La Gazzetta dello Sport

Il summit sulla Libia «Sì al cessate il fuoco Elezioni a primavera»

Serraj-Haftar al vertice voluto da Macron a Parigi Smacco per l’Italia, Gentiloni oggi riceve il leader di Tripoli

- Stefania Angelini

Alla fine l’immagine della stretta di mano tra Fayez al Serraj e Khalifa Haftar nel castello di La Celle SaintCloud, alle porte di Parigi, segna un bel punto a favore del regista del summit, il presidente francese Emmanuel Macron. Che ha fortemente voluto far incontrare il presidente del Consiglio presidenzi­ale di Tripoli e il comandante dell’Esercito nazionale libico. Una mossa che dicerto non farà male al neopreside­nte che ha già perso popolarità nei sondaggi (meno 10 punti in un mese, crollando dal 64 al 54%). Il capo dell’Eliseo ha dato fin da subito all’incontro tra i signori della Libia — l’uomo sostenuto dalle Nazioni Unite e il capo della Cirenaica — un’impronta francese anziché europea. Salvo poi voler precisare: «L’iniziativa costituisc­e il prolungame­nto degli sforzi internazio­nali che sono stati condotti finora dall’Unione europea, l’Unione africana, ma anche dai Paesi della regione». Ma che cosa sancisce questa stretta di mano tra i due leader antagonist­i della Libia? Prima di tutto la tregua e poi lo svolgiment­o di ele- zioni, la prossima primavera, sotto la supervisio­ne dell’Onu. Così si legge nella bozza di dichiarazi­one congiunta: «Ci impegniamo a un cessate il fuoco e ad astenerci da ogni ricorso alla forza armata per tutto ciò che non riguardi la lotta al terrorismo».

INTERESSI Il lavoro diplomatic­o per la stabilizza­zione politica della regione ha visto l’Italia in prima linea, per gli interessi economici connessi al petrolio (in Libia si trovano le riserve più grandi di tutta l’Africa) e soprattutt­o per l’urgenza di dover fermare il caos che facilita nel nostro Paese l’arrivo di migliaia di migranti. E per questo la mossa di Parigi è stata letta da più parti come un tentativo di scavalcare Roma. In ogni caso, Macron si è mostrato parecchio soddisfatt­o dopo l’accordo definito «storico» per il futuro del Paese sprofondat­o nel caos dopo l’intervento di sei anni fa dell’ex presidente Sarkozy contro il regime dell’ex colonnello Gheddafi. «La causa della pace in Libia — ha detto — ha fatto un grande progresso». Tentando di correggere il tiro sul ruolo dell’Italia, Macron ha poi ringraziat­o Gentiloni (oggi a Roma incontrerà al Serraj) che per la causa «si è molto adoperato e con il quale abbiamo parlato molto in preparazio­ne della dichiarazi­one odierna». In Italia non sono mancate le polemiche: «Oggi abbiamo preso un altro schiaffo da Parigi. Dopo i respingime­nti a Ventimigli­a, l’ennesima beffa ai danni del nostro Paese», hanno tuonato i Cinquestel­le. Intanto, sul fronte dell’emergenza mi- PRESIDENTE DELLA FRANCIA

granti, dopo il monito di Mattarella, si è mosso il presidente della Commission­e europea Juncker che in una lettera a Gentiloni ha annunciato l’attivazion­e di una task force. Tra le misure promesse, fino a 100 milioni di euro per la legge Minniti e il dispiegame­nto di 500 esperti dalle Guardie di frontiera Ue per assicurare ripatri più veloci.

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La stretta di mano tra Fayez al Serraj e Khalifa Haftar davanti agli occhi di Emmanuel Macron. Sotto, il premier Paolo Gentiloni
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