Aru è 3° e si batte le mani «Stavo bene, ci ho provato»
Undicesimo sabato al Giro dell’Emilia. Ottavo martedì alla Tre Valli Varesine. Terzo, ieri. La parabola di Fabio Aru in questo finale di stagione è ascendente. Il recentissimo passato non è garanzia sull’immediato futuro – il Lombardia di domani – ma intanto il campione d’Italia è riuscito a salire di nuovo sul podio della Milano-Torino (fu già 3° nel 2015). E il sorriso è largo: «L’ho sempre corsa, è la sesta volta — spiega il 27enne sardo —. La prima fu nel 2012. Vinse Alberto Contador, il mio idolo. In corsa lo vidi accanto a me, mi sembrava di sognare». SENSAZIONI Il buonumore di Fabio è visibile, lo si capisce anche da una battuta. «Mi sentivo bene in corsa. All’Emilia invece sulle rampe dure del San Luca avevo sofferto. Alla Tre Valli, nonostante il percorso non fosse adattissimo a me, sono arrivato davanti. Stavolta ho chiesto ai compagni uno sforzo per chiudere sulla fuga. Noi avevamo mandato davanti uno stagista, l’estone Lauk. Ha 20 anni. Io rispetto a lui comincio a sentirmi già vecchio...».
OUTSIDER Non è ancora il momento di parlare della nuova avventura che lo attende dal 2018, il passaggio alla UaeEmirates di Saronni. Semmai con Aru si può ragionare ad alta voce sul Lombardia, l’unica classica monumento che Fabio finora ha disputato: due ritiri (2012 e 2013), un nono (2014) e un undicesimo posto (2016). Il finale verso Como lo conosce bene, ma è comunque andato a provarlo più volte: «In tanti stanno bene. Nibali lo ha già dimostrato. Uran qui ha fatto una bella azione di forza. Vedo in crescita Quintana». E Aru? Potrebbe giocare il ruolo di outsider di lusso? Ci pensa qualche istante prima di rispondere: «Di sicuro mi piacerebbe fare qualche azione. Muovermi, dare un segnale. Vediamo, dai».