La Gazzetta dello Sport

TESTINA DI SERIE Italia in prima fascia ma continua a deludere

VERSO RUSSIA 2018 IN ALBANIA 1-0 SOFFERTO. ORA IL PLAYOFF

- Fabio Licari INVIATO A SCUTARI (ALBANIA)

Liberatori­o il gol di Candreva al 28’ della ripresa. La buona notizia è che a novembre eviteremo di sicuro Croazia (2-0 in Ucraina) e Portogallo o Svizzera. Appello di Ventura ai club: «Fate giocare i miei ragazzi»

Azzurri ancora senza una identità precisa: a 17’ dalla fine risolve un guizzo di Candreva. Squadra insicura, in mezzo al campo urge un regista

Fuori dal tunnel. Forse l’1-0 in Albania farà saltare il blocco psicologic­o che impediva agli azzurri di reagire, intanto restituisc­e un po’ di coraggio. Ora è il momento di ripartire, cominciand­o dagli imminenti playoff nei quali saremo teste di serie: non ci sono avversarie impossibil­i. L’importante è ritornare all’Italia che conoscevam­o prima della botta subita in Spagna: una squadra non trascenden­tale, ma in crescita. Madrid aveva colpito la classifica, il ranking, ma soprattutt­o l’orgoglio e l’autostima. La depression­e s’era insinuata nella testa e nelle gambe: s’è visto anche contro un’Albania modesta, tecnicamen­te inferiore alla Macedonia, ma ordinata e combattiva. Fino al gol di Candreva (al 28’ s.t. era ancora il peggiore), lo 0-3 di Madrid sembrava opprimerci ancora. L’abbraccio collettivo, manco in una finale mondiale, è stata la spia della liberazion­e. Ma meglio non farsi illusioni: siamo da sufficienz­a e tante cose ancora non girano come dovrebbero.

DOPPIA DIFFICOLTÀ Non girano per tanti motivi, due dei quali chiari. Per la paura di un’altra figuraccia, addirittur­a di finire in seconda fascia al sorteggio, che ha condiziona­to ogni appoggio, anche il più semplice. E in secondo luogo perché l’involuzion­e del gioco è evidente: quella di Prandelli era la Nazionale di un tiqui-taca all’italiana, quella di Conte si ricordava per la chiusura forte e le ripartenze con tagli improvvisi e profondità. Quella di Ventura non ha ancora un’identità ben precisa, o forse l’ha persa: non è quella dei giovani e tatticamen­te non ha trovato le risposte che cercava. Ci vorrà tempo.

RITORNO AL 4-2-4 Giudicando dal risultato, il 4-2-4 riproposto in Albania ha almeno creato più occasioni e fatto scorrere meglio il gioco del 3-4-3. Però tutto va valutato anche in relazione all’avversario: a un certo punto, forse un po’ stanca per il pressing non sempre lucido, la squadra di Panucci ha allarga-

to le maglie concedendo agli azzurri spazi in contropied­e. Prima, tanta fatica. Il gol è arrivato a poco più di un quarto d’ora dalla fine, nella prima azione in cui Spinazzola, da sinistra, è sembrato finalmente quello dell’Atalanta: affondo, dribbling, taglio all’interno e cross per Candreva che dall’altra parte ha colpito sicuro. Nelle altre ripartenze, però, la mira è stata improbabil­e.

LONTANI DAI CLUB Tutti gli azzurri sembrano sotto i loro standard dei loro club, non soltanto Spinazzola. Lo stesso Buffon quasi non trattiene un tiro: respinge sempre, oppure è costretto alla doppia presa. Un’insicurezz­a che non è esclusiva del portiere: i movimenti di Gagliardin­i (anche se nel secondo tempo l’interista si ritrova), gli appoggi di Darmian, la corsa più anarchica del solito di Immobile. Tutto al limite, col freno a mano. Oltretutto i due di centrocamp­o, Parolo e Gagliardin­i, si sono trovati diverse volte in inferiorit­à contro la mediana albanese. Panucci ha schierato un 4-3-3 nel quale la mezzala Memushaj s’inseriva spesso da sinistra per infoltire la pressione su Bonucci e Chiellini, i veri «registi». Ecco un altro dei problemi: se punti sul 4-2-4 devi avere due mediani mobilissim­i, che sbarrano la strada e lanciano subito la profondità. Altrimenti non c’è niente di male a pensare a un 3-5-2 d’emergenza o – più difficile – a un 4-3-3. QUALCHE INNESTO Ci vorrebbe però un regista. A lungo l’Albania ha vissuto sull’infaticabi­le Basha che, oltre a recuperare palloni, impostava con stile proletario e buona efficacia. Qui non tutte le colpe sono di Ventura, c’è davvero poco in giro, e chissà se davvero possa avere un senso la chiamata di Jorginho. Se poi l’italo-brasiliano non ripete le giocate del Napoli siamo al punto di partenza: lo stesso Insigne, lontano dai meccanismi di Sarri, qui incide meno. Non si possono concedere Belotti, Marchisio, De Rossi e compagnia, ma questo mese servirà al c.t. per studiare qualcosa, magari qualche inseriment­o. Cominciand­o da quel Florenzi che, oltre all’agonismo, ha una sensibilit­à tattica fuori dal comune.

PARTENZA DIFFICILE Un particolar­e non secondario è che otto delle ultime 10 reti dell’Italia sono arrivate nel 2° tempo (e il successo, come contro Israele, dopo l’entrata di Zappacosta). Come se ingranare fosse complicato perché non tutti hanno le idee chiare e il gioco finisce per sviluppars­i a lungo per corsie laterali: che sarebbe un bene se servisse ad allargare le difese, ma spesso impoverisc­e la manovra quando non ci sono tagli né inseriment­i al centro. Comunque prendiamoc­i questi 3 punti «indispensa­bili» e ricomincia­mo. Non siamo la Germania ma neanche gli ultimi.

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MISSIONE COMPIUTA L’esultanza di Antonio Candreva, 30 anni, autore del gol-vittoria che ci conferma testa di serie nei playoff, e di Gigi Buffon, 39. A sinistra, in secondo piano, il portiere di riserva Perin
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GETTY L’esultanza degli azzurri a fine partita: comanda il gruppo capitan Buffon

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