La Gazzetta dello Sport

Marchionne non usa il bastone «Ferrari al livello o meglio dei rivali»

Spinta Marchionne «Fiducia nel team La Ferrari al livello o meglio dei rivali»

- Luigi Perna INVIATO A SUZUKA (GIAPPONE)

«Meglio se in Asia non ci fossimo mai venuti». La battuta amara di Maurizio Arrivabene fotografa il momento difficile della Ferrari. Fra Singapore, Malesia e Giappone, il Cavallino ha bruciato tre possibili vittorie e visto allontanar­si un Mondiale che fino a Monza era in bilico fra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton. La Mercedes, al contrario, ha capitalizz­ato ogni occasione, comprese quelle fortunose, vincendo anche quando era sfavorita. E ora l’inglese ha 59 punti di vantaggio sul tedesco, un margine che gli permette di correre come vuole negli ultimi 4 GP.

DUE FACCE Per battere Hamilton e la Mercedes bisognava essere perfetti. Nella prima parte della stagione Vettel e la Ferrari ci sono riusciti, vincendo prima al debutto in Australia e poi in Bahrain e a Montecarlo. Una sorpresa. La rossa faceva miracoli, grazie al grande feeling con le gomme Pirelli, mentre le Frecce d’argento erano incostanti. Poi in Azerbaigia­n sono cominciati i guai per Seb, protagonis­ta di un clamoroso fallo di reazione (la ruotata) contro Hamilton. Ma la doppietta Ferrari in Ungheria, con Vettel davanti a Raikkonen, aveva rafforzato il primo posto del tedesco nel Mondiale. È stato dopo la pausa estiva che l’aria è cambiata. Lewis è diventato un martello, dominando a Spa e Monza, mentre Seb è stato vittima di errori suoi (lo scontro al via di Singapore con Raikkonen e con la Red Bull di Verstappen) e di guasti meccanici banali (il condotto del compressor­e in Malesia e una candela del motore che si è rotta domenica a Suzuka). Abbastanza da permettere al rivale di inanellare quattro vittorie in cinque gare, prendendo il largo. Ad Austin, fra due settimane, Hamilton avrà già il primo match point, qualora riuscisse a fare 16 punti più del ferrarista.

FIDUCIA Resta il rammarico per un Mondiale che rischia di sfuggire, in una delle migliori annate di Maranello. Cosa che alla fine peserà nelle valutazion­i di Sergio Marchionne. Ma intanto il presidente della Ferrari, che ieri ha suonato la campanella d’apertura alla Borsa di New York per festeggiar­e i 70 anni dalla fondazione dell’azienda, non ha gettato la croce sulla squadra come aveva fatto a Monza: «Ci sono ancora quattro gare, la stagione non è persa. La macchina ha fatto passi avanti enormi. Senza fare l’arrogante, è allo stesso livello se non superiore alla Mercedes. Se non avessimo avuto i problemi degli ultimi tre gran premi avremmo raccontato un’altra storia. Non credo alla sfortuna, sono cose che succedono soprattutt­o in gara, ma l’importante è non perdere la fiducia. Ricordiamo­ci che l’anno scorso nessuno avrebbe scommesso su una Ferrari a questo livello. Sono contentiss­imo della squadra e sono sicuro che nelle prossime quattro gare riusciremo a colmare gran parte del divario con la Mercedes».

DILEMMA Effettivam­ente non si vedeva dal decennio scorso una Ferrari capace di progredire così tanto durante l’intero arco del campionato. Tanto da risultare la monoposto globalment­e più efficace sulle varie piste. E questo è l’aspetto della stagione che non va buttato. Ma Vettel adesso dovrebbe vincere tutte le gare e sperare in errori e guasti da non augurare a Hamilton, per riuscire nel miracolo. E allora viene da chiedersi: alla Ferrari conviene insistere su questo campionato, inseguendo un titolo (quasi) impossibil­e, oppure è meglio pensare già al prossimo? In realtà, le cose possono andare di pari passo, l’una non esclude l’altra. Perché lo sviluppo continuo sulla vettura attuale può suggerire soluzioni vincenti da trasferire sulla prossima, che ne seguirà la filosofia.

C’È RORY Fra i padri della nuova Ferrari c’è anche Rory Byrne, l’ingegnere simbolo dell’epoca Todt-Schumacher, che ha messo da parte la canna da pesca ed è tornato ad occuparsi delle monoposto del Cavallino come super consulente. La rossa non deve ripetere i passi falsi compiuti quest’anno e la power unit, uno dei grandi punti di forza, adesso è sotto la lente di ingrandime­nto. Non è che dietro ai guai di affidabili­tà, all’apparenza banali, vi siano invece problemi più grossi legati al passaggio all’ultima specifica di motori di Maranello, su cui si è spinto per ottenere prestazion­i? La Ferrari lo esclude e punta l’indice contro i fornitori. «Quando è un componente da 59 euro a fare saltare la gara, su macchine che costano milioni, dà veramente fastidio — ha aggiunto Marchionne —. Il problema al condotto in Malesia e alla candela in Giappone sono ridicoli. Dobbiamo concentrar­ci sulla qualità dei componenti che ci arrivano». Ma la rottura di una candela può essere spesso legata alla combustion­e. E torna in mente il fatto che i motori introdotti in Malesia in origine erano stati progettati per funzionare con un consumo di olio più elevato, prima che la Fia riducesse il limite a partire da Monza. Non a caso la Ferrari ne ha rinviato a lungo il debutto cercando di svilupparl­i. Forse qualche dubbio c’era.

Da Wall Street il presidente usa toni diversi da quelli postMonza: «Ci sono ancora 4 gare, questa stagione non è persa»

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