LA FERRARI E IL GIRAMENTO... TERAPEUTICO
Alla fine, si è rivelato terapeutico quel «giramento di balle» lamentato in mondovisione dal presidente Sergio Marchionne subito dopo il gran premio di Monza. Magari non raccomandato nel galateo di monsignor Della Casa, ma efficace visto che a quindici giorni di distanza la Ferrari sembra essere tornata dove l’avevamo lasciata: in piena corsa per il Mondiale con Sebastian Vettel e con un grado di competitività all’altezza di quello visto a Montecarlo e Budapest.
Oggi, alle ore 14, il buio di Singapore potrebbe essere squarciato da un lampo rosso dal doppio impatto sul campionato: quinta vittoria stagionale per il tedesco (non gli succede dal 2013, quando con la Red Bull a fine stagione ne contò 13) e soprattutto ri-sorpasso su Lewis Hamilton che negli ultimi due GP (Spa e Italia) è stato implacabile. Certo, che a Singapore il tedesco corra un po’ come nel salotto di casa e che il tracciato ad alto carico aerodinamico si adatti particolarmente alla rossa si sapeva già. Ma in Formula 1 le variabili (umane e tecniche) di cui tenere conto nella messa a punto della macchina sono talmente tante che una bella prestazione è quasi come un’equazione risolta. Per questo, la pole di ieri di Vettel ha qualcosa di straordinario. Arriva dopo un venerdì nero: il traffico nel giro buono, quella sbavatura sulle barriere, il confronto perso con le Mercedes a parità di mescola, un assetto sbagliato. Ci si aspettava una marcia trionfale nel sud-est asiatico, si stava profilando tutt’altro. Ma la Ferrari non si è disunita e fedele al mantra del team principal Maurizio Arrivabene («testa bassa e lavorare») ha davvero sgobbato e in una sola notte (tra box e simulatore con Charles Leclerc) è riuscita a rivoltare come un calzino la SF70H e a riconsegnarla a Vettel all’altezza dell’impresa.
Non sarà facile per il tedesco, ritrovarsi al via con quei cagnacci di Max Verstappen e Daniel Ricciardo pronti a mordere. Hanno motori freschi su una Red Bull che ricalca molto l’aerodinamica della Ferrari e non è lontana sul piano delle prestazioni. Kimi Raikkonen è troppo lontano per sperare che possa proteggerne la fuga, ma di buono c’è che Lewis Hamilton è ancora più indietro. L’inglese sarà spettatore interessato della bagarre e magari punterà a limitare i danni. Ma la certezza per chi lavora a Maranello e per i tifosi della rossa è che quanto costruito nella prima parte della stagione non è andato perso in due gare. Il resto sarà, come sempre nelle corse, frutto del coraggio dei piloti, della strategia e della fortuna. Crediamoci.