«Vi spiego perché con Vettel siamo amici»
Paradossi e schermaglie verbali. Uno allunga, ha un margine di 34 punti, ma non è tranquillo; l’altro si stacca, incassa batoste da due GP, ma si professa consapevole dei propri mezzi. Suzuka, Lewis-Seb atto 16: la loro sfida è ripresa, sia in pista, nelle libere della notte, sia nel paddock, a parole. Terreno, questo dello scontro dialettico, in cui attecchiscono spesso le radici dei successi. Identica la matrice. «Se ho detto che volevo vincere le ultime 6 gare, ora che ne sono rimaste 5 è più comodo — sorride Vettel —. Abbiamo delle chance, si tratta di essere sicuri di coglierle». «Tattica? Ho solo l’obiettivo di vincere i restanti 5 GP: il mio vantaggio non è una garanzia, si è già visto in passato, e non sto certo a contare i secondi posti», replica Hamilton. Auguri, a entrambi.
SPARTIACQUE In questo spartiacque iridato del Giappone si fatica a vedere sia un Seb remissivo sia un Lewis con il pallottoliere in mano: uno deve ritrovare un successo che gli manca da fine luglio e concretizzare il potenziale di una vettura al momento superiore alla Mercedes; l’altro non far rinvigorire un rivale che, se gasato, può diventare imprendibile. «Avremmo dovuto vincere le ultime due gare, il ritmo c’era — dice Seb —, ma ci sono stati dei problemi: abbiamo lavorato per risolverli ed essere sicuri che non ricapitino». Almeno, il cambio spedito a Maranello dopo la collisione con Stroll nel giro di onore, e giudicato ok, non lo dovrebbe impensierire: un -5 in griglia scampato. «È un sollievo sapere che sia a posto. Era un incidente non necessario — dice —. Non ho parlato con Lance, credo non abbia visto gli specchietti, ma raccogliere più gomma in pista non giustifica un cambio di traiettoria».
PERFEZIONE Gli errori hanno fatto arrabbiare il presidente Marchionne (ha parlato di squadra giovane e componentistica non all’altezza, n.d.r.), ma Vettel nega contraccolpi interni: «Ho sentito, ma va visto tutto nel giusto contesto: è nor-