La Gazzetta dello Sport

LA BELLEZZA DEL CAMPIONE GLOBALE

Il fuoriclass­e italiano trionfa al Giro di Lombardia

- di PIER BERGONZI

Q uindici chilometri di brividi e sospiri per ribadire quello che noi appassiona­ti sapevamo da tempo. Nibali è un campione globale, un fuoriclass­e capace di vincere i grandi Giri e le classiche monumento. Appartiene al gruppo di predestina­ti...

Quindici chilometri di brividi e sospiri per ribadire quello che noi appassiona­ti sapevamo da tempo. Nibali è un campione globale, un fuoriclass­e capace di vincere i grandi Giri e le classiche monumento. Appartiene a quel gruppo di predestina­ti che fanno la storia del nostro ciclismo.

Lo sapevamo perché Nibali aveva già vinto il Lombardia 2015, vanta un secondo posto alla Liegi e un terzo alla Sanremo. Senza le cadute sarebbe almeno salito sul podio al Mondiale di Firenze 2013 e avrebbe vinto l’Olimpiade di Rio 2016. Lo sapevamo, ma è bello che lo abbia confermato ieri, salvando in zona Cesarini la stagione italiana delle due ruote. Il Giro di Lombardia con partenza da Bergamo e arrivo a Como si è confermato esigente quanto spettacola­re. Il nostro percorso preferito perché sa premiare il più forte. Nibali lo è stato e il suo finale è da manuale. Se volete, è la sintesi dei suoi talenti. Vincenzo ha sputo aspettare il momento giusto ed ha vinto in tre mosse: prima con l’allungo che lo ha portato sulla ruota di Pinot in cima al Civiglio, poi con la discesa a tomba aperta tra i tornanti di Brunate, infine con la progressio­ne sul San Fermo. Negli occhi abbiamo ancora la sua danza in picchiata. A quelle velocità folli, anticipare una curva e non toccare i freni ti fa guadagnare quei 5, 10, 20, 50 metri e... ciao. Pinot è stato travolto da quei funambolic­i ondeggiame­nti fino ad alzare bandiera bianca. Eppure Vincenzo non hai mai dato l’impression­e di forzare o di rischiare troppo. No, lui andava incontro al destino ballando con la bici come continuazi­one naturale del suo corpo.

Nibali era il favorito numero uno. Per come si era messa la corsa, era facile prevedere che avrebbe attaccato sulle ultime rampe per poi fare un numero in discesa. Elementare. Già, adesso che possiamo raccontarl­o sembra l’esecuzione di uno schema. In realtà non c’è nulla di più difficile che esaudire le attese. E chi ci riesce al Giro di Lombardia è un grande campione. Sono questi dettagli, questi flash che un giorno diventeran­no memoria, a darci la dimensione di una carriera.

E così ieri, nell’incanto del Lungolago di Como, abbiamo avuto l’ennesimo indizio che fa prova. Vincenzo Nibali, il numero uno del nostro movimento (due Giri, un Tour e una Vuelta...) brilla anche nelle corse di un giorno. Deve credere, fin da adesso, nel Mondiale di Austria 2018 su un percorso molto impegnativ­o. Questo Giro di Lombardia gli consente uno sguardo dall’alto, sereno e fiducioso. Vincenzo ha ancora qualche storia a pedali da raccontarc­i. E noi pronti a stupirci, una volta di più, per la fantasia dei suoi attacchi.

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