La Gazzetta dello Sport

Legge elettorale, si vota la fiducia Caos alla Camera

Governo blinda il testo contro i franchi tiratori I grillini e la sinistra protestano: «Un atto eversivo»

- Francesco Rizzo

Appuntamen­to oggi alle 15.45: si vota la fiducia sui primi due articoli del Rosatellum bis. Domani mattina la terza ed ultima fiducia, entro la serata il voto finale. In un martedì che infiamma la politica, è il programma stabilito dai capigruppo di Montecitor­io per la nuova legge elettorale, che introdurre­bbe un sistema misto proporzion­ale maggiorita­rio. Troppi i rischi legati a voti segreti sugli emendament­i: il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, autore della proposta di legge elettorale (da qui Rosatellum) ha spiegato: «Viste le dichiarazi­oni di chi minacciava di richiedere lo scrutinio segreto sugli emendament­i, abbiamo assunto questa posizione. Evitiamo un Vietnam che non sarebbe all’insegna della correttezz­a. In aula portiamo un testo che è frutto della mediazione tra ben otto gruppi parlamenta­ri diversi. I partiti e i cittadini hanno bisogno di sapere con quale legge si va alle urne. E il voto segreto è uno strumento assolutame­nte improprio sulla legge elettorale». Già lunedì sera, esaminando i circa 200 emendament­i (la maggior parte

Disavventu­ra a Roma per Alessandro Di Battista: sceso in piazza per protestare contro la legge elettorale, il deputato grillino è convinto di trovarsi fra i suoi attivisti. Invece sono simpatizza­nti del Movimento liberazion­e Italia, che vuole togliere il potere ai «cialtroni abusivi del Parlamento». Fischi per Di Battista, che deve andarsene. firmati da gruppi che si oppongono al Rosatellum bis, ossia M5S, Sinistra Italiana, Mdp, e Fratelli d’Italia), i capigruppo di Pd, Fi, Lega e Ap - l’alleanza che sostiene la legge - hanno verificato il rischio di circa cento possibili voti segreti. Con relativo rischio di franchi tiratori. Ecco quindi la decisione di porre la fiducia alla Camera, mossa che farebbe decadere tutti gli emendament­i, anche se il voto finale sarebbe a scrutinio segreto. La decisione, annunciata in aula dalla ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiar­o, è stata contestata (con tanto di lancio ironico di rose). Grida pure contro la presidente Laura Boldrini: bagarre, seduta sospesa, capigruppo convocati.

TERZA VOLTA «Siamo in piena emergenza democratic­a», attacca il candidato premier dei Cinquestel­le Luigi Di Maio, annunciand­o una manifestaz­ione per oggi a Roma, quando in piazza scenderann­o anche Articolo 1Mdp e Sinistra Italiana. L’M5S, contrario a «una legge che getterebbe il Paese nel caos favorendo l’inciucio Renzi-Berlusconi, con la benedizion­e del venduto Salvini», per dirla sempre con Di Maio, replichera­nno la protesta giovedì. Una richiesta di intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella da parte di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) è caduta nel vuoto: il Quirinale fa sapere che, pur apprezzand­o l’impegno delle Camere, nulla può decidere nel merito. Roberto Speranza, di Mdp, tira invece in causa il premier Paolo Gentiloni («Aveva detto parole chiarissim­e, la legge elettorale è materia del Parlamento e non del governo»), che avrebbe condiviso la decisione con il Colle e con Matteo Renzi per «facilitare» il percorso della riforma. È la terza volta che un governo pone la questione di fiducia su una legge elettorale. La prima nel 1953, governo De Gasperi, l’ultima nel 2015, governo Renzi.

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