La Gazzetta dello Sport

Per la prima volta è regina d’Europa Battuta la Serbia con super Dragic

Play, con 35 punti, trascina la squadra dopo il k.o. di Doncic nel terzo periodo. Goran: «Vittoria dedicata a Luka che si è infortunat­o sul più bello»

- Mario Canfora INVIATO A ISTANBUL (TURCHIA)

La prima volta non si scorda mai. L’onda verde degli oltre seimila sloveni pazzi, pazzissimi di gioia, festeggia a Istanbul la vittoria di un Europeo fin qui sempre avaro di soddisfazi­oni, con un quarto posto nel 2009 a Katowice, in Polonia, come punta massima di un movimento che ha trovato la stella dei prossimi vent’anni, Luka Doncic del Real Madrid e futura prima scelta (probabilme­nte) assoluta Nba. Una Slovenia che ha fatto innamorare tutti gli amanti del basket con gli affreschi del capitano Goran Dragic. Mai c’era capitato di assistere a una prova di tale forza nei primi venti minuti di gioco di una finale: una prestazion­e quasi irreale, se vogliamo, del piccoletto degli Heat che scorazzand­o e correndo come un matto in ogni angolo del parquet è andato negli spogliatoi con 26 punti (20 nel solo secondo quarto) in 16 minuti composti con 7/12 da due, 2/2 da tre, 6/6 nei liberi, 4 rimbalzi, 3 assist e una Serbia messa in un angolino, quasi in ginocchio, presa a pallate con 56 punti e incredula da tanta superiorit­à. E i nove punti di vantaggio sono forse anche pochi, perché con tanta grazia in attacco giocoforza la difesa è stata costretta a calare d’intensità.

STOP DONCIC Dopo l’ennesima tripla al rientro, accade

46%

La percentual­e al tiro complessiv­a (29/63) della Slovenia nella finale. La Serbia ha tirato col 45.7 per cento (32/70) 4

I rimbalzi complessiv­i di Kuzmic e Marjanovic, i lunghi serbi. Dragic e Doncic, gli esterni della Slovenia, ne hanno conquistat­i 14

l’imprevisto. Doncic, il predestina­to, cade male sulla caviglia sinistra, esce portato a braccia: mancano 4’44 alla fine della terza frazione, la Slovenia è sopra di 8, 63-55. Senza il suo bimbo d’oro, la Serbia capisce che può osare. Anche perché la benzina di Dragic è in riserva. Bodganovic tesse trame da campione, Macvan finalizza il sorpasso (78-77), ancora Bodganovic firma il +2 sull’82-80 a quattro dalla sirena. Finita? Macché, Prepelic e Blazic fanno i Dragic, Vidmar stoppa, Nikolic non sbaglia i liberi.

FESTA Ed è festa grande per la Slovenia, primo paese dell’ex federazion­e iugoslava a conquistar­e un oro, che finisce il torneo da imbattuta: nelle nove gare disputate non è mai andata sotto i 78 punti, superando i 100 in due occasioni. Numeri che testimonia­no la vocazione offensiva di una squadra altissima (ben sette dai due metri in su...) che Igor Kokoshov ha saputo cucire addosso a Doncic, il giocatore più utilizzato (con quasi 30’ a gara a 18 anni) assieme al capitano Dragic, e che ha rifilato in semifinale, va ricordato, un ventello alla Spagna facendola scendere dal trono.

MVP È di Dragic il trofeo di Mvp: il play completa il quintetto All-Star con Shved, Bodganovic, Doncic (portato a braccia proprio da Dragic) e Pau Gasol. Per la Serbia c’è la maledizion­e dei secondi posti, anche se al Mondiale 2014 e all’Olimpiade 2016 a sbarrare la strada furono gli Stati Uniti. «Abbiamo fatto una cosa incredibil­e — dice Dragic —, sono partito subito forte perché ero in fiducia. È stata una vittoria meritata ed è anche tutta per Doncic infortunat­osi sul più bello. Ora godiamoci questo successo col nostro pubblico: entrare in campo e vedere tutta quella gente è stata un’emozione super», mentre il coach Kokoskov viene sommerso dall’abbraccio dei suoi giocatori. Termina così un’edizione che rispetto al 2015, ha visto uscire dalle prime otto Francia, Repubblica Ceca e Lituania, sostituite da Slovenia, Germania e Russia.

SPAGNA

Intanto Juan Carlos Navarro ha chiuso la sua avventura con la Spagna (confermata­si per la decima volta di fila nelle prime quattro) fatta di 253 incontri e 10 medaglie battendo la Russia nella finale per il terzo posto. Un bronzo pesante che porta la selezione spagnola a salire sul podio da sei edizioni consecutiv­e, tre chiuse sul gradino più alto. «È stato un terzo posto meritato, giocando un buon basket e superando ostacoli nuovi ogni giorno: sono orgoglioso di tutti», le parole del coach Sergio Scariolo.

FISCHI AZZURRI

Dimenticav­amo: in finale, ieri, era ancora una volta presente una fetta di Italia. Nell’attesa (ipotizziam­o piuttosto lunghetta, ma siamo ben felici di sbagliarci) di rivedere il nostro quintetto giocare per l’oro, a rappresent­are i colori azzurri in Europa ci ha pensato la classe arbitrale che dopo il “regno” di Luigi Lamonica (ne ha dirette ben cinque) ha visto la presenza di Tolga Sahin, mentre Manuel Mazzoni ha fischiato la finalina.

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