Il summit sulla Libia «Sì al cessate il fuoco Elezioni a primavera»
Serraj-Haftar al vertice voluto da Macron a Parigi Smacco per l’Italia, Gentiloni oggi riceve il leader di Tripoli
Alla fine l’immagine della stretta di mano tra Fayez al Serraj e Khalifa Haftar nel castello di La Celle SaintCloud, alle porte di Parigi, segna un bel punto a favore del regista del summit, il presidente francese Emmanuel Macron. Che ha fortemente voluto far incontrare il presidente del Consiglio presidenziale di Tripoli e il comandante dell’Esercito nazionale libico. Una mossa che dicerto non farà male al neopresidente che ha già perso popolarità nei sondaggi (meno 10 punti in un mese, crollando dal 64 al 54%). Il capo dell’Eliseo ha dato fin da subito all’incontro tra i signori della Libia — l’uomo sostenuto dalle Nazioni Unite e il capo della Cirenaica — un’impronta francese anziché europea. Salvo poi voler precisare: «L’iniziativa costituisce il prolungamento degli sforzi internazionali che sono stati condotti finora dall’Unione europea, l’Unione africana, ma anche dai Paesi della regione». Ma che cosa sancisce questa stretta di mano tra i due leader antagonisti della Libia? Prima di tutto la tregua e poi lo svolgimento di ele- zioni, la prossima primavera, sotto la supervisione dell’Onu. Così si legge nella bozza di dichiarazione congiunta: «Ci impegniamo a un cessate il fuoco e ad astenerci da ogni ricorso alla forza armata per tutto ciò che non riguardi la lotta al terrorismo».
INTERESSI Il lavoro diplomatico per la stabilizzazione politica della regione ha visto l’Italia in prima linea, per gli interessi economici connessi al petrolio (in Libia si trovano le riserve più grandi di tutta l’Africa) e soprattutto per l’urgenza di dover fermare il caos che facilita nel nostro Paese l’arrivo di migliaia di migranti. E per questo la mossa di Parigi è stata letta da più parti come un tentativo di scavalcare Roma. In ogni caso, Macron si è mostrato parecchio soddisfatto dopo l’accordo definito «storico» per il futuro del Paese sprofondato nel caos dopo l’intervento di sei anni fa dell’ex presidente Sarkozy contro il regime dell’ex colonnello Gheddafi. «La causa della pace in Libia — ha detto — ha fatto un grande progresso». Tentando di correggere il tiro sul ruolo dell’Italia, Macron ha poi ringraziato Gentiloni (oggi a Roma incontrerà al Serraj) che per la causa «si è molto adoperato e con il quale abbiamo parlato molto in preparazione della dichiarazione odierna». In Italia non sono mancate le polemiche: «Oggi abbiamo preso un altro schiaffo da Parigi. Dopo i respingimenti a Ventimiglia, l’ennesima beffa ai danni del nostro Paese», hanno tuonato i Cinquestelle. Intanto, sul fronte dell’emergenza mi- PRESIDENTE DELLA FRANCIA
granti, dopo il monito di Mattarella, si è mosso il presidente della Commissione europea Juncker che in una lettera a Gentiloni ha annunciato l’attivazione di una task force. Tra le misure promesse, fino a 100 milioni di euro per la legge Minniti e il dispiegamento di 500 esperti dalle Guardie di frontiera Ue per assicurare ripatri più veloci.