Il lancio lungo di Bonucci è l’unica risorsa: troppo poco
L’Italia non riesce a costruire gioco. In mezzo faticano Gagliardini e Parolo. E gli attaccanti non sono serviti bene
La domanda è provocatoria, ma contiene tutti i dubbi e le perplessità emersi nelle ultime uscite della Nazionale: a che cosa servono i raduni a Coverciano, se poi gli azzurri faticano a mettere insieme tre passaggi consecutivi e, soprattutto, se non si vede una struttura di gioco e di squadra? E’ vero che abbiamo centrato il secondo posto ma non siamo ancora ai playoff, che era quel che contava davvero. Ed è altrettanto vero che l’Italia non ha incantato e la gente non ha trattenuto la delusione e i fischi. L’impressione è che le idee siano poche, e quelle poche siano pure confuse. Contro la Spagna (in trasferta) ci siamo presentati con uno spavaldo 4-2-4, contro Israele (in casa) pure, e adesso contro la Macedonia con il 3-4-3. Detto che i moduli non contano granché, ma è la loro interpretazione ad avere importanza, va anche sottolineato che una squadra diventa tale quando c’è una formazione-base e quando i giocatori si trovano a occhi chiusi. Se si continuano a cambiare le carte in tavola, è difficile ottenere risultati soddisfacenti.
GENIALATA Prendiamo la sfida contro la Macedonia. Due centrocampisti come Gagliardini e Parolo, che non hanno le caratteristiche dei registi, sono chiamati a disegnare le geometrie e, siccome non riescono a farlo, ecco che tocca a Bonucci (o addirittura a Chiellini) lanciare il pallone da dietro. Inevitabile che, spesso, i «traccianti» dei difensori non siano precisi (non sono mica Beckenbauer...), e così le azioni azzurre si spengono malamente. Gli esterni d’attacco vengono chiamati in causa con poca frequenza, e anche questo è un limite. Come dimostra la manovra che porta al gol di Chiellini, quando le partite sono bloccate è sempre la genialata del singolo a risolvere la pratica: Insigne inventa un passaggio «nel corridoio» per Immobile, sul cui cross buttarla dentro è davvero un gioco da ragazzi. Ma quante volte Insigne e Verdi sono stati messi nelle condizioni di inventare, di puntare il diretto avversario e di tentare il dribbling? E quante volte i centrocampisti hanno assecondato i loro movimenti? Poche soluzioni offensive, pressing troppo blando, squadra che non riesce mai a raccogliersi e a distendersi come una fisarmonica. L’impressione è che i reparti (difesa, centrocampo e attacco) non siano ben connessi e così succede che nella ripresa, ancora prima del gol del pareggio, in un altro paio di circostanze la Macedonia si avvicina pericolosamente alla porta di Buffon. Nella manovra azzurra si percepisce un’eccessiva dose di approssimazione: avanti di questo passo, purtroppo si va poco lontano. E non abbiamo nemmeno il campionissimo che ci possa togliere dai guai...