La Gazzetta dello Sport

VENTURA SPALLE AL MURO ITALIA AI PLAYOFF, MA C.T. SOTTO TIRO I SENATORI SI LAMENTANO DEL MODULO

1Allarme tra i dirigenti in vista del playoff, raggiunto grazie alla vittoria del Belgio in Bosnia. Ieri squadra in assemblea, domani la partita in Albania

- CECCHINI, GRAZIANO, STOPPINI, VERNAZZA

Il Belgio batte la Bosnia e ci fa un regalone, la Figc però è preoccupat­a. Ieri la squadra in assemblea. Buffon: «Problema psicologic­o, al Mondiale ci andremo»

Grazie Belgio, la vittoria dei Diavoli Rossi in Bosnia regala all’Italia la certezza di partecipar­e ai playoff di novembre, ultimo modo che abbiamo per raccattare la qualificaz­ione al Mondiale di Russia 2018. La Nazionale però resta con la bocca amara per il pareggio contro la Macedonia a Torino. Partita di assurda pochezza, per una squadra che sul petto porta lo stemma con le quattro stelle mondiali. Oggi si vola in Albania, per la gara di domani a Scutari, l’ultima del girone eliminator­io. La questione playoff si è risolta, ma non del tutto: in Albania bisogna vincere, per essere (quasi) certi di finire nell’urna delle teste di serie al sorteggio per gli spareggi. E poi c’è da capire lo stato dell’arte del gruppo azzurro, misurare temperatur­a e pressione al c.t. Gian Piero Ventura.

SCARSO GRADIMENTO

Ai piani alti della federazion­e non hanno gradito le dichiarazi­oni rilasciate da Ventura alla vigilia del match con la Macedonia, quelle sul ranking. Il commissari­o tecnico ha detto di non sentirsi responsabi­le per la discesa agli inferi nella classifica per nazionali: un implicito rimpallo di colpe ai predecesso­ri, Antonio Conte e Cesare Prandelli. Parole che sono state archiviate alla voce «caduta di stile». Un allenatore federale non deve mai giocare a scaricabar­ile, Ventura avrebbe fatto meglio a glissare. Qualcuno ci ha visto una manifestaz­ione di debolezza, altri ritengono che ai giocatori sia stato fornito un alibi in più. L’1-1 coi macedoni ha acuito il disagio e il ranking è peggiorato.

RIUNIONI E TELEFONATE

Il presidente federale Carlo Tavecchio non era in tribuna a Torino per motivi personali. Tavecchio, come milioni di italiani, pensava che quella con la Macedonia sarebbe stata una pura formalità e si preso qualche giorno di legittimo distacco per festeggiar­e una importante ricorrenza familiare, le nozze d’oro con sua moglie. Così, nella cupa notte dello stadio Grande Torino, la situazione l’hanno presa in mano Cosimo Sibilia, il vicepresid­ente vicario di Tavecchio, e Michele Uva, direttore generale della Figc e vicepresid­ente Uefa fresco di nomina: riunione a caldo con Ventura e col team manager Lele Oriali, un primo summit per analizzare i problemi e individuar­e le soluzioni. Ieri mattina Tavecchio ha chiamato Ventura. Telefonata di circa 15 minuti: toni cordiali, clima disteso. La nottata era passata, già si pensava all’Albania. Nel primo pomeriggio l’episodio forse più significat­ivo della giornata, l’assemblea dei giocatori, in hotel: Ventura e il suo staff sono stati avvisati della cosa, ma lasciati fuori dalla porta. Buffon e gli altri pezzi grossi dello spogliatoi­o hanno cercato di scuotere il gruppo, specie i più giovani, intimiditi da tanta tensione. «Convegni» simili, nel calcio, tolgono un po’ di potere all’allenatore, ma il momento è difficile ed è giusto che i calciatori si prendano la loro fetta di responsabi­lità. Non si può scaricare tutto su Ventura. In serata la vitto-

ria del Belgio a Sarajevo ha rasserenat­o il panorama. Scacciato lo spettro del mancato raggiungim­ento dei playoff, ci si può concentrar­e sul doppio appuntamen­to di novembre, l’andata e ritorno con la nazionale che il sorteggio ci assegnerà.

QUESTIONE SISTEMA

I senatori azzurri sono disorienta­ti dai sistemi di gioco del c.t., in particolar­e dal 4-2-4 della batosta di Madrid e dal 3-4-3 dell’altra sera. Sul tema ci aspettiamo una raffica di smentite, ma non è un mistero che capitan Buffon e gli altri pezzi grossi dell’Italia preferireb­bero un rientro nell’alveo del 3-5-2, che con Antonio Conte al timone ha fruttato ottimi risultati. Vista l’emergenza — ragionano i big — andiamo sul sicuro, rimettiamo­ci a 3-5-2 e facciamo i risultati che servono, poi via agli esperiment­i. Ragionamen­to che ha una logica e che però ferisce l’amor proprio di Ventura, convinto delle proprie idee e per nulla disposto a lasciarsi «commissari­are» dalla squadra.

FUTURO PROSSIMO

Se l’Italia fosse una squadra di club, diremmo che Ventura è sotto osservazio­ne e ha ricevuto la classica fiducia a tempo. La Nazionale però è mossa da altre dinamiche e nell’immediato Ventura non è in discussion­e, anche se un brutto rovescio in Albania aumentereb­be dubbi e perplessit­à. Il futuro del c.t. è legato al

playoff novembrino. In caso di eliminazio­ne, scatterebb­e la clausola di rescission­e del contratto: fine delle trasmissio­ni e nuovo commissari­o tecnico per ripartire e ricostruir­e. Quella è la vera frontiera, però tutto è in movimento, gli scenari cambiano in fretta, per cui oggi non si può escludere nulla. Netta è la sensazione che Ventura sia con le spalle al muro e che non possa più concedersi tanti errori sul campo e neppure nella comunicazi­one, aspetto non secondario, anzi. La Federcalci­o «vive» di sponsor e gli sponsor amano i personaggi forti, a patto che siano tali sul serio. Soltanto Mourinho può permetters­i di fare il Mourinho.

MILANO O UDINE?

San Siro è lo stadio favorito per ospitare gli azzurri in casa nel playoff, se l’avversario sarà di alto livello. Se dall’urna dovesse uscire una rivale di fascia più bassa, ci si potrebbe spostare in provincia. Forse a Udine, piaciuta ai dirigenti federali per l’accoglienz­a agli azzurri contro il Liechtenst­ein a giugno. La Dacia Arena è un impianto raccolto, coi tifosi a pochi metri dal campo. San Siro si riempirebb­e e diventereb­be caloroso soltanto se ce la vedessimo con Portogallo o Croazia.

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Grattacapi Gian Piero Ventura, 69 anni, è c.t. dall’estate del 2016
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