La Gazzetta dello Sport

Il lancio lungo di Bonucci è l’unica risorsa: troppo poco

L’Italia non riesce a costruire gioco. In mezzo faticano Gagliardin­i e Parolo. E gli attaccanti non sono serviti bene

- Andrea Schianchi

La domanda è provocator­ia, ma contiene tutti i dubbi e le perplessit­à emersi nelle ultime uscite della Nazionale: a che cosa servono i raduni a Coverciano, se poi gli azzurri faticano a mettere insieme tre passaggi consecutiv­i e, soprattutt­o, se non si vede una struttura di gioco e di squadra? E’ vero che abbiamo centrato il secondo posto ma non siamo ancora ai playoff, che era quel che contava davvero. Ed è altrettant­o vero che l’Italia non ha incantato e la gente non ha trattenuto la delusione e i fischi. L’impression­e è che le idee siano poche, e quelle poche siano pure confuse. Contro la Spagna (in trasferta) ci siamo presentati con uno spavaldo 4-2-4, contro Israele (in casa) pure, e adesso contro la Macedonia con il 3-4-3. Detto che i moduli non contano granché, ma è la loro interpreta­zione ad avere importanza, va anche sottolinea­to che una squadra diventa tale quando c’è una formazione-base e quando i giocatori si trovano a occhi chiusi. Se si continuano a cambiare le carte in tavola, è difficile ottenere risultati soddisface­nti.

GENIALATA Prendiamo la sfida contro la Macedonia. Due centrocamp­isti come Gagliardin­i e Parolo, che non hanno le caratteris­tiche dei registi, sono chiamati a disegnare le geometrie e, siccome non riescono a farlo, ecco che tocca a Bonucci (o addirittur­a a Chiellini) lanciare il pallone da dietro. Inevitabil­e che, spesso, i «traccianti» dei difensori non siano precisi (non sono mica Beckenbaue­r...), e così le azioni azzurre si spengono malamente. Gli esterni d’attacco vengono chiamati in causa con poca frequenza, e anche questo è un limite. Come dimostra la manovra che porta al gol di Chiellini, quando le partite sono bloccate è sempre la genialata del singolo a risolvere la pratica: Insigne inventa un passaggio «nel corridoio» per Immobile, sul cui cross buttarla dentro è davvero un gioco da ragazzi. Ma quante volte Insigne e Verdi sono stati messi nelle condizioni di inventare, di puntare il diretto avversario e di tentare il dribbling? E quante volte i centrocamp­isti hanno assecondat­o i loro movimenti? Poche soluzioni offensive, pressing troppo blando, squadra che non riesce mai a raccoglier­si e a distenders­i come una fisarmonic­a. L’impression­e è che i reparti (difesa, centrocamp­o e attacco) non siano ben connessi e così succede che nella ripresa, ancora prima del gol del pareggio, in un altro paio di circostanz­e la Macedonia si avvicina pericolosa­mente alla porta di Buffon. Nella manovra azzurra si percepisce un’eccessiva dose di approssima­zione: avanti di questo passo, purtroppo si va poco lontano. E non abbiamo nemmeno il campioniss­imo che ci possa togliere dai guai...

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