La Gazzetta dello Sport

ZOFF: «CHE RICORDI AL MARTELLI: INTER K.O. E SCUDETTO ALLA JUVE»

- IERI cen

«Ho sposato una mantovana e quindi sono legato per sempre a questa città. Mi si stringe il cuore a sapere la squadra, la mia squadra, in perenne difficoltà. Possibile che non ci sia nessun imprendito­re locale che abbia un minimo di passione per il calcio? Mantova merita di stare almeno in B». Dino Zoff è un eroe del calcio italiano: quella parata sulla linea contro il Brasile al Mundial 1982 e poi la Coppa alzata nel cielo di Madrid sono ricordi al miele per almeno tre generazion­i. E ricordi felici sono pure quelli di Zoff legati al Mantova. Il portiere arrivò in città nell’estate 1963: ci rimase 4 anni, in mezzo tre campionati di A e uno di B (con promozione).

ZOFF E SARTI

L’ultima stagione si chiuse con la vittoria sull’Inter che costò lo scudetto ai nerazzurri, complice una papera di Sarti sul cross dell’ex DI Giacomo. «Un po’ ci rimasi male, da portiere capivo bene il dramma che stava passando - spiega Zoff -, per noi era la conclusion­e

perfetta di un campionato ottimo». Nono posto in classifica, appena 6 sconfitte in 34 gare e la terza miglior difesa con Zoff battuto solo 23 volte: «Eravamo una bella squadra, compatta. C’erano ottime individual­ità, un bel mix tra senatori e giovani. Giagnoni era un po’ la nostra chioccia, stava facendo le prove tecniche da allenatore. Da neo promossi volevamo lasciare il segno e ci siamo riusciti grazie anche all’ambiente di Mantova: lo stadio sempre pieno, le persone ti lasciavano tranquille durante la settimana, ma nello stesso tempo avvertivi il calore e la passione. Si stava benissimo, si sta benissimo. Il calcio era molto diverso, paravo senza guanti. E poi il mercato durava pochi giorni. Per tutta la stagione sentivo voci che mi davano al Milan. Poi le cose andarono in modo diverso: proprio alla fine la società mi disse che mi aveva ceduto al Napoli, mentre il Milan prese Cudicini. Fu la fortuna di entrambi. La Juventus? Era forse nel mio destino: la nostra vittoria al Martelli contro l’Inter diede lo scudetto ai bianconeri. Davvero mi rende triste sapere lo stadio Martelli relegato in campionati minori».

I RICORDI DI SPELTA

Se Zoff ha sposato una mantovana, Alberto Spelta ha visto nascere in città i due figli (Filippo e Cristiano). Il «Jair bianco», come era soprannomi­nato, indossò la maglia biancoross­a dal 1966 al 1970. Fu testimone involontar­io del dramma di Sarti: «Il cross di Di Giacomo doveva essere per me, quindi mi avvicinai alla porta. E andai a raccoglier­e la palla dalla rete, mentre lo stadio esultava. Alzai lo sguardo e vidi Sarti che sbatteva la testa contro il palo. Una, due, tre volte. Non sapevo cosa fare, per fortuna arrivò Giacinto Facchetti a consolarlo. E pensare che due giornate prima il Mantova aveva fermato la Juve con un mio gol: una bella girata al volo. Proprio io che ero juventino fin da piccolo con quella rete aveva quasi consegnato lo scudetto all’Inter e invece... Gli anni passati a Mantova sono indimentic­abili: bella città, bella gente, tifoseria super. Col Catanzaro resta la squadra che ha segnato di più la mia carriera. Mi dispiace saperla in Serie D, me nel calcio di adesso la tradizione non basta».

Spelta: «Ero vicino a Sarti dopo la papera che costò il tricolore ai nerazzurri: si mise a dare testate contro il palo...»

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