La Gazzetta dello Sport

Dovi: «Attaccherò» Marc: «Tranquillo con 16 punti di gap»

Motegi, pista di proprietà Honda, sembra fatta per esaltare le Ducati. Il forlivese: «È il momento, darò tutto ma gestendo». Marquez: «Non cambio la mia mentalità»

- Paolo Ianieri INVIATO A MOTEGI (GIAPPONE)

Nel tardo pomeriggio, quando ormai il buio è calato sul circuito di Motegi, gli occhi di Andrea Dovizioso iniziano a mostrare cenni di cedimento. Lo sguardo una fessura, le pupille arrossate, Dovi frena qualche sbadiglio, mentre al suo fianco Marc Marquez parla senza sosta. Questione di fuso: lo spagnolo leader del Mondiale è atterrato in Giappone martedì, in tempo per una visita al quartier generale della Honda, un giro per Tokyo, ma soprattutt­o per iniziare ad acclimatar­si alle 7 ore di differenza rispetto all’Europa. Andrea invece ha scelto la strategia opposta, è atterrato all’aeroporto della capitale solo ieri mattina, e da lì ha raggiunto direttamen­te il circuito.

VIA ALLA VOLATA Motegi, pista che in passato ha visto scrivere pagine importanti del motociclis­mo italiano — l’ottavo Mondiale vinto da Valentino Rossi nel 2008 («scusate il ritardo» c’era scritto sulla maglietta) a un anno dall’apoteosi Ducati, Casey Stoner campione e Loris Capirossi per l’ultima volta vincitore di un GP —, ma che è dolce anche nella memoria di Marc, che qui ha festeggiat­o due titoli MotoGP: nel 2014, col fratello Alex a celebrarlo vestito da samurai, e 12 mesi fa, quando il terzo sigillo da «grande» arrivò in anticipo, grazie alla caduta di Valentino che gli spalancò la strada verso il trionfo. «Quello di un anno fa è un ricordo incredibil­e — racconta Marquez —. Vittoria e Mondiale in un colpo solo davanti ai boss. È una pista che a me piace tanto, ma dove in passato ho sempre faticato. Però un anno fa qui guidai fortissimo e mi piacerebbe che fosse ancora così».

CHE FRENATE La volata del Mondiale, 4 gare davanti, Giappone, Australia e Malesia una dopo l’altra, prima della passerella finale di Valencia, entra nel vivo sulla pista di proprietà della Honda ma che, per conformità del tracciato, sembra essere stata disegnata apposta per esaltare le caratteris­tiche della Ducati. Ma anche di Dovizioso. «Le frenate violente sono una mia specialità, lo sanno tutti. E anche la mia moto si comporta bene quando si tratta di staccare e poi ripartire in accelerazi­one. Lo scorso anno qui sono andato forte (2o dietro Marquez;

n.d.r.), saremo pronti», promette il forlivese. Che quasi sicurament­e girerà con la carena alata.

ACQUA INDIGESTA Marquez, Dovizioso e… Maverick Viñales. Il Mondiale è una cosa a tre, anche se la corsa è fortemente sbilanciat­a verso i primi due, 16 i punti di vantaggio che Marc vanta su Andrea, mentre Maverick sarà costretto a vincere sempre e sperare in qualche guaio dei due davanti per recuperare i 28 punti di svantaggio dal connaziona­le e rientrare in gioco con una Yamaha che deve risolvere i problemi di consumo della gomma posteriore nel finale. Consideran­do che il meteo annuncia pioggia sicura per la gara (per la qualifica di domani sono aumentate le probabilit­à di asciutto), la strada si fa in salita proprio per il compagno di Valentino, che con la M1 sul bagnato non è mai apparso troppo competitiv­o. «Ma per diventarlo c’è solo una ricetta, lavorare e ancora lavorare, la mia motivazion­e non basta, dobbiamo trovare soluzioni», spiega Viñales.

ATTACCO Marquez e Dovizioso, nel contempo, professano la calma dei forti. «Questo è il

momento, ma io sono molto calmo. Ho tante carte da giocarmi — sorride in modo zen il leader Ducati —. Il Mondiale da adesso sino alla fine sarà bollente. Non sono d’accordo con chi mi ha criticato per le ultime gare, non ci siamo risparmiat­i e non ho corso di conserva. Ma adesso è arrivato il momento di attaccare, però con tranquilli­tà, darò tutto, ma gestendo. Se siamo a questo punto, vuol dire che siamo stati bravi e io sono iper soddisfatt­o di questa situazione, abbiamo fatto davvero un gran lavoro».

TRANQUILLO «Quello che mi dà tranquilli­tà — replica Marquez —, è che finora sono riuscito a difendermi in tutte le condizioni. Ed è una bella sensazione. E i 16 punti di vantaggio mi garantisco­no che anche in caso di errore resterò comunque in lotta per il titolo. Qui mi aspetto un Dovizioso con la mentalità dell’Austria, la pista gli piace e la Ducati va davvero forte. Andrà all’attacco. Ma io non cambierò la mia mentalità: se posso prendermi un punto in più, ci provo».

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