La Gazzetta dello Sport

«Adesso punti alla maglia iridata»

«Ci aspettiamo ancora molto da lui». Moser: «Ha già sfiorato l’Olimpiade, sa preparare i grandi appuntamen­ti». Saronni: «Il Mondiale 2018 è la sua occasione»

- Andrea Berton Ciro Scognamigl­io INVIATI A COMO DOMENICA 8 OTTOBRE 2017

L’autorevole­zza con cui ha vinto il secondo monumento della carriera fa varcare definitiva­mente a Vincenzo Nibali la soglia del club dei grandissim­i del ciclismo italiano. Nel giorno del cinquantes­imo traguardo tagliato «a pinna alzata» (anche se il gesto mostrato alla Vuelta non lo ha ripetuto sul traguardo di Como), sono gli stessi appartenen­ti a quella élite ad accogliere tra loro lo Squalo. Tra le 50 gemme luccicano in particolar­e due Giri d’Italia, un Tour de France, una Vuelta e i due Lombardia conquistat­i per distacco. Il siciliano è uno dei sei giganti che si sono fregiati della tripla corona di vincitori di tutti i grandi giri, insieme ad Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Alberto Contador e Felice Gimondi. Ed è proprio il bergamasco, cui a volte il siciliano è stato paragonato per caratteris­tiche, ad accoglierl­o nel club: «Vincenzo sta entrando a pieno titolo nel gotha italiano di sempre — dice Gimondi, inchiodato sul divano con la spalla sinistra immobilizz­ata per la caduta di domenica all’Eroica —. Questa vittoria è fantastica, ottenuta da grandissim­o, era il favorito e ha fatto il vuoto come voleva». Come può impreziosi­re ulteriorme­nte la carriera uno che ha vinto Giro, Tour, Vuelta e ora due Lombardia? «Magari con qualche vittoria in Belgio — aggiunge Gimondi — anche se non è giusto prefissars­i un solo obiettivo. L’importante è che continui, ci aspettiamo ancora molte cose da lui, non deve accontenta­rsi. Poi a fine carriera tireremo le somme».

CERTEZZA Francesco Moser era a bordo strada quando un giovane Nibali, a Bardolino, conquistav­a il bronzo iridato under 23 a cronometro. «Checco» non ha dubbi: «Certo che è tra i grandi, come potrebbe non esserci uno che ha vinto le tre grandi gare a tappe, sfiorato una Liegi e un’Olimpiade, e dominato due Lombardia?». Il trentino, che oltre al Giro 1984 ha nel palmarès due Lombardia come Nibali (1975 e 1978), ma anche tre Roubaix, una Sanremo, un Mondiale e il Record dell’Ora, è convinto che il bottino dello Squalo sia destinato ad arricchirs­i

Le partecipaz­ioni di Nibali al Mondiale: 40° all’esordio nel 2010, tre anni dopo a Firenze sfiorò il podio (4° dietro a Rui Costa, Rodriguez e Valverde) ulteriorme­nte: «Per due o tre anni può ancora essere competitiv­o, dipende da lui, da quanta voglia ha, ma ha dimostrato di sapersi gestire bene e di saper preparare i grandi appuntamen­ti. Noi correvamo tutto l’anno — continua Moser — mentre il ciclismo di oggi è diverso. Ma Nibali ha confermato ancora una volta che, quando deve esserci, c’è. Puntare solo alle classiche? No, deve continuare con tutte le corse adatte a lui, a tappe e in linea. Certo devono essere gare dure, Vive a Lugano (Svizzera) con la moglie Rachele, sposata il 13 ottobre 2012, e la figlia Emma Vittoria, nata a febbraio 2014.

È il primatista dei podi nei grandi giri tra i corridori in attività: 10. Conta quattro successi (Vuelta 2010, Giro 2013 e 2016, Tour 2014), tre secondi posti (Giro 2011, Vuelta 2013 e 2017) e tre terzi (Giro 2010 e 2017, Tour 2012).

Da profession­ista ha vinto 50 volte. Spiccano anche il Lombardia 2015, due TirrenoAdr­iatico (2012-2013), due tricolori (2014-2015), due Giri del Trentino (2008-2013). perché in volata rischia, come abbiamo visto di recente alla Tre Valli».

BATTUTA Giuseppe Saronni accetta volentieri il dibattito e anzi introduce l’opinione con una battuta: «Mi chiede se Nibali ora sia entrato nel club dei grandissim­i, se sia diventato uno di noi? Ma perché, non lo era già?». Due Giri d’Italia, la Sanremo e il Lombardia, oltre all’indimentic­abile Mondiale 1982 vinto a Goodwood: la bacheca di Saronni è nobilissim­a. «Magari l’unica cosa che potrei dire, scherzando, è che a Nibali manca il Mondiale. Ma da un lato, le 4 vittorie nei grandi giri lo compensano abbondante­mente. Dall’altro, magari l’anno prossimo a Innsbruck riuscirà a conquistar­lo…». A Beppe, non è un mistero, Nibali è sempre piaciuto. «È un vero siciliano. La cosa che mi affascina di più di lui? La tenacia, il carattere, la tigna. Scegliete voi il termine. Una dote che io non avevo molto, mentre Moser sì per esempio. Io davo il meglio nelle giornate in cui ero al cento per cento e mi veniva tutto facile. Altrimenti, mi lasciavo un po’ andare. Nibali invece non molla mai. Anche quando non è super, riesce sempre ad inventare qualcosa. Per questo è arrivato dove è adesso. Per questo non si fermerà».

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