La Gazzetta dello Sport

C’ERA UNA VOLTA...

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Inizia oggi il viaggio della Gazzetta nelle province che hanno scritto la storia del calcio italiano. Un passato glorioso che fa da contraltar­e a un presente difficile, ma la passione per il football non è morta. Semmai si è rinforzata. Partiamo da Mantova, dove ha iniziato il suo volo verso il titolo Mondiale un certo Dino Zoff. Provincia ricca, ma non per il pallone: l’ennesimo fallimento ha riportato la squadra in D. Tutto finito? Non proprio. devono fare di più. Detto fuori dai denti: le chiavi della società sono state affidate a delle persone che saranno anche oneste, ma non hanno la disponibil­ità economica per garantire un futuro dignitoso. Farebbero già fatica in Lega Pro. E allora dico no. Basta andare allo stadio nella speranza di un miracolo. Cosa vorrei? Non guardo a Bergamo, sono avanti anni luce rispetto a noi. Ma già a Cremona c’è Arvedi che garantisce alla città di restare a galla nel panorama calcistico. Da noi l’ultimo patron degno di questo nome è stato Fabrizio Lori. Certo, siamo falliti pure con lui. Ma sono accadute tante cose, l’unica colpa che mi sento di dargli è aver osato più del consentito. Come Icaro si è avvicinato troppo al sole, bruciandos­i». A dire no pure Roberto Boninsegna, istituzion­e del calcio italiano e Duca di Mantova: «Il sindaco mi voleva dentro il nuovo club, ho parlato con un dirigente: mi è stata offerta la carica onoraria di presidente e non la gestione tecnica come avevo chiesto. Non sono il tipo da uomo immagine, tengo troppo al Mantova: l’ho salvato tre volte dalla retrocessi­one. Serve una società forte, purtroppo gli imprendito­ri mantovani si sono tirati indietro. Ho cercato di coinvolger­e senza fortuna un paio di industrial­i milanesi. Per ora faccio il tifoso. Se le cose dovessero cambiare, mi metterò a lavorare per far tornare grande il Mantova».

IL RAGGIO DI SOLE

Il sindaco Mattia Palazzi ha un’altra idea: «Abbiamo fatto il massimo in pochissimo tempo. La nuova società ha dimostrato di essere seria rispettand­o tutte le scadenze. Lo stadio cade a pezzi? Sono in carica dal 2015, abbiamo speso 50 mila euro per i lavori urgenti e ne faremo altri. Ci vuole un imprendito­re forte? Si faccia avanti: gli daremo stadio e strutture a un prezzo simbolico». Nel lungo inverno del Mantova c’è un raggio di sole: Lorenzo Riccò, 16 anni. Ruolo: esterno di sinistra. Ha fatto tutta la trafila nel settore giovanile, in questa stagione l’esordio tra i grandi. E due settimane fa ha segnato il gol vittoria a Belluno, contro la prima in classifica. Rete festeggiat­a il giorno dopo a scuola, liceo scientific­o: «Avevo una verifica di matematica. I professori prima mi hanno fatto i compliment­i, poi siamo passati ai libri. Sono mantovano e spero di fare il calciatore. Il mito? Paolo Maldini. Tra lui ed Einstein? Scelgo Maldini, ma sono due geni inarrivabi­li. Resto coi piedi per terra, anche se temo di più i professori che gli avversari». Magari Virgilio gli instillerà lo spirito di Enea.

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