La Gazzetta dello Sport

VENTURA «I PLAYOFF? NON CONTA L’AVVERSARIO CONTIAMO SOLO NOI»

- Andrea Elefante INVIATO A SCUTARI (ALBANIA)

Per una notte l’apocalisse, la tragedia e la catastrofe si sono finalmente allontanat­e, e il cielo sulla testa di Gian Piero Ventura si è schiarito un po’. E adesso «all in» sul playoff. Prossima fermata, novembre: per la certezza del Mondiale senza altri scossoni. Via i cattivi pensieri, nessun terremoto. E calma e gesso, se si può. «Ero fiducioso prima quando c’erano momenti definiti drammatici – ha sintetizza­to il c.t., forse con un filo di amaro sarcasmo – e lo sono adesso, in momenti che drammatici lo sono un po’ meno».

LO SCUDO Serviva questa vittoria «l’obiettivo che ci eravamo prefissati. La partita in Spagna ci ha tolto non so se convinzion­e o serenità, ma in parte l’abbiamo pagata. Stavolta è come se fossimo tornati a fare il primo, piccolo step per riprendere un discorso interrotto. Una partita migliore di quello che è potuto sembrare». Serviva quel gol di Candreva, che Ventura non ha neanche festeggiat­o «perché ho troppo male a un ginocchio, e dunque non mi sono potuto tuffare, anche se avrebbe fatto effetto... Scherzi a parte, mi sembrava giusto essere in vantaggio, ma ero contento dentro. Ho gioito per loro: gli ho letto negli occhi che stavano cercando la strada per entrare nelle praterie che s’intravedev­ano, e quando le troveremo saremo finalmente noi». Serviva «un piccolo passo avanti, come quello di Gagliardin­i che stava giocando pochissimo: un segnale importante. Serviva la voglia di fare cose che ci hanno messo i ragazzi, lo sforzo di trovare tempi e situazioni di gioco, portare avanti dei concetti». Però serviranno altri progressi, «visto che abbiamo ancora qualche limite: buttiamo troppi palloni e quei tre tiri da lontano all’Albania li abbiamo regalati noi, con le nostre ingenuità».

BASTA LA SALUTE Non che parole e opere di tre giorni, dalla notte di venerdì, possano aver generato una catarsi immediata, ma la partita di ieri ha dato forse un piccolo responso: lo scudo posizionat­o in tutta fretta a protezione del c.t. un po’ ha funzionato. Le parole di incoraggia­mento di Tavecchio, il confronto coi «grandi vecchi» per bypassare Madrid, le riunioni della squadra per farsi un selfie all’anima, interrogar­si sull’identità perduta, autoimpors­i una scossa. Certe meditazion­i non sempre comportano effetti immediati, ma a volte servono: a riportare almeno autostima, se non bel calcio. Di quello se n’è visto pochino ieri. Per questo Ventura ammette che c’è da migliorare: «Intanto la salute di qualche giocatore, per poter coinvolger­e tutti. E poi, visto che da qui a poco tempo non credo nascerà un altro Totti, che i possibili convocati giochino, il più possibile».

PLAYOFF E ora il playoff, con le possibili avversarie ormai praticamen­te note, salvo cataclismi: «Ma credo non conti così tanto l’avversario che troveremo: contiamo soprattutt­o noi. Oggi non siamo fra le favorite per il Mondiale, un giorno speriamo di poterlo essere. E intanto sarebbe bello che per questo breve periodo potessimo creare i presuppost­i per preparare il playoff tutti insieme».

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