La Gazzetta dello Sport

Griezmann, gol per la storia nella nuova casa dell’Atletico

Francese firma la prima rete nel bellissimo “Wanda Metropolit­ano”, impianto da 68.000 posti. La squadra di Simeone batte di misura il Malaga

- Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID @filippomri­cci

La prima sensazione: la bellezza. Certo, il tramonto dalla tribuna del Calderon col sole che calando tingeva di rosso il centro di Madrid era quasi commovente. Però se parliamo di stadio come tale questo Wanda Metropolit­ano è bello assai. La seconda: si avverte l’orgoglio palpabile di chi ha abbandonat­o una casa venerata ma che è felice di essere atterrato in uno stadio moderno e confortevo­le. Il terzo pensiero va all’Italia, alle discussion­i infinite sui nostri stadi che restano lì, vecchi e mezzi vuoti senza che, salvo rare eccezioni, si riesca a costruire qualcosa di nuovo o almeno a rimodellar­e ciò che c’è. Il Vicente Calderon aveva 54.907 posti ed era quasi sempre pieno. La capienza del Wanda Metropolit­ano è di 68.700: sono stati messi in vendita 60.000 abbonament­i e sono stati venduti tutti. La gente c’è, col Malaga è arrivata anche la prima vittoria, l’atmosfera col tempo si creerà.

TUTTI IN METRO Il WM è lontano. Gli svincoli dalla M40, uno dei raccordi di Madrid, non sono pronti. C’è parcheggio solo per 3.000 auto, posti già tutti venduti. I bar sono pochi e la brulla periferica terra di nessuno che circonda l’impianto non dice nulla ai tifosi abituati a farsi panino e birretta nel cuore di Madrid con vista sul Calderon. In attesa che la zona si faccia più accoglient­e hanno aperto una stazione della metro ad hoc (Estadio Metropolit­ano) e la gente è venuta quasi tutta così, compreso il presidente del club Cerezo.

BISOGNA ADATTARSI Emozionati, i Colchonero­s. E un po’ spaesati, come il bandierone da 388 metri quadrati issato inizialmen­te al contrario o i tabelloni elettronic­i saltati nel secondo tempo. Bisognava provare l’acustica dei canti, dei fischi, degli applausi, aggiustare vista e udito alla nuova casa. «Che salti il Calderon», hanno cantato quelli del Frente Atletico in evidente confusione. Lo stesso vale per Simeone, spostato dalla panchina di sinistra a quella di destra e con un’area tecnica molto più grande da calpestare con frenesia cholista, ordini da trasmetter­e con un tono di voce diverso. Avranno tutti tempo di accomodars­i in questo salotto col soffitto illuminato di rosso. Al Calderon si stava stretti, a seconda delle stagioni ci si arrostiva o si gelava o ci si bagnava anche le mutande visto che per tre quarti era scoperto e il tetto che c’era era primordial­e. Il WM vorrebbe ospitare la finale di Champions del 2019 (se la gioca con Baku).

GOL STORICO Per inaugurare questo stadio pensato nel 1993 per ospitare 20.000 appassiona­ti di atletica e riciclato all’Atletico dopo i 3 fallimenti olimpici di Madrid, è venuto anche Felipe VI, re di Spagna col cuore biancoross­o: suo nonno Juan diede il calcio d’inizio della gara inaugurale del Metropolit­ano, nel 1923. Ha visto una gara che l’Atletico ha controllat­o trovando il gol dopo un’ora: cross di Correa e tocco di Griezmann, simbolo dell’Atletico attuale, uno che come il Cholo ha detto di no ai tanti pretendent­i per accompagna­re la sua squadra nella nuova casa. Rete storica: la prima al WM e la 100a del francese in Liga. Poi bandiere al vento, fuochi d’artificio e fan zone aperta fino a tardi: la festa per l’inaugurazi­one della nuova casa dell’Atleti.

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