La Gazzetta dello Sport

TOUR, VOLATA SULLE ALPI E NELLA STORIA

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Quanto alto è «troppo alto»? Nel 1910, il Tour scopre il Tourmalet nei Pirenei, e Octave Lapize definisce «assassini» gli organizzat­ori. L’anno successivo, la sfida sale ancora, ed ecco il Galibier, nelle Alpi: 2642 metri, la vetta più alta di sempre nella corsa francese, Souvenir Henri Desgrange, a ricordo del fondatore del Tour che lo scoprì. In cima c’è un monumento. «Non ho mai visto niente di simile», dice il francese Georget, primo a transitarv­i il 10 luglio: ci mise 2 ore e 38 minuti. Era una mulattiera, percorsa da eserciti di conquista e, nell’Ottocento, da contrabban­dieri che guadagnava­no sulla differenza del prezzo del sale tra Francia e Savoia. Oggi il Galibier viene affrontato per la 60a volta: l’ultima nel 2011, primo Andy Schleck. Quel giorno, tra gli uomini di classifica che sono in gara, lo scalarono soltanto Contador e Uran: Aru era ancora dilettante. Il versante da Saint-Michel de Maurienne è lo stesso che lanciò Marco Pantani nel 1998 nell’impresa più sconvolgen­te degli ultimi vent’anni. Partì a 4 km dalla vetta e, in 47 km, fino all’arrivo di Les Deux Alpes, rifilò quasi 9’ a Ullrich. Maglia gialla, ultima doppietta Giro-Tour.

Domani, poi, c’è il primo arrivo in salita sull’Izoard, con quel paesaggio desertico a 2360 metri di quota ancora più surreale e ultraterre­no del «lunare» Mont Ventoux. La Casse Deserte, con i suoi pinnacoli color seppia, vecchi 40 milioni di anni. Per Jacques Goddet, mitico direttore del Tour, si trattava di una «nuova versione dell’inferno». Prima volta nel 1922, l’ultima nel 2014, con Nibali in maglia gialla. Izoard vuol dire soprattutt­o Gino Bartali (1938, il primo trionfo, e 1948, nel giorno dell’attentato a Togliatti) e Fausto Coppi: è una delle cinque cime della Cuneo-Pinerolo del Giro 1949. Insieme, Fausto e Gino, al Tour 1949, 1° e 2° in cima. Quasi extraterre­stri, in un paesaggio non umano.

Questo è il palcosceni­co sul quale salgono, con il rispetto della storia, la maglia gialla Froome, Aru, Bardet e Uran: i primi quattro della generale in appena 29”. Mai successo dal 1903. Una volata sulle Alpi più nobili. E se i distacchi dovessero restare ancora così stretti, ecco la cronometro di sabato a Marsiglia. Il Tour ha cambiato pelle rispetto al passato, ha preso spunto dal Giro (che ha il percorso più bello e vario di tutte le grandi corse) e si ritrova con un equilibrio che ha spinto alle stelle gli ascolti televisivi. Un equilibrio che aveva contraddis­tinto anche il Giro 100, aperto sino alla cronometro finale da Monza al Duomo di Milano. Frutto di un ciclismo in cui il livello medio è sempre più alto, le squadre sempre più profession­ali e organizzat­e, i dettagli sempre più affinati. E il pubblico ringrazia.

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LUCA GIALANELLA

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