La Gazzetta dello Sport

Roma, la doppia sfida di Florenzi

Buio dell’infortunio alla rinascita. «In gialloross­o non mi pongo limiti. E voglio tornare in Nazionale»

- Massimo Cecchini Davide Stoppini ROMA LUNEDÌ 18 SETTEMBRE 2017

In fondo c’è sempre un filo che ci lega al dolore del passato e alla speranza del futuro. Ulisse l’Eroe partiva e soffriva, Penelope la (presunta) Debole restava e attendeva. Alla fine, se ci pensate, hanno vinto (e perso) entrambi. Per questo probabilme­nte Alessandro Florenzi è stato in qualche modo profetico quando, nei giorni del tormento, ha chiamato sua figlia proprio Penelope. C’era una pazienza da imparare, un tempo dilatato in cui immergere desideri e timori: chi meglio di una bambina alla scoperta del mondo e una moglie innamorata (Ilenia) avrebbero potuto occuparsi di questa sorta di didattica sentimenta­le? Adesso Alessandro è tornato e dice grazie a tutti. Al destino che gli ha ridato un posto da titolare a due anni esatti dallo straordina­rio gol al Barcellona (16 settembre 2015); ai 99 palloni giocati nella prima partita di due giorni fa contro il Verona – nessuno più di lui – che gli ricordano come si possa sempre fare un pizzico meglio; persino a Valoti che, andando lungo disteso sulla sua finta, ha impreziosi­to l’assist del secondo gol gialloross­o.

IL BUIO Tutto bello, quindi? Solo ora, quando il tunnel è finito. Il 26 ottobre 2016 – quando il centro Italia tremava per il terremoto e lui per la paura causata dall’infortunio al ginocchio – e il 14 febbraio, quando la ricaduta faceva ripartire tutto da zero, lo stato d’animo di Florenzi era completame­nte diverso. «I primi momenti non ne potevo più del calcio – ha raccontato –, guardavo solo la partita della Roma allo stadio e poi c’era il buio. Mi dava fastidio, era difficile vedere altri match. Il periodo dell’infortunio, però, l’ho usato per me, nella mia testa, per rendermi ancora più uomo rispetto a quello che ero, mi ha reso più consapevol­e che serve del lavoro per andare avanti. Sono cresciuto come uomo, ma anche come calciatore, perché stando fuori vedi tante cose». Le cose che contano, però, sono altre, e Alessandro lo sa. «Tutto questo va messo in secondo piano, nel senso che se non avessi avuto gli affetti vicino, non sarei riuscito a fare questo. Senza mia moglie e mia figlia non sarei riuscito assolutame­nte a fare tutto quello che ho fatto. Mi hanno aiutato dal primo all’ultimo giorno, mentre nel mondo del calcio CAPITANO DELLA ROMA

chi mi ha aiutato di più è stato Daniele De Rossi».

OBIETTIVO ITALIA Adesso che il filo di Penelope è tornato a ricongiung­ersi col passato, oltre alla Roma c’è la Nazionale che lo attende, anche perché il milanista Conti sarà fuori a lungo per infortunio. «Gli mando un grosso abbraccio – ha detto Alessandro – . Questo è solo un ostacolo verso la carriera fantastica che avrà da calciatore. Certo, ora uno degli obiettivi che ho è il ritorno in azzurro, ma questo passerà dalle mie prestazion­i con la Roma. Abbiamo la possibilit­à di stare in alto, ma dobbiamo pensare che ogni partita sia una finale: il gruppo è solido, i giocatori sono bravi, quindi non dobbiamo porci limiti». Come dire, grazie a Penelope, Ulisse è tornato a casa, e vuole ricomincia­re a regnare.

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MANCINI Alessandro Florenzi, 26, con Di Francesco
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