Rooney ritorna a Old Trafford Un tributo tra le difficoltà
Le parole di José Mourinho sono il miglior tributo ai 13 anni vissuti da Wayne Rooney alla corte del Manchester United e al suo primo ritorno da ex all’Old Trafford, il teatro dove il sogno di uno degli ultimi prodotti di calcio da strada è diventato realtà: «Mi auguro che riceva il tributo che merita. Rooney non è solo il miglior marcatore della storia dello United: è uno dei giocatori più importanti di sempre».
RICORDI Il portoghese ha detto molto con 48 ore di anticipo, ma non poteva raccontare ovviamente tutto. Non poteva certo mettersi a fare il contabile e ricordare i 253 gol complessivi del centravanti di Liverpool in 559 partite, i successi di squadra – 5 Premier, 1 Champions, 1 Mondiale per club, 1 Europa League, 4 Coppe di Lega, 1 Fa Cup, 6 Community Shield – e quelli personali, gli stipendi da favola che hanno fatto di Rooney il calciatore inglese più ricco del pianeta. Non poteva neppure accennare al trasferimento ai cugini del City sfumato nell’autunno del 2010 per la rivolta dei tifosi e neppure agli scontri memorabili con un’altra leggenda dei Red Devils, Sir Alex Ferguson.
ATTUALITA’ Oggi è il giorno dei buoni sentimenti, anche se l’Everton e Rooney arrivano con il magone alla sfida. Lo 0-3 incassato con l’Atalanta ha dato un ulteriore colpo di piccone a un club partito tra squilli di tromba come aspirante settima potenza della Premier. Ronald Koeman ha ammesso di essere il principale responsabile dei recenti disastri, ma anche Rooney ha colpe non trascurabili. Le vicende private – l’arresto in guida di stato di ebbrezza, la presenza di una modella al suo fianco al momento del fermo, la fuga di qualche giorno della moglie, l’invito della stessa Coleen a staccare la spina dal calcio per salvare il matrimonio – hanno lasciato il segno. Rooney doveva essere il simbolo del nuovo Everton e, dopo un avvio incoraggiante, ha segnato il passo. I problemi di alcol sono tornati d’attualità: se la moglie gli ha detto di piantarla di bere, significa che la faccenda è seria. Ed è forse questa la chiave delle ultime stagioni in penombra del centravanti. Wayne ha salutato lo United e, a ruota, la nazionale. Una discesa precoce, all’età di 31 anni. Forse per questo, oltre che per ragioni affettive, è tornato all’Everton: lo United stava diventando troppo grande per lui.