La Gazzetta dello Sport

BROCCHI E BERLUSCONI «VOLEVA ME E CAPELLO»

1L’ex tecnico dopo le parole di Berlusconi: «Il mio gioco si adattava al suo calcio. Mi voleva con Capello»

- Marco Pasotto

E’bastata una frase di cinque secondi per annullare novemila chilometri e riportarlo per un attimo da Nanchino a Milanello. «Volevo che sulla panchina restasse Brocchi, ma ero in un letto d’ospedale tra la vita e la morte»: a distanza di quasi un anno e mezzo l’altro giorno Berlusconi ha rispolvera­to il suo pupillo. Un nome che Silvio, nel suo Milan ideale italiano sul campo e nel management, avrebbe voluto come allenatore per ripartire con un nuovo ciclo. E’ andata diversamen­te: Cristian tra aprile e maggio del 2016, promosso dalla Primavera alla prima squadra da un giorno all’altro al posto di Mihajlovic, allenò i rossoneri per le ultime sei partite di campionato e la finale di Coppa Italia con la Juve. Poi disse basta. E ora che Berlusconi ha ricordato quelle settimane, Brocchi per un attimo distoglie il pensiero dallo Jiangsu Suning, dove lavora felicement­e come collaborat­ore tecnico di Capello, per raccontare la sua verità su quei giorni. E magari zittire chi lo aveva definito il cocco del presidente.

Che cosa replica a chi la pensa tutt’ora così?

«Che cocco è un termine sbagliato. Se fossi stato il cocco, avrei firmato per due anni invece di andare a scadenza col contratto della Primavera. Qualcuno disse anche che avevo fatto carte false per allenare la prima squadra, ma era Berlusconi ad avermi scelto».

La domanda allora è molto semplice: perché lei?

«Semplice: vedeva in me l’uomo giusto per il suo calcio, si

guardava tutte le partite della Primavera, si era affezionat­o al mio modo di giocare. Sembrava che il nostro fosse un rapporto esclusivo ma in realtà non c’era alcun legame in ambito personale: solo un discorso tecnico. So che era iniziato tutto con un Milan-Real 2-1 in un torneo a Dubai (l’Hamdan Bin Mohammed, ndr) nella primavera 2015: rimase colpito da un calcio che aveva ritenuto bello e propositiv­o e da quella volta in poi si fece registrare tutte le nostre partite, cosa che ovviamente io non sapevo».

Insomma, una folgorazio­ne.

«No, un progetto. Conosceva tutti i giocatori per nome e li osservava per capire chi avrebbe potuto essere il nuovo Maldini, Baresi e via dicendo. Sapendo che non c’era più la disponibil­ità per arrivare ai top player, questo era il suo modo per ricostruir­e una base. In poche parole: era alla ricerca della soluzione per tenersi il Milan».

Invece non si è tenuto né il club, né lei.

«Nei giorni in cui era in ospedale, appena ho potuto parlargli, gli ho detto che non c’erano più le condizioni per lavorare bene. Credo di essere stato molto onesto, per amore del Milan. Gli ho detto “Presidente non lotti più per me”. Lui è rimasto molto deluso, avrebbe preferito che fossi io a lottare ancora. Ma la situazione era troppo complicata. Un tecnico giovane o debuttante deve avere tutte le componenti dalla sua parte. Come succede a Simone Inzaghi. Peccato, perché Berlusconi aveva le cose chiare in testa: so che una delle sue volontà era quella di far lavorare insieme me e Capello. Io in panchina e il mister come d.t.».

Con Capello ci lavora adesso.

«Per me è la chiusura di un cerchio iniziato quando io giocavo nel Milan Primavera e lui allenava in prima squadra. Qui in Cina è tutto molto stimolante perché hanno una grande voglia di imparare. Più che l’allenatore fai l’insegnante di calcio, per noi è una palestra, e comunque ci sono anche ragazzi di qualità. E’ un movimento su cui vale la pena investire».

Il Milan sta provando a farlo. Rossoneri e Inter ora sono cinesi e lei lavora nel club di Suning.

«Per uno della mia generazion­e vedere le milanesi senza Berlusconi e Moratti è strano, ma il peso economico per loro era ormai insostenib­ile: il divario con i club europei è eccessivo, persino rispetto alle società di media grandezza».

In qualità di doppio ex, come vede il derby?

«Mai come stavolta è da tripla. Conterà molto di più l’aspetto mentale rispetto alla tecnica. Se vince il Milan, svolta. Se vince l’Inter, prende il largo».

Berlusconi sostiene che Montella non dia un gioco.

«Io dico solo che, nonostante abbia un bel rapporto con Spalletti, mi spiacerebb­e se Montella perdesse, perché la situazione si complicher­ebbe molto. Vincenzo è un ottimo allenatore. Diciamo che tifo Milan al 51%...».

Prima o poi tornerà ad allenarlo?

«La verità? Tornare al Milan non è il mio primo desiderio. Il primo è allenare. Punto».

RESTARE ERA TROPPO COMPLICATO. UN GIOVANE VA TUTELATO IL DERBY? TIFO MILAN AL 51%, MONTELLA È UN OTTIMO ALLENATORE SUL PASSATO E SUL FUTURO

 ??  ??
 ?? IPP ?? A sinistra Cristian Brocchi, 41 anni, collaborat­ore di Fabio Capello, 71, allo Jiangsu Suning in Cina
IPP A sinistra Cristian Brocchi, 41 anni, collaborat­ore di Fabio Capello, 71, allo Jiangsu Suning in Cina

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy