Golovkin-Alvarez, arrivederci
E’ pari l’atteso Mondiale dei medi, scandaloso il cartellino della giudice Byrd: rivincita?
Poco dopo l’ultimo gong, «Triplo G» si è fatto consegnare le cinture delle quattro sigle, il segno inequivocabile del comando. A chi gli ha chiesto se fosse deluso per il verdetto di parità, che bocciava il suo costante assalto per tutte e dodici le riprese, Gennady Gennadyevich Golovkin le ha messe bene in evidenza e ha detto: «Guardate, queste sono ancora qui nelle mie mani: il campione sono io».
EQUILIBRIO Ma stavolta il suo rivale, Saul «Canelo» Alvarez, non è andato giù come la maggioranza degli avversari (33 su 38) che aveva affrontato. Anzi. Ha resistito in piedi senza patemi alla mitragliata di jab e ad alcuni destri pesanti che sono atterrati sul suo volto adornato da una barbetta rossiccia. Inoltre, nonostante abbia trascorso gran parte del match stretto alle corde, si è difeso con ordine, ha centrato in diverse occasioni la faccia perennemente sorridente di Golovkin e ha mostrato un campionario di colpi degno di un grande pugile. La sfida, che ha riacceso l’entusiasmo dei seguaci della boxe, è finito in parità. Non è stato un verdetto scandaloso, ma forse non premia in modo adeguato gli attacchi senza tregua di Golovkin. Il giudice Dave Moretti è stato il più in linea con ciò che si è visto nei 12 round: 115-113 per il kazako. Don Trella ha benedetto il pari con un equo 114-114. Ma chi ha preso un granchio è Adalaide Byrd e non è la prima volta: 118-110 per Alvarez, come se Canelo avesse dominato. E non è accaduto.
GIORNATA STORTA Per giustificare il suo operato, è intervenuto immediatamente il direttore esecutivo della Commissione Atletica del Nevada, Bob Bennett: «Adalaide è una giudice impeccabile e con tantissima esperienza. Ma come in qualsiasi tipo di business si può incappare in una brutta giornata». Insomma, un’ammissione di colpa, inusuale da queste parti. Golovkin ha stampato 218 cazzotti addosso a Canelo, che ha replicato con 169. Il campione, però, ha messo a segno più pugni in 10 delle 12 riprese: se le statistiche pesano, questa è rilevante. Ma la qualità e la potenza di alcuni montanti di Alvarez hanno probabilmente riequilibrato l’incontro. Era dai tempi di Hagler e De La Hoya che non c’era una simile attesa per un Mondiale dei medi, una delle categorie più attraenti. E nessuno dei ventimila (terzo incasso più ricco al botteghino della storia: oltre trenta milioni di dollari) se n’è andato deluso. Stavolta, niente fischi: solo applausi. Perché è stato un bellissimo match, di livello tecnico molto alto, anche se per ricevere l’upgrade a spettacolare, è mancato un atterramento. Rari gli interventi dell’arbitro per separare i due pugili. Mai una pausa e con un tema ripetitivo: Golovkin a caccia della sua preda senza soste. Aveva iniziato meglio Canelo, ma poi GGG si era impossessato del centro del ring. Al 5° forse il colpo m migliore del kazako: un gancio destro che scuoteva la testa di chi qualche anno fa era stato suo sparring. Un filotto di round centrali sempre uguali e con lo stesso esito. Pur stremato, Alvarez ha avuto il merito di crederci e non arrendersi alla stanchezza. Così, anche incitato dall’angolo, è riuscito a confezionare tre riprese eccellenti: le ultime.
RIVINCITA Entrambi hanno sinceramente pensato di aver vinto. Canelo spiega: «Gli sono stato superiore, capace di rispondere colpo su colpo e di metterlo in seria difficoltà almeno in tre circostanze. So di essermi aggiudicato almeno otto round: questo pareggio è frustrante». Golovkin, diventato padre per la seconda volta di una bambina venerdì della settimana passata, fa un’analisi lucida: «Gli ho messo pressione a ogni ripresa: non sono responsabile dei punteggi». Su una cosa sono d’accordo: grazie al pari, ci sarà un sequel. Perché nessuno dei due aveva mai guadagnato così tanto (16 milioni il messicano, 13 il kazako), anche se cifre non paragonabili a quelle del Mayweather-McGregor. Dice Canelo: «Non ha mica vinto: lo rifacciamo e sarò io a prevalere». Risponde GGG, che arriverebbe a 19 difese (una dal primato di Hopkins): «E’ stato un match vero e drammatico: sono pronto». Appuntamento magari già a dicembre.