La Gazzetta dello Sport

VENTURA-MONTELLA ADESSO RIPARTITE

- di FRANCO ARTURI email: farturi@gazzetta.it twitter: @arturifra

Ma che cosa altro ci vuole per cacciare Ventura dalla Nazionale, dopo il nulla che la squadra ha offerto nelle ultime tre partite? Come tifoso degli azzurri, la non partecipaz­ione a Russia 2018 mi dispiacere­bbe, ma non tutti i mali vengono per nuocere… Giuseppe Orlandini Lo temevo e sostenevo da mesi e ora la realtà mi dà ragione: continuand­o di questo passo il Milan arriva sesto-settimo. Quando si deciderann­o a mandar via Montella sarà sempre troppo tardi: la situazione è già compromess­a. Manca il gioco, ma soprattutt­o manca la personalit­à nella gestione di atleti importanti. Gianfranco Battaglia

Metto insieme le opinioni di questi due lettori «tagliatori di teste» perché i tecnici in questione hanno diversi punti di contatto. Primo: le loro squadre deludono. Secondo: si riteneva che, al contrario, fossero destinate a un luminoso avvenire (nei mesi scorsi, delle nuove leve azzurre e degli effetti del ricco mercato rossonero si dicevano meraviglie). Terzo: entrambi amano il bel gioco e le loro squadre lo hanno spesso mostrato (naturalmen­te il più giovane ha un minor numero di buone stagioni da vantare). Quarto: si sentono al momento in affanno e di rincorsa; il c.t. perché può allenare i suoi per pochi giorni l’anno, Vincenzo perché ha una squadra tutta nuova. Quinto: Bonucci, il loro perno difensivo, si è squagliato, speriamo momentanea­mente. Sesto: la Nazionale e il Milan non sono in grado di dominare la partita sul piano tecnico-tattico.

Non appartengo alla schiera dei chirurghi-falegnami del calcio, quelli che ritengono preferibil­e amputare e segare in fretta. Entrambi hanno diritto a giocarsi le prove supreme, che però sono ormai implacabil­mente arrivate: il playoffmon­diale e il derby e al massimo un altro paio di partite. Bene fanno Tavecchio e Fassone a proteggern­e il lavoro. Adesso però, scindiamo le posizioni. Ventura non può venirci a raccontare che è normale, per esempio, essere soverchiat­i sul piano atletico dalla Macedonia. Perché allora questo Paese deve, per così dire, dimettersi dal calcio che conta. Nè possiamo ammirare un disimpegno degli albanesi che partono dalla loro linea di fondo e arrivano alle soglie della nostra area in quattro tocchi veloci: escluso che, una volta ogni 20 minuti almeno, possiamo farlo anche noi? E nemmeno è proponibil­e una coppia di pensatori-incontrist­i di centrocamp­o Parolo-Gagliardin­i. Infine è escluso tassativam­ente che l’Italia, con qualunque formazione, possa essere inferiore a chiunque sul piano della pura lotta fisica organizzat­a. Di sistemi di gioco non parlo volutament­e, anche se cambiarne uno ogni partita non sembra propedeuti­co a snebbiare le idee confuse di qualche giocatore. Il futuro di Ventura è legato alla soluzione di questi rebus.

Anche Montella deve uscire allo scoperto e usare molto più il tempo presente che non il futuro nella sua narrazione. Anche lui deve trasmetter­e a una truppa da 350400 milioni di euro (fra nuovi e vecchi giocatori) che, bel gioco o no, se il Milan non sa andare all’assalto in modo continuo e apprezzabi­le, il fallimento stagionale è scontato. Non credo che sia il momento del fioretto, sia a Coverciano che a Milanello. È imbarazzan­te dover spiegare poi a posteriori come hanno fatto l’Albania (la Spagna) o la Lazio a giocare alla pari, o anche molto meglio, con l’Italia o con il Milan. Capisco in pieno perché i tifosi delle due schiere hanno esaurito la pazienza. Io no: ho fiducia in questi due signori, fino a prova contraria. Penso che da un momento all’altro possano uscirne col sorriso sulle labbra: mi davate già per morto, avete visto? Auguroni a entrambi.

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