50 SFUMATURE DI VINCENZO: I SUOI TRIONFI AI RAGGI X
DAL 2013 CONQUISTA, OGNI ANNO, UN GRANDE GIRO O UNA CLASSICA MONUMENTO. IN CARRIERA, OGNI 3 GIORNI DI GARA FINISCE NEI 10: Nibali NESSUNO È COME LUI
E’troppo facile ricordarsi di sabato. Degli scherzi alla partenza di Bergamo quasi stesse partendo per una scampagnata, del magistrale assolo tra Civiglio e San Fermo fino al traguardo di Como, di un Lombardia dominato da campione. La cinquantesima vittoria di Vincenzo Nibali è stata talmente vibrante che quasi pare ancora cronaca.
RICORDO Per ripescare da mente e cuore la prima, serve qualche sforzo in più. Un video su youtube, un «giro» nell’archivio digitale, qualche telefonata. Ma ne vale la pena. La città del primo morso dello Squalo è Faenza, casa del c.t. Cassani. La data è il 22 marzo 2006. La corsa è la «Settimana Internazionale di Coppi&Bartali» (seconda tappa). Il meteo è l’opposto di quello dell’ultimo Lombardia: diluvia. Nibali va in fuga e vince per distacco. Secondo arriva il bielorusso Kuchynski e terzo un tal Paolo Bettini. La Gazzetta gli dedica una «spalla» alta della pagina. «La prima di Nibali promessa del Sud», è il titolo. Enzo dice: «Credo di avere compiuto una grande impresa. E’ nella mia indole andare in fuga, ho sempre ammirato Andrea Tafi. I miei sogni? Vincere il Giro e la Parigi-Roubaix». Beh. Il primo lo ha — doppiamente — realizzato. Nel secondo caso, non si è neanche tolto lo sfizio di prendere il via. Anche se, visto il modo in cui danzò sulle pietre nel Tour de France 2014... mai dire mai.
COSTANZA Dalla prima alla cinquantesima, è successo di tutto. Ma Nibali dal 2013 riesce a portare a casa o un grande giro o una classica monumento all’anno — 2013 Giro d’Italia, 2014 Tour de France, 2015 Lombardia, 2016 Giro d’Italia, 2017 Lombardia — e la sequenza gli regala una costanza che non ha eguali nel ciclismo contemporaneo. Curiosità: è riuscito nell’impresa di legare la cifra tonda di vittorie a un successo pesantissimo come il Lombardia, mentre l’amico Sagan è stato meno «attento». Vincendo il Gp Quebec a meno di tre settimane dal Mondiale, lo slovacco ha fatto sì che la terza maglia iridata di fila non coincidesse con la vittoria n° 100, ma con la numero 101. Dettagli.
IMMAGINI La Vuelta messa in cassaforte sulla Bola del Mundo, l’apoteosi sotto la neve delle Tre Cime di Lavaredo per il primo Giro, la cavalcata trionfale al Tour 2014, l’emozionante finale di Giro 2016. Le immagini famose di Nibali sono tante. Ma ce ne sono almeno altrettante meno conosciute, ma significative. Come il primo successo all’estero ottenuto al Gp Plouay 2006 nella Bretagna di Hinault e Bobet, quando la Francia si innamorò di lui. Oppure la vittoria in salita in Oman all’inizio del 2012, la prima a braccia alzate dopo più di un anno, quando baciò l’asfalto e gridò: «Scusate il ritardo».
TENACIA La lista è lunga. Nibali è un po’ superstizioso e non gli è sfuggito come diverse volte sia stato un acuto in Trentino a lanciarlo verso grandi imprese: è successo al Trofeo Melinda 2010 (viatico per la Vuelta), al Giro del Trentino 2013 (prima della conquista del Giro d’Italia) e al campionato italiano di Fondo 2014, quando pianse per aver conquistato la prima vittoria dell’anno e sull’onda andò a dominare il Tour. Memorabile poi la Tirreno-Adriatico 2013: c’è Chris Froome in maglia di leader, ma sui duri strappi marchigiani verso Porto Sant’Elpidio Nibali ribalta tutto (la tappa la vincerà Sagan) sotto la pioggia per andare a conquistare il giorno dopo la sua seconda corsa dei Due Mari di fila. Il podio: Nibali-Froome-Contador.
IMPEGNO La verità è che Nibali onora ogni appuntamento al quale si presenta al via. E’ un agonista formidabile. Se così non fosse, non avrebbe concluso 301 dei 963 giorni di competizione vissuti da professionista nei primi dieci, cioè il 31 per cento (dato fornito dall’allenatore Paolo Slongo). L’ultima istantanea che scegliamo è questa: Giro di Croazia 2017, sabato 22 aprile. Penultima tappa, arrivo in salita. Lo Squalo si sveglia e viene a sapere della morte di Scarponi. E’ sconvolto, al pomeriggio viene battuto da Roson. Il giorno dopo, conclusione a Zagabria: Enzo sprinta al traguardo volante, scavalcando lo spagnolo che poi stacca nel tortuoso finale nella Capitale. Il Giro di Croazia è suo. Non vincerlo non gli avrebbe cambiato la vita. Ma lui ci ha provato lo stesso, e ce l’ ha fatta. Questo è Vincenzo Nibali. Un uomo. Un campione.