Legge elettorale, si vota la fiducia Caos alla Camera
Governo blinda il testo contro i franchi tiratori I grillini e la sinistra protestano: «Un atto eversivo»
Appuntamento oggi alle 15.45: si vota la fiducia sui primi due articoli del Rosatellum bis. Domani mattina la terza ed ultima fiducia, entro la serata il voto finale. In un martedì che infiamma la politica, è il programma stabilito dai capigruppo di Montecitorio per la nuova legge elettorale, che introdurrebbe un sistema misto proporzionale maggioritario. Troppi i rischi legati a voti segreti sugli emendamenti: il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, autore della proposta di legge elettorale (da qui Rosatellum) ha spiegato: «Viste le dichiarazioni di chi minacciava di richiedere lo scrutinio segreto sugli emendamenti, abbiamo assunto questa posizione. Evitiamo un Vietnam che non sarebbe all’insegna della correttezza. In aula portiamo un testo che è frutto della mediazione tra ben otto gruppi parlamentari diversi. I partiti e i cittadini hanno bisogno di sapere con quale legge si va alle urne. E il voto segreto è uno strumento assolutamente improprio sulla legge elettorale». Già lunedì sera, esaminando i circa 200 emendamenti (la maggior parte
Disavventura a Roma per Alessandro Di Battista: sceso in piazza per protestare contro la legge elettorale, il deputato grillino è convinto di trovarsi fra i suoi attivisti. Invece sono simpatizzanti del Movimento liberazione Italia, che vuole togliere il potere ai «cialtroni abusivi del Parlamento». Fischi per Di Battista, che deve andarsene. firmati da gruppi che si oppongono al Rosatellum bis, ossia M5S, Sinistra Italiana, Mdp, e Fratelli d’Italia), i capigruppo di Pd, Fi, Lega e Ap - l’alleanza che sostiene la legge - hanno verificato il rischio di circa cento possibili voti segreti. Con relativo rischio di franchi tiratori. Ecco quindi la decisione di porre la fiducia alla Camera, mossa che farebbe decadere tutti gli emendamenti, anche se il voto finale sarebbe a scrutinio segreto. La decisione, annunciata in aula dalla ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, è stata contestata (con tanto di lancio ironico di rose). Grida pure contro la presidente Laura Boldrini: bagarre, seduta sospesa, capigruppo convocati.
TERZA VOLTA «Siamo in piena emergenza democratica», attacca il candidato premier dei Cinquestelle Luigi Di Maio, annunciando una manifestazione per oggi a Roma, quando in piazza scenderanno anche Articolo 1Mdp e Sinistra Italiana. L’M5S, contrario a «una legge che getterebbe il Paese nel caos favorendo l’inciucio Renzi-Berlusconi, con la benedizione del venduto Salvini», per dirla sempre con Di Maio, replicheranno la protesta giovedì. Una richiesta di intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella da parte di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) è caduta nel vuoto: il Quirinale fa sapere che, pur apprezzando l’impegno delle Camere, nulla può decidere nel merito. Roberto Speranza, di Mdp, tira invece in causa il premier Paolo Gentiloni («Aveva detto parole chiarissime, la legge elettorale è materia del Parlamento e non del governo»), che avrebbe condiviso la decisione con il Colle e con Matteo Renzi per «facilitare» il percorso della riforma. È la terza volta che un governo pone la questione di fiducia su una legge elettorale. La prima nel 1953, governo De Gasperi, l’ultima nel 2015, governo Renzi.