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Palacio saluta: è l’ultima volta in nerazzurro Zero vittorie, ma quel gol di tacco nel derby...

1Il «Trenza» giocherà domenica contro l’Udinese e darà l’addio al Meazza. Cerca il primo gol in campionato

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«Se Zanetti mi taglia il codino, lo ammazzo». Eravamo a fine maggio 2012 e Rodrigo Palacio era virtualmen­te un giocatore dell’Inter. La trattativa con il Genoa aveva prodotto la fumata bianca e il d.s. nerazzurro dell’epoca, Marco Branca, lo aveva anticipato: «Rodrigo è un giocatore dell’Inter, verrà presentato più avanti». Quella battuta che può sembrare infelice tale non era. Palacio ha sempre avuto un ottimo rapporto con Javier. E sempre lo avrà. Solo che pensare di met- ter le mani sulla «trenza» sarebbe stato come mutilare una parte della sua anima.

STORIA QUINQUENNA­LE Cinque anni ed ecco il finale della storia di Rodri con l’Inter. Domenica sera contro l’Udinese si chiuderà una parentesi di passione e di cuore. L’argentino verrà salutato dalla Nord e da tutto lo stadio con piacere. Non ha sollevato trofei, è vero, ma il periodo è stato angusto per tutto il mondo nerazzurro. In questo lustro il massimo è stato arrivare quarti in campionato, due volte in semifinale di Coppa Italia e agli ottavi di Europa League. Poco per un grande club e per un grande profession­ista come Palacio. Eppure i ricordi positivi ci sono. Eccome. Uno su tutti, quel colpo di tacco che ha deciso un derby di Milano della stagione 2013-14. Il 22 dicembre 2013 Rodrigo fece un regalo grosso così ai tifosi interisti girando di tacco alle spalle di Abbiati il pallone che avrebbe deciso quella partita a pochi minuti dalla fine. Era l’Inter di Mazzarri, era l’Inter di Jonathan, Rolando e Taider, era l’Inter di Erick Thohir, che alla fine arrivò quinta. In tre anni è cambiato molto, quasi tutto, anche la classifica. Non in meglio. Rodrigo è rimasto lo stesso: silenzioso e ascoltato. Un paradosso. Ma è così.

CACCIA AL GOL Giocando domenica arriverà a 169 partite con la maglia dell’Inter raggiungen­do Enrico Candiani e Cristian Chivu; se dovesse segnare un gol aggancereb­be lo stesso Candiani e Ronaldo a quota 59 reti. E sarebbe anche un centro simbolico visto che quest’anno non ha ancora fatto gol in Serie A. Ha lasciato il segno in Coppa Italia (l’ultimo in ordine cronologic­o, il 17 gennaio scorso contro il Bologna) e in Europa League. Sarà curioso vedere come affronterà l’emozione, lui che è schivo e riservato di natura. Lui che ha già inquadrato il futuro dell’Inter nella figura di Andrea Pinamonti. Quando Rodrigo arrivò al Genoa, rifiutò la maglia numero 22 in segno di rispetto per Diego Milito. «Il mio soprannome era la Joya, il gioiello, spero di essere all’altezza anche in Italia. L’importante è far bene con la squadra e far divertire il pubblico». Così era e così sarà Rodrigo.

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GETTY Rodrigo Palacio, 35 anni

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