Usa o getta Per l’ottavo mondiale di fila serve vincere
Pulisic e compagni si giocano tutto a Trinidad, come prima di Italia ‘90
Il destino si ripropone in modo beffardo 28 anni dopo: di nuovo contro Trinidad e Tobago, nell’umidità dell’isola caraibica propaggine del Sudamerica. Ancora all’ultima partita del gruppo Concacaf, con la qualificazione in bilico. Nel 1989, però, non c’era in ballo solo la partecipazione al Mondiale, ma il futuro del soccer negli Usa, a cui avevano appena consegnato l’organizzazione della Coppa del Mondo. All’epoca, però, non qualificarsi era la norma. L’ultima apparizione con l’élite del football era stata nel 1950, quarant’anni di digiuno filati via in maniera persino troppo anonima, nell’ignoranza di uno sport mai davvero metabolizzato. Fu l’italo-americano Paul Caligiuri con un sinistro da una ventina di metri alla mezz’ora del primo tempo a segnare lo storico gol-vittoria (l’unico risultato utile) a Port of Spain contro i Soca Warriors che spedì gli Usa a Italia 90. «L’avevo sognato la notte prima. Poi andammo in campo e cambiammo per sempre la percezione del soccer negli Usa», disse.
SERVE VINCERE Stasera contro Trinidad, fanalino del gruppo «Esagonale» e già spacciato, potrebbe bastare il pari (ma pure la sconfitta), per agguantare uno dei tre posti utili per Russia 2018 o il quarto buono per il playoff con la vincente di Australia e Siria, ma si dovranno verificare una serie di intrecci favorevoli nelle altre partite. L’unico modo per essere sicuri del viaggio all’ottavo Mondiale consecutivo è la vittoria. Già perché gli Usa rispetto a 28 anni fa sono una piccola potenza della regione. Soltanto altri sei Paesi nel mondo hanno una striscia di partecipazioni alla fase finale del Mondiale altrettanto lunga.
RINCORSA Era dai tempi del gol di Caligiuri che gli States non affrontavano le ultime due gare (venerdì scorso hanno battuto 4-0 Panama) con la qualificazione in dubbio. Un’avventura cominciata malissimo sotto la guida di Jurgen Klinsmann: zero punti nei prime due match. Sconfitta casalinga con il Messico per 1-2 e la sonora ripassata in Costarica (per 4-0), che fece rotolare la testa dell’ex interista e sampdoriano. Paradossalmente il licenziamento del c.t. è stato una sorta di segnale di crescita del soccer, che nel 2002 in Giappone e Corea aveva sfiorato le semifinali. Fino a una manciata di anni fa nessuno avrebbe mai chiesto lo scalpo dell’allenatore per una serie di brutti risultati. Per risollevare la situazione era stato chiamato Bruce Arena, l’usato sicuro con un glorioso curriculum in Mls e artefice di quel quarto di finale perso per 1-0 con la Germania in Corea. Due successi e due pareggi, uno per 1-1 con la rivale più forte, il Messico, avevano ribaltato in parte le circostanze. Ma la sconfitta per 2-0 in casa con la Costarica lo scorso 1 settembre e il pari con l’Honduras due giorni dopo avevano rimesso il morale sotto i tacchetti. Il Caligiuri di oggi è Christian Pulisic. E’ il 19enne della Pennsylvania che sta esplodendo nel Borussia Dortmund e si è messo sulle sue giovani spalle questa nazionale. Dovesse segnare lui stasera il gol della qualificazione, gli Usa sogneranno di avere trovato il top player cercato per molti anni.