo Buffon si chiama Tempesti: «Fu dura, un anno fa, restare a casa in seguito al distacco della retina. La squadra ebbe pochissimo tempo per gestire l’emergenza e mi porto ancora dentro quell’amarezza» racconta Stefano alla vigilia della nuova spedizione europea. Allora arrivò la bruciante sconfitta ai rigori in semifinale contro lo Jug, poi campione. La formazione di Vujasinovic è giunta a Budapest con la credenziale di 10 successi su 10 nella fase preliminare e debutterà domani contro la vincente del quarto tra lo stesso Jug e l’Olympiacos, le finaliste 2016. Stasera, invece toccherà al Brescia che deve superare lo scoglio Eger e s’affida a Marco Del Lungo, erede di Tempesti nel Settebello: «A differenza del Recco, il nostro cammino è stato sofferto. Però abbiamo meritato pienamente la qualificazione: se i due pareggi rocamboleschi con l’Osc si fossero trasformati in vittorie, tutto sarebbe stato più agevole», sottolinea il numero 1 dei lombardi, un anno fa trionfatori in Euro Cup e mai vittoriosi in Champions.
PER IL RISCATTO Le mani di Stefano e quelle di Marco, entrambi bronzo ai Giochi di Rio, s’allungano verso un trofeo che sarebbe un tonico per la nostra pallanuoto: nelle altre coppe, maschili e femminili, quest’anno siamo rimasti a secco. Del Lungo e compagni hanno pure uno stimolo in più: smaltire la delusione per il fresco k.o. in campionato. «Troppi errori in difesa, il Recco non te li perdona. La chiave è stata quella. Nella stagione regolare e anche in Coppa Italia, contro di loro, era andata diversamente. Se torniamo a difendere come si deve, possiamo giocarcela contro chiunque. Quanto all’Eger, ha fior di giocatori: Cuk, Hosnyanszky, Harai, Erdelyi. E Mitrovic, uno dei portieri che stimo di più» osserva il ventisettenne civitavecchiese. Soddisfatto intanto del rendimento personale: «Avendo più spazio in Nazionale, ho accumulato esperienza in condizioni di stress. Ma i bilanci definitivi vorrei farli a fine estate, dopo la World League e i Mondiali. In questa Final Six ci sarà un’atmosfera magica, Budapest è la capitale della pallanuoto e questo sarà un assaggio di quel che troveremo a luglio. Una bolgia». Poi, Del Lungo si concentrerà su un altro evento speciale: il 2 settembre, a Roma, sposerà Alessandra.
PRUDENZA La Pro Recco si è allenata in questi giorni a Belgrado con il Partizan e con la Serbia. Vujasinovic può contare pure sui formidabili stranieri di Coppa ( Pijetlovic, Filipovic, Molina) ma Tempesti vola basso: «Chi dice che siamo strafavoriti, si sbaglia. È un torneo di altissimo livello, una parata di stelle, e non saprei chi scegliere come avversaria di semifinale. Olympiacos o Jug non fa differenza. Anche il fatto di riposare un giorno in più rappresenta un vantaggio relativo, perché in realtà chi gioca anche i quarti “carbura” subito» spiega il trentasettenne pratese che ha messo radici in Liguria e a marzo ha fatto i conti con un altro serio infortunio ( frattura al pollice destro), rientrando il 22 aprile per il record di vittorie consecutive in A-1 (73). A margine della Final Six, inevitabilmente, si discuterà del fronte comune che la pallanuoto europea sta facendo nei confronti della Fina, intenzionata a modificare alcune regole sostanziali (campo più piccolo, rose ridotte, possesso palla più breve). «Mi aggiungo a quanti ritengono che non sia questa la soluzione per far crescere il nostro sport. Bisognerebbe semplicemente vendere meglio il prodotto» avverte Tempesti. Che è l’unico sempre presente negli ultimi 12 scudetti recchesi e sarà il testimonial del 10° Habawaba (dal 25 giugno), il colossale festival giovanile di Lignano Sabbiadoro ideato da Gabriele Pomilio, l’ex dirigente azzurro scomparso lunedì. «Di lui ricordo la lungimiranza, la creatività e soprattutto l’ineguagliabile ironia: sdrammatizzava su tutto. Ha guidato la pallanuoto italiana verso il semiprofessionismo, lo vedevo sempre come un grande saggio. E quando ero agli esordi in Nazionale, mi spronava con convinzione. Vorrei tornare da Budapest con qualcosa di prezioso da dedicargli».