Kramaric bum-bum: la Croazia fa fuori Sheva
Kiev decide una doppietta dell’attaccante dell’Hoffenheim All’Ucraina non riesce il sorpasso e adesso è fuori dal Mondiale
Era più di un playoff e ancora una volta la Croazia non ha portato bene ad Andriy Shevchenko e alla sua Ucraina. La marea gialla con tutto il suo carico di passioni, bandierine e luci si ferma qui, nello stadio di casa, mentre la Croazia dei duri si conquista lo spareggio mondiale che aveva già in tasca prima della sciagurata distrazione contro la Finlandia. Ha in tasca anche un passaporto da testa di serie e agli azzurri juventini farà piacere sapere di non dover incrociare Mario Mandzukic, uno al quale basta poco per pesare molto, in senso positivo.
LAMPO KRAMARIC Deve averlo insegnato anche ai compagni: sono bastati otto minuti alla Croazia, anzi a Kramaric, per sistemare i rivali. Servito prima da Modric, poi da Rakitic, l’attaccante dell’Hoffenheim capitalizza la classe dei colleghi della Liga, talenti scintillanti che nel primo tempo non avevano brillato un granché, e polverizza il sogno dell’Ucraina: dopo un’ora di gioco o poco più, l’ordine imposto dalla qualità complessiva e dall’esperienza è stato ristabilito. Peccato per la squadra di Sheva, che nel primo tempo ha mostrato di possedere un gioco solido e molto coraggio, ma poco senso del gol. La Croazia ha dominato nei primissimi minuti del match, poi è uscita l’Ucraina con spavalderia e ordine tattico. Marlos, il brasiliano entrato in maniera dirompente nelle cronache sportive ucraine delle ultime settimane, non è però riuscito ad accendere Garmash, la generosità di Yarmolenko non si è tramutata in oro sotto rete. Il rimpianto più profondo però resta il colpo di testa sbagliato da Konoplyanka a due passi da Subasic. E come da copione il giallo delle maglie si è trasformato in un secondo tempo thriller. MATURITÀ Ordinata ma cicala in fatto di dispendio di energie, l’Ucraina perde terreno nel secondo tempo, quando il maturo centrocampo croato stringe le maglie. Rotan comincia a peccare in copertura e non può più nemmeno tentare i tiri dalla lunga distanza abbozzati nel primo tempo. Garmash è sempre più spento, ma non c’è uno Shevchenko che possa prendere il suo posto. La Croazia stranamente si comporta da squadra saggia e anche un po’ cinica, come il suo Mandzukic: lo juventino veniva dato per azzoppato e sofferente, eppure è rimasto in campo fino alla fine della partita producendo pochi pericoli concreti a Pyatov, ma sorreggendo i compagni e chiudendo anche sulle fasce quando serviva. La sua squadra conquista terreno, mangia l’erba sotto i piedi frenetici degli ucraini e colpisce: 1-0 al 17’, raddoppio otto minuti più tardi. Da quel momento in poi è stato tutto troppo facile. L’Ucraina si sente perduta, Shevchenko tenta di raddrizzare la serata con un paio di cambi, ma ormai la Croazia è padrona. Ha ritrovato le certezze che parevano smarrite negli ultimi giorni e si ripresenta da mina vagante a tutte le qualificate agli spareggi per la Russia. Esordio migliore per il c.t. Dalic non poteva esserci: sconosciuto ai più, non si è permesso i cambiamenti drastici che qualcuno nel suo paese avrebbe voluto vedere, ha tenuto in campo tutti i big e ha ritrovato in novanta minuti la strada dei playoff. Per uno che fino a pochi mesi fa aveva vissuto la sua serata più importante nella Coppa dei Campioni asiatica non è poco. Se la Croazia, creatura da sempre per sua natura incostante, si sia ritrovata davvero lo si vedrà a novembre. Intanto a Shevchenko e Tassotti non resta che preparare la prossima campagna europea.