Il centrocampo non va Joao Mario è lento e perde troppi palloni
1L’Inter non riesce mai a costruire la manovra dalla difesa e il portoghese, da trequartista, non regala idee illuminanti
Alla radice dei problemi, come dei successi, c’è soprattutto un reparto: il centrocampo. Sarà banale dirlo, e ripeterlo, ma quando lì in mezzo il meccanismo funziona tutta la squadra ne trae beneficio; quando, invece, com’è accaduto all’Inter a Crotone, il motore è inceppato, la manovra ne risente, risulta lenta e prevedibile. Il terzetto schierato in partenza da Spalletti vede Borja Valero e Gagliardini mediani, e Joao Mario in posizione di guastatore tra le linee nemiche. L’idea c’è, ma purtroppo per i nerazzurri non trova applicazione sul campo. Impacciata in fase di ripartenza rapida e di costruzione ragionata, la squadra di Spalletti non riesce nemmeno a trovare collaborazione sugli esterni (di solito, è uno sfogo che si utilizza quando in mezzo c’è troppo traffico). Le difficoltà in zona offensiva sono figlie di queste insicurezze: il pallone, se viaggia lungo linee estremamente prevedibili, arriva con fatica dalle parti di Icardi. Inoltre, dovendo fare uno sforzo tremendo per disegnare un’azione pericolosa e spendendo molte energie fisiche, quando poi si perde il possesso, i giocatori non sono perfettamente posizionati, e così anche la difesa finisce per boccheggiare favorendo i rapidi capovolgimenti di fronte degli avversari. Spalletti dovrà lavorare per trovare un maggiore equilibrio nel reparto centrale e per far sì che il pallone scorra veloce, mentre i suoi giocatori si muovono alla ricerca dello spazio di smarcamento.
SOLUZIONI Che Borja Valero sia il cervello della squadra è assodato. Ha piedi dolci e idee illuminate, ma i compagni devono seguirlo, altrimenti è notte fonda. Quando lo spagnolo deve impostare, ha bisogno di almeno tre soluzioni di passaggio: una verticale sulla punta o sul trequartista, una «corta» sull’altro mediano, una sull’esterno. Se tutte queste strade sono bloccate, dove si va? Sono addirittura 107 i tocchi di Borja Valero, a testimonianza del fatto che tocca a lui far girare il motore: 7 lanci positivi, 3 contrasti e 7 recuperi. Ma quanta fatica per trovare la giocata corretta! Alla lunga l’esagerato possesso palla dei nerazzurri (67,7 per cento) a che cosa porta? Raramente, tra le linee fitte del Crotone si vedono maglie dell’Inter: Candreva resta largo e non «taglia» (come Perisic, del resto), e Joao Mario non riesce mai a intervenire con i giusti tempi.
PERCORSO Il portoghese, più a suo agio quando non gioca con le spalle rivolte alla porta avversaria, partecipa alla manovra (61 tocchi), ma è troppo impreciso: 17 palloni persi. Gli manca il passaggio di rifinitura, la pennellata decisiva, il tocco con il quale spedire in area i compagni. E nemmeno Gagliardini, pur partendo da una posizione più arretrata, dà una mano in fase di costruzione: 12 palle perse. Ovvio che, stando così le cose, e pur mantenendosi molta «corta» (35,1 metri), l’Inter sia destinata ad avere un baricentro «basso» (49,8 metri). E altrettanto basso è l’atteggiamento sul recupero del pallone, alla faccia di chi (Spalletti per primo) predica il pressing alto per ribaltare in un amen l’azione. Dopo 4 partite di campionato, e nonostante le 4 vittorie, è necessario che l’allenatore intervenga per registrare i meccanismi del centrocampo. Sistemati questi difetti, il percorso sarà in discesa.