La Gazzetta dello Sport

Mantova ci riprova

TRE FALLIMENTI E CITTA’ DIVISA MA C’E’ FUTURO NUOVO CLUB RIPARTITO SENZA IL SÌ DI BONINSEGNA CI SONO 1100 ABBONATI: SI ESULTA PER IL GOL DI UN SEDICENNE, MA C’È CHI DISERTA LO STADIO

- di FRANCESCO CENITI

O ra che la foschia autunnale avvolge sempre più spesso la citta, c’è chi ha intravisto Virgilio seduto sulla riva del Mincio pronto ad accompagna­re i tifosi del Mantova al nuovo giro nell’Inferno calcistico: terzo fallimento in 23 anni ed ennesima ripartenza dai dilettanti. Il passare del tempo ha falcidiato il numero dei testimoni del Piccolo Brasile, la squadra capace tra il 1958 e il 1961 di passare dall’Interregio­nale alla Serie A per poi far parlare di sé per quasi un decennio con piazzament­i importanti, vittorie decisive per le sorti di uno scudetto e campioni in maglia biancoross­a, su tutti Dino Zoff. La passione dei mantovani, però, non è diminuita, semmai è commovente: 1.100 abbonati per il nuovo campionato di Serie D. La speranza è trovare finalmente l’assetto societario giusto per ritornare nel calcio che conta, almeno in B. Ci vogliono capitali. E passione. Riemergere dalla palude non è facile neppure per una provincia tra le più ricche d’Italia. La scorsa estate la città è ripiombata nell’incubo: la formazione allenata da Gabriele Graziani (sì, il figlio di Ciccio) si è salvata in Lega Pro nonostante sia rimasta senza stipendi per mesi. Poi la lunga agonia: nessuno ha voluto ripianare il buco milionario, nessuno ha iscritto la squadra in C. Proprio per la tradizione e la storia del Mantova, la Figc ha riammesso il (nuovo) club in D, nato dopo il bando pubblico del sindaco. L’onere della ripartenza è finita sulle spalle di una cordata composta da 8 imprendito­ri con Maurizio Bortolini alla presidenza. Tra mille difficoltà (mancavano persino i palloni) i giocatori sono ritornati a calpestare l’erba del vecchio e glorioso Martelli.

C’E’ CHI DICE NO

Tutti contenti? Non proprio. Perché alcuni tifosi storici hanno deciso di disertare lo stadio. Può suonar strano, ma dal loro punto di vista è una scelta d’amore. Sentite Giovanni Francesio, ex direttore editoriale di Sperling & Kupfer e autore di un paio di libri sul mondo delle curve (il più conosciuto è «Tifare contro»). «Premessa: parlo a titolo personale. Il Mantova è sempre stato dentro la mia vita, anche quando giocavamo in categorie più infime. Non è questo il problema, semmai è una questione di prospettiv­e. Credo che il calcio svolga una funzione sociale: il sindaco e l’amministra­zione comunale

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