HA SBAGLIATO ADESSO VA AIUTATO
Dopo la deludente prova azzurra con la Macedonia
A nche grazie a un uomo di Conte, il belga Batshuayi, ieri Ventura ha guadagnato la certezza del playoff. A novembre ci giocheremo il Mondiale in due sfide. Sia chiaro: se fallissimo, i pomodori sarebbero per tutti, non soltanto per il c.t. che in queste ore viene crocifisso nella piazza dei
A nche grazie a un uomo di Conte, il belga Batshuayi, ieri Ventura ha guadagnato la certezza del playoff. A novembre ci giocheremo il Mondiale in due sfide. Sia chiaro: se fallissimo, i pomodori sarebbero per tutti, non soltanto per il c.t. che in queste ore viene crocifisso nella piazza dei social. Ventura ha le sue colpe e non sono poche. Resta vivo il sospetto di un incarico sproporzionato alla sua esperienza internazionale e a una carriera da ottimo educatore di gioco, ma sempre lontana dal vertice dove si richiede un’abilità di gestione non inferiore a quella tattica. Bravo Ventura a svecchiare la Nazionale, maldestro più volte nella comunicazione: dalla temeraria sicurezza con cui ci ha avvicinati alla Spagna («Ce li fumiamo») alle inopportune frecciate a Prandelli e Conte. Se il c.t. avesse umilmente rimesso in scena al Bernabeu il copione con cui Conte sdraiò la Spagna a Euro 2016 (densità e lotta), probabilmente non ci avrebbero asfaltati. Invece siamo andati a sfidare il centrocampo più forte del mondo con due mediani. Quella disfatta traumatica che ci ha tolto certezze e autostima, come spiega Buffon, è all’origine dell’incubo che stiamo vivendo. Più in generale, nell’ostinata ricerca di un proprio modulo (4-2-4), lontano dalle abitudini di club degli azzurri, ha indebolito una mediana incapace perfino di gestire un vantaggio con la Macedonia, più debole di qualsiasi squadra affronteremo ai playoff. Le assenze? Conte trascinò ai rigori la Germania mondiale con Giaccherini e Sturaro, mica con Xavi e Iniesta. In questo giornale leggete Pirlo che dice: «Venti minuti di video con Conte valevano 3 allenamenti. Sapevamo subito cosa fare in campo». De Rossi diceva di Prandelli: «Ci divertiamo perché abbiamo sempre la palla tra i piedi». I due predecessori
trasmettevano gioia e furore, sapevano farsi ascoltare. Ventura? Le facce tristi degli azzurri preoccupano quasi più del gioco. Chiellini, dopo la Macedonia, ha confessato: «Ci manca spensieratezza e personalità». Cioè l’allegria del gioco di Prandelli e la convinzione che trasmetteva Conte con la sua anima di acciaio. Ricordiamo bene il «quadrilatero rotante» di Prandelli e le verticalizzazioni feroci di Conte. Chi sa dire qual è la vera Italia di Ventura? Dopo il Bernabeu è ancora aperta la comunicazione tra c.t. e squadra? Ventura si volta spesso in panchina e sacramenta perché non riconosce in campo le sue idee. Oltre a Chiellini sono andati in tv Buffon e Barzagli: il Comitato di Salute Pubblica; il Senato che gradirebbe qualche emendamento tattico. Ieri la Croazia ha fatto fuori il c.t. incapace di andare oltre la Finlandia. Una scossa prima della partita chiave con l’Ucraina. Rimosso il parafulmine tecnico, ora i vari Modric e Perisic dovranno metterci la faccia più di prima. La nostra Federcalcio invece, al netto di qualche mal di pancia, ha blindato Ventura. Il parafulmine resta sul tetto di Coverciano e attira fulmini da tutte le parti, ma per gli azzurri vale il discorso croato: ora dovranno metterci la faccia e il cuore più di prima. Non può essere solo colpa del c.t. se chi fa il fenomeno nel club sparisce in azzurro. Ventura ha un mese per rialzare il morale della truppa, per darle una forma tattica razionale, per scegliere gli uomini giusti, anche a costo di smentirsi. In un playoff per cuori forti, ad esempio, l’arroganza agonistica di Balotelli può aiutare un ambiente impaurito più del talento timido di Verdi o Inglese. Ma poi i giocatori dovranno aiutare Ventura, sostenerlo, capirlo e dovranno mangiare l’erba nei playoff come se fosse Conte a ordinarlo. Perché fallire il Mondiale non sarà l’Apocalisse, ma di sicuro una sciagura sportiva che ricascherebbe dolorosamente su tutto il movimento. Non è stata solo la Corea di Mondino Fabbri. Nel ‘66 è stata la Corea di tutti. E, nel caso, di tutti sarebbero i pomodori.