La Gazzetta dello Sport

NIBALI SQUALO 2 KOLOSSAL

A Como pazzesco bis al Giro di Lombardia. Sul podio con la figlia Emma: «Ho esaudito il suo desiderio. Ora Mondiale e Olimpiade»

- BERTON, GIALANELLA, SCOGNAMIGL­IO

L a felicità di un uomo che ha fatto della bici la passione della sua vita, mai un lavoro. I tifosi gli vogliono bene come se fosse uno di loro. Uno di noi. Normale nella straordina­rietà della sua eccellenza. Forse soltanto al Tour 2014 aveva pedalato su una nuvola come ieri, quando l’au- tunno si scioglie una primavera calda e attorno al lago di Como c’è un’aria trasparent­e come un cristallo. E lui, Vincenzo da Messina, porta sulla schiena lo stesso numero di quell’impresa irripetibi­le: il 41.

GARIBALDI Nibali entra sul lungolago di Como come Garibaldi dopo la battaglia di San Fermo nel 1859 per l’indipenden­za dell’Italia. Acclamato da una nazione che, sì, finalmente, capisce la grandiosit­à di un campione che merita di stare tra le leggende del ciclismo mondiale. Due Giri, un Tour, una Vuelta, e adesso il secondo Giro di Lombardia, di forza come nel 2015, sullo stesso percorso di due anni fa. Quello che per noi è la sintesi di una corsa massacrant­e, che negli ultimi settanta chilometri ti snoda davanti Ghisallo e Muro di Sormano, Civiglio e San Fermo della Battaglia. Un testa a testa che non ammette prove d’appello.

FELICITÀ La festa di Nibali inizia sul Civiglio, prosegue nell’ultimo chilometro quando chiede al pubblico l’applauso con gesti stile rockstar-Sagan (per la prima volta nel suo repertorio) e poi la porta all’apoteosi sul podio con la piccola Emma che regge i fiori. Stavolta non ci sono la commozione o le lacrime dei Campi Elisi, ma c’è la felicità, vera, serena, di chi si gode l’essenza dello sport: il rapporto con i tifosi. Vincenzo guarda, saluta, riceve e dà affetto, da imperatore del ciclismo italiano. Il suo trono è fatto da quelle centinaia di mani che si protendono verso di lui e vogliono toccarlo. Quello di Vincenzo è il regno dell’amicizia e della spontaneit­à. E a 32 anni centra la sua vittoria numero 50. La prestazion­e perfetta che chiude una stagione iniziata a fatica, tra i pensieri per la nuova squadra, la Bahrain-Merida, il logico assestamen­to, un Giro sottotono (terzo) rispetto ai su oi standard. La seconda parte di stagione invece è una sinfonia trionfale, che nasce in estate nella solitudine del rifugio dolomitico del San Pellegrino, sopra Moena. Qui era cresciuto corridore ai tempi della Liquigas, qui era diventato fuoriclass­e, qui torna al suo rango. Sfida di petto Froome alla Vuelta (2°), è ancora 2° al Giro dell’Emilia che lascia a Visconti (grande anche ieri), e terzo alla Tre Valli Varesine, prima di ieri.

IMBATTIBIL­E E se nel 2015 la sua vittoria è stata frutto anche della potenza di squadra, con Rosa apripista sul Civiglio, ieri Nibali si dimostra implacabil­e. Freddissim­o in ogni istante. Chirurgico nei suoi attacchi. Il Civiglio è un Muro che si alza dalle sponde del Lago di Como: poco più di quattro chilometri, la strada che si insinua tra le case dove due macchine non possono passare e punte del 14%. Mancano 18 chilometri all’arrivo, quando Gianni Moscon scarica sui pedali la rabbia per settimane di passione e critiche, dal Mondiale alle accuse francesi. Che carattere. Ripreso il trentino, è il turno di Thibaut Pinot. Una, due volte. Si muove anche Quintana, brillantis­simo. Aru cede, ma non crolla. Thibaut riparte nel punto in cui in fondo al panorama si vedono, in una giornata davvero da cartolina, anche i grattaciel­i ultramoder­ni di Milano. A 300 metri dalla vetta, Vincenzo capisce che è il momento. Riprende Pinot e in discesa allunga. Mancano 15 km. Prende dieci metri, mette Pinot spalle al muro. Il francese è migliorato molto, ha anche girato in pista con le supercar per superare la paura da velocità, si avvicina a Nibali in qualche tornante, ma le staccate del siciliano sono la pennellata di un artista. Nell’ultimo chilometro della picchiata verso Como, il capolavoro. Vincenzo allarga le curve e danza, i 10 secondi su Pinot si raddoppian­o, il gruppo è a trenta secondi.

NUMERI Vai Vincenzo, non c’è nessuno alle tue spalle. Vai Vincenzo, finalmente sereno, felice. Il San Fermo della Battaglia diventa il «red carpet» avvolto dai suoi tifosi. La pedalata è sciolta come da tempo non si vedeva, e i dati lo confermano. Sul Civiglio, Nibali tiene per 4’ una media di 418 watt di potenza, e nell’attacco che decide il Lombardia va a 31 all’ora su una pendenza dell’8% con 462 watt di punta. Tanta roba. Alle sue spalle, una bella battaglia di gioventù. Prima Alaphilipp­e, 25 anni, poi Moscon, 23. Quintana e Aru, classe 1990. La nuova generazion­e. Ma Nibali, nato il 14 novembre come Hinault e Adorni (altro segno del destino), è irraggiung­ibile. Il più forte di tutti. Alaphilipp­e e Moscon, protagonis­ti del Mondiale, sono la degna cornice di un Lombardia superbo. Guardate l’ordine d’arrivo, e capirete.

PAURA Prima del brivido-Nibali c’era stata, in discesa da Sormano, la grande paura per la caduta del belga De Plus. Sbaglia a 70 all’ora una curva a destra e vola oltre il paracarro da una decina di metri. Immagini spaventose. Il cuore che gela. Ma gli alberi attutiscon­o il volo. Sempre cosciente, solo una contusione al ginocchio, è già a casa. Nello stesso punto cadono altri quattro corridori. Accertamen­ti in ospedale e qualche frattura. Il ciclismo è sofferenza.

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Vincenzo Nibali, 32 anni, taglia il traguardo ed esulta mostrando il numero 50, le vittorie da profession­ista Ha fatto 50 CHE IMPRESA NEL CICLISMO
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1 Sul Civiglio, a 17 chilometri dall’arrivo, Vincenzo riprende Thibaut Pinot, scattato 500 metri prima SUNADA 2-3 Rimasto solo quasi in fondo alla discesa, si invola sul San Fermo: vincerà con 28” su Julian Alaphilipp­e BETTINI 1
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