La Gazzetta dello Sport

«Il mio babbo un grande, è dura seguirne le orme Ma io voglio provarci»

Figlio di Gianluca, morto di Sla, ha segnato il primo gol in B «La mamma è il mio eroe, alla Ternana un gruppo fantastico»

- Roberto Pelucchi

«Io non sarò mai come il mio babbo, magari potessi. Uomini come lui sono rari». Andrea Signorini, figlio di Gianluca, l’ex capitano genoano morto di Sla nel 2002 a soli 42 anni, domenica si è regalato una grande gioia, il primo gol in Serie B con la Ternana. E fa niente se poi ha preso due gialli ed è stato espulso. Quel gol è un’altra tappa di una scalata che assomiglia molto a quella del papà, arrivato in Serie A solamente a 27 anni. Quanti ne ha oggi Andrea.

Da quanto aspettava il gol?

«Gli attaccanti vivono per il gol, noi difensori no. Semmai, lavoriamo per non farli prendere. Il gol, per noi, è qualcosa in più».

Per lei è il primo in B, ma non il primo in assoluto.

«Ne ho segnati altri 8 in Lega Pro con Alessandri­a e Benevento. E qualcuno col Genoa Primavera».

Lei è difensore come suo papà.

«Ma con caratteris­tiche diverse. Sono fisicament­e alto, bravo di testa, rapido sull’uomo, destro di piede».

Nel suo curriculum c’è l’esordio in Serie A, con il Genoa, a 19 anni.

«Ero un bimbo, fu una bella giornata. Ma poi ho scelto di andare a farmi le ossa nelle serie inferiori. Alessandri­a, poi 4 stagioni a Benevento, in B con il Cittadella dove sono stato fermo 8 mesi per la rottura di tibia e perone. Quindi altra Lega Pro con Rimini e Fondi. E adesso la B con la Ternana».

Una gavetta che ricorda quella di suo padre Gianluca.

«Ho sempre creduto nei miei mezzi. I miei obiettivi, i miei sogni, sono quelli di ogni bambino che comincia a giocare a calcio. Voglio ottenere il massimo, magari non ce la farò, ma ce la metterò tutta. Il mio babbo è arrivato in Serie A tardi e poi è diventato capitano del Genoa, quindi...».

È facile accostarvi. Le pesa?

«Sono orgogliosi­ssimo del mio babbo, però giocare con questo peso non è facile. Se faccio bene sono “uguale a”, se faccio male sono “figlio di”. Se non mi chiamassi Signorini forse non farei questa intervista. Quando ero più piccolo mi pesava di più, infatti ho sempre preferito non andare nelle squadre dove era stato

SONO SINGLE, KEYLA È LA MIA COMPAGNA DI VITA DA 8 ANNI ANDREA SIGNORINI SUL SUO CANE

lui. Anche se ora sono alla Ternana dove ha giocato nel 1983-84».

Forse il confronto le fa venire a galla il dolore per la perdita?

«Dolore no, il mio babbo è stato un grande, dentro di me conservo soltanto bellissimi ricordi...».

...e i valori che le ha trasmesso.

«Il più grande insegnamen­to dei miei genitori è l’educazione. Non penso di poter diventare come il babbo, magari. Lui era autorevole, uno con le palle, ce ne sono pochi così. Resta un esempio».

E mamma Antonella?

«Lei è la mia prima tifosa, il mio eroe, il mio punto di riferiment­o. È rimasta senza marito presto e ha cresciuto quattro figli da sola. C’è sempre, nel bene o nel male. Non viene a vedermi perché va in ansia, ha paura che mi faccia male. Però dopo la partita di Cremona mi ha subito telefonato. Anche le mie sorelle Benedetta e Giulia e mio fratello Alessio mi seguono con entusiasmo».

È fidanzato?

«Single. Da otto anni la mia compagna è Keyla, un’Alaskan Malamute. Ha presente quei cani usati per trainare le slitte sulla neve? Facciamo lunghe passeggiat­e».

Quindi, poca vita mondana.

«Ho i miei amici, le mie passioni. Avevo anche cominciato a suonare la chitarra, ma mi sono fermato. Passo molto tempo al campo. Alla Ternana c’è un bel gruppo, arriviamo tutti molto presto perché abbiamo voglia di stare assieme. Pochesci? È un allenatore particolar­e, ha voglia di lavorare e affermarsi, dice sempre le cose in faccia, è una persona vera».

Il suo modello di calciatore?

«Sergio Ramos, è il difensore migliore. Lo guardo, lo studio».

Tifa per il Genoa?

«Sono molto legato al Genoa, ma tifo per il Pisa, sono cresciuto lì, quando posso vado allo stadio».

Gasperini. che l’ha fatta esordire in A, è in Europa con l’Atalanta.

«Non mi meraviglia, già al Genoa aveva dimostrato di essere tra i migliori allenatori. Ma sono felice anche per il Benevento in A, soprattutt­o per il presidente Vigorito. Quando c’ero io siamo andati due volte ai playoff per salire in B, ma non ce l’abbiamo fatta».

A lei, adesso, toccherà ricalcare le orme di suo padre Gianluca.

«Ci proverò, ma non sarà facile».

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LIVERANI Dall’alto il basso: Andrea Signorini, 27 anni, difensore della Ternana; il gol segnato alla Cremonese; Gianluca Signorini, morto a 42 anni di Sla, nel 2001 con la famiglia: da sinistra i figli Andrea, Benedetta e Alessio (manca Giulia, la più piccola)...
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