La Gazzetta dello Sport

«SINGAPORE? FOSSI UN MAGO, RIFAREI QUELLA PARTENZA»

- di LUIGI PERNA INVIATO A SUZUKA

Non ci crederete, ma anche Kimi Raikkonen ride. Durante l’intervista gli capita più di una volta. Per esempio quando parla del carattere di Sebastian Vettel e lo definisce «very german», molto tedesco, oppure quando rivela di essere combattuto sulla possibilit­à che il figliolett­o Robin segua un giorno la strada di pilota: «Vorrebbe dire che starei qui in giro nel paddock fino a sessant’anni». Dietro all’ironia, in realtà c’è tutta la filosofia del finlandese. Uno che corre per puro piacere e farebbe volentieri a meno del clamore mediatico della F.1. Eppure Kimi, confermato dalla Ferrari per il 2018 e chiamato ad aiutare Seb nei 5 GP che mancano alla fine del Mondiale, conquista i tifosi con il suo carattere strampalat­o e quei messaggi radio agli ingegneri così surreali da risultare esilaranti. Personaggi­o suo malgrado.

Potrà giocare anche lei un ruolo nella lotta per il titolo fra Vettel e Hamilton, come ha fatto finora Bottas sulla Mercedes?

«Non è qualcosa che si può pianificar­e. Darò il meglio in ognuna delle gare che mancano, cercheremo di piazzare due Ferrari davanti a tutti, nella speranza che questo alla fine possa servire alla squadra e a Seb. Ne sarei felice».

Domenica a Sepang avrebbe potuto vincere e togliere punti preziosi a Hamilton, invece la sua macchina si è ammutolita prima del via. Ma anche Montecarlo e l’Ungheria in fondo sono state occasioni perse.

«Non ho rimpianti. Nelle corse, i piccoli dettagli fanno la differenza e possono cambiare il risultato. Ho avuto molte occasioni, ma è sempre andato storto qualcosa. L’importante è continuare a provarci, facendo il massimo. La competizio­ne è altissima e non è facile vincere una gara».

Che cosa la spinge a continuare, visto che aveva parlato di ritirarsi già nel 2015?

«Correre. Il piacere di guidare, la competizio­ne, sono le uniche cose per cui resto ancora in F.1. Non mi interessa quello che ruota attorno. Sento di avere ancora la velocità per conquistar­e dei gran premi e lottare per il titolo».

Il 17 ottobre compirà 38 anni, la stessa età di Valentino Rossi: vede similitudi­ni fra voi?

«Non lo conosco di persona, ma ha certamente molti Mondiali più di me… (risata). Di sicuro, anche lui continua a correre perché ama gareggiare, si diverte e lotta per vincere. Nel mio caso, ogni anno c’è chi tira fuori la solita storia che non ci sarò più la stagione seguente. E’ spiacevole sentire sempre queste voci, ma non vi do peso: la voglia di andare avanti mi viene da dentro».

Che cosa prova nell’essere l’ultimo campione del mondo della Ferrari?

«Sono orgoglioso. Ho vinto un titolo con la rossa nel 2007 e forse avrei potuto vincerne due o tre, consideran­do pure le altre squadre (nel 2003 era alla McLaren e perse il confronto decisivo con Schumacher proprio qui a Suzuka; ndr). Ma la Ferrari è un team speciale, che ha segnato la storia, e reputo un onore farne parte».

Si è mai chiesto perché tanti tifosi nel mondo la amano, nonostante lei non si sforzi di sembrare una rock star come Hamilton?

«Ne sono contento, ma io non corro per piacere agli altri. Lo faccio per la mia felicità. Forse le persone apprezzano il fatto che sono sempre me stesso e non cerco di sembrare diverso».

In passato ha indossato il casco con i colori di James Hunt per correre a Montecarlo. Come mai un idolo cosi trasgressi­vo?

«In realtà non è un mio idolo, anche se è stato un pilota fantastico. Ma sono affascinat­o da quell’epoca delle corse Anni 70 in cui c’erano meno soldi, team a misura d’uomo, più libertà e anche più divertimen­to».

Lauda ha detto di Regazzoni che era suo amico alla Ferrari perché diretto e senza segreti. Vale lo stesso fra lei e Vettel?

«Già, anche Seb è così. Non gioca con la politica, e questo ci aiuta ad affrontare e risolvere insieme i problemi, per il bene della squadra. Ci siamo conosciuti quasi subito, quando è arrivato in F.1, e con gli anni siamo diventati amici. Anche se in pista ognuno vuole battere l’altro».

Avrete discusso anche della partenza di Singapore, costata l’eliminazio­ne di entrambi nello scontro con Verstappen. Ripeterebb­e la stessa manovra?

«Se fossi un mago potrei tornare indietro e rifarla. In realtà non mi posso rimprovera­re nulla, anche se sono stato parte dell’episodio in quanto colpito da Max. Una situazione sfortunata».

Seb può ancora vincere il Mondiale?

«Lo vedremo presto. Non siamo dove vorremmo essere, sia nella classifica piloti sia fra i costruttor­i, ma tenteremo tutto il possibile fino all’ultimo giro dell’ultima gara».

In estate è diventato papà per la seconda volta. Come sta cambiando la sua vita?

«Ho scoperto che è bello stare con la famiglia e fare cose normali come tutti. Svegliarsi al mattino, decidere come vivere la giornata. Purtroppo, gareggiand­o in giro per il mondo, il tempo non è mai abbastanza. La piccola è molto legata alla mamma (la modella Minttu Virtanen; ndr), mentre Robin adesso sta crescendo ed è uno spasso giocarci insieme. L’importante è essere un padre presente».

Come avete scelto i nomi?

«Per me non faceva differenza. Ci sembravano belli. Nel caso di Rianna nessun motivo legato alla cantante. Quello che conta, in ogni caso, è vederli in salute».

Se Robin chiedesse di fare il pilota?

«Da un lato mi piacerebbe, dall’altro vorrebbe dire che da vecchio sarei ancora qui! Ma qualsiasi cosa scelgano di fare, il pilota o il calciatore lui, oppure la danza nel caso della bimba, io li sosterrò purché siano contenti».

E al suo futuro dopo la F.1 ci ha pensato?

«Ancora no, sono uno che nella vita non fa piani neppure per la settimana successiva. Magari disputerò qualche rally per divertimen­to».

Si aspetta che la Ferrari lotterà per il titolo anche nel 2018?

«L’obiettivo è vincere o stare davanti sempre, vorremmo fare doppiette ogni domenica. Poi dipende da tanti fattori, a cominciare dai rivali. Ma quest’anno abbiamo intrapreso la direzione giusta, con un buon lavoro già in inverno, e sono certo che saremo ancora più forti il prossimo».

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RAIKKONEN SI APRE: «VETTEL? È “VERY GERMAN”, MA NON GIOCA CON LA POLITICA, PER QUESTO SIAMO AMICI. IL POST F.1? NON FACCIO PIANI PER LA SETTIMANA DOPO...»

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GETTY IRIDATO 2007 Nato a Espoo (Finlandia) il 17 ottobre 1979, Kimi Raikkonen è alla sua 7a stagione con la Ferrari (dal 2007 al 2009 e dal 2014 al 2017), con cui ha vinto 9 GP (ultimo Belgio 2009)
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