Chiamatelo Froome l’insaziabile
Dopo Tour e Vuelta, vuole il Mondiale cronosquadre con Sky: «Sarebbe una magia»
Il Tour e basta. Del team Sky questo si diceva neppure troppo tempo fa. E di Chris Froome, più o meno, la stessa cosa. La stagione tutta concentrata sulla corsa francese e briciole di attenzione lasciate al resto.
TENDENZA Adesso quella storia è il passato. Oggi che cominciano gli otto giorni iridati a Bergen, in Norvegia, viene proprio da pensarlo. Perché il titolo iridato della cronosquadre maschile — che Sky non ha mai vinto — si assegna in cima a una collina. Froome vuole arrivarci dopo aver trascinato i compagni — Doull, Kiryienka, Kwiatkowski, Moscon e Thomas — al titolo. «Mi sento ancora bene — spiega Froome — e mentalmente si tratta di più di una sfida. Dal Tour in poi non sono rimasto a casa praticamente mai. Sarebbe stato più semplice, dopo la Vuelta, dire che ne avevo abbastanza. Ma io sono un corridore. Per me e per la squadra, fare qualcosa che non siamo mai riusciti a realizzare prima è la più grande delle motivazioni».
PRIME VOLTE Sì, perché Froome non è più «soltanto» il re del Tour, dopo che è riuscito nella storica doppietta con la Vuelta. Sì, perché Sky non è «soltanto» la squadra capace di vincere 5 degli ultimi 6 Tour de France. L’anno scorso, con Poels, firmò la Liegi. Quest’anno, con Kwiatkowski, la Milano-Sanremo. I tabù stanno cadendo. Ah, per inciso mercoledì Froome inseguirà anche il titolo individuale della cronometro — lui che è due volte bronzo olimpico della specialità — su un percorso di 31 km sulla carta molto adatto a lui. Ma di questo ci sarà tempo per parlarne.
POLEMICHE Intanto il 32enne britannico — nato in Kenya — è stato al centro dell’attenzione alla vigilia per il servizio che gli ha dedicato «The Times», in cui è apparso nudo in sella alla bicicletta. E le polemiche non sono mancate. Un commentatore televisivo olandese lo aveva giudicato troppo magro, giudicando «non salutare» il messaggio che passava mostrando quella immagine, e la cosa ha provocato la reazione — sempre via twitter — di Michelle Cound. La moglie di Chris, citando il 9,8% di massa grassa di Chris, lo ha definito «perfettamente in linea», prima di sottolineare il sovrappeso del giornalista. I cui chili in più, però, erano anche dovuti a delle terapie anti-cancro: da qui le inevitabili polemiche. Nell’intervista a «The Times», comunque, Froome ha parlato molto di peso e forma fisica. «Quando mi dissero ai test fisiologici che il tasso di massa grassa era 9,8%, mi sorpresi che non fosse più basso. Credo si possa ridurre, ma sarebbe rischioso per il sistema immunitario. Molti sono rimasti sorpresi dal sapere che alla Vuelta pesassi circa un chilo in più che al Tour, tra i 68,5 e i 69 chili. Ma in montagna andavo più forte, i parametri erano migliori».
ATMOSFERA Ai Mondiali dello scorso anno, in Qatar, Froome non c’era. Dunque il paragone non può farlo. Ma certo lo scenario norvegese è completamente diverso per ambiente, panorami e temperature (basti pensare agli svenimenti per il caldo che in Qatar non mancarono). La cerimonia d’apertura ieri era affollata e l’attesa per le gare è alta, anche se l’appeal della cronosquadre iridata non è altissimo. Anzi in calo — il nuovo esperimento è cominciato nel 2012 — a cominciare dalla partecipazione delle squadre stesse. Di sicuro oggi al via non ci sarà Peter Sagan: il 27enne slovacco domenica prossima andrà a caccia di un tris iridato consecutivo mai riuscito a nessuno, ma in un primo momento aveva aperto alla possibilità di rodarsi nella cronosquadre assieme ai compagni della Bora-Hansgrohe. Solo che Peter è tornato un po’ costipato dalla recente trasferta canadese e si è preferito evitare ogni rischio.
SFIDA La sfida oggi di FroomeSky è tutt’altro che facile. Nelle cinque edizioni precedenti, i titoli se li sono spartiti Quick Step (3) e Bmc (2), che pure stavolta coltivano la massima ambizione. Non è male neppure il sestetto della Sunweb guidato dal re del Giro d’Italia Tom Dumoulin. E sorprese non sono da escludere, su un percorso ritenuto da tutti molto impegnativo. Ma su quella collina dell’arrivo Froome vuole proprio piantare un’altra bandiera. L’ennesima.