VENTURA-MONTELLA ADESSO RIPARTITE
Ma che cosa altro ci vuole per cacciare Ventura dalla Nazionale, dopo il nulla che la squadra ha offerto nelle ultime tre partite? Come tifoso degli azzurri, la non partecipazione a Russia 2018 mi dispiacerebbe, ma non tutti i mali vengono per nuocere… Giuseppe Orlandini Lo temevo e sostenevo da mesi e ora la realtà mi dà ragione: continuando di questo passo il Milan arriva sesto-settimo. Quando si decideranno a mandar via Montella sarà sempre troppo tardi: la situazione è già compromessa. Manca il gioco, ma soprattutto manca la personalità nella gestione di atleti importanti. Gianfranco Battaglia
Metto insieme le opinioni di questi due lettori «tagliatori di teste» perché i tecnici in questione hanno diversi punti di contatto. Primo: le loro squadre deludono. Secondo: si riteneva che, al contrario, fossero destinate a un luminoso avvenire (nei mesi scorsi, delle nuove leve azzurre e degli effetti del ricco mercato rossonero si dicevano meraviglie). Terzo: entrambi amano il bel gioco e le loro squadre lo hanno spesso mostrato (naturalmente il più giovane ha un minor numero di buone stagioni da vantare). Quarto: si sentono al momento in affanno e di rincorsa; il c.t. perché può allenare i suoi per pochi giorni l’anno, Vincenzo perché ha una squadra tutta nuova. Quinto: Bonucci, il loro perno difensivo, si è squagliato, speriamo momentaneamente. Sesto: la Nazionale e il Milan non sono in grado di dominare la partita sul piano tecnico-tattico.
Non appartengo alla schiera dei chirurghi-falegnami del calcio, quelli che ritengono preferibile amputare e segare in fretta. Entrambi hanno diritto a giocarsi le prove supreme, che però sono ormai implacabilmente arrivate: il playoffmondiale e il derby e al massimo un altro paio di partite. Bene fanno Tavecchio e Fassone a proteggerne il lavoro. Adesso però, scindiamo le posizioni. Ventura non può venirci a raccontare che è normale, per esempio, essere soverchiati sul piano atletico dalla Macedonia. Perché allora questo Paese deve, per così dire, dimettersi dal calcio che conta. Nè possiamo ammirare un disimpegno degli albanesi che partono dalla loro linea di fondo e arrivano alle soglie della nostra area in quattro tocchi veloci: escluso che, una volta ogni 20 minuti almeno, possiamo farlo anche noi? E nemmeno è proponibile una coppia di pensatori-incontristi di centrocampo Parolo-Gagliardini. Infine è escluso tassativamente che l’Italia, con qualunque formazione, possa essere inferiore a chiunque sul piano della pura lotta fisica organizzata. Di sistemi di gioco non parlo volutamente, anche se cambiarne uno ogni partita non sembra propedeutico a snebbiare le idee confuse di qualche giocatore. Il futuro di Ventura è legato alla soluzione di questi rebus.
Anche Montella deve uscire allo scoperto e usare molto più il tempo presente che non il futuro nella sua narrazione. Anche lui deve trasmettere a una truppa da 350400 milioni di euro (fra nuovi e vecchi giocatori) che, bel gioco o no, se il Milan non sa andare all’assalto in modo continuo e apprezzabile, il fallimento stagionale è scontato. Non credo che sia il momento del fioretto, sia a Coverciano che a Milanello. È imbarazzante dover spiegare poi a posteriori come hanno fatto l’Albania (la Spagna) o la Lazio a giocare alla pari, o anche molto meglio, con l’Italia o con il Milan. Capisco in pieno perché i tifosi delle due schiere hanno esaurito la pazienza. Io no: ho fiducia in questi due signori, fino a prova contraria. Penso che da un momento all’altro possano uscirne col sorriso sulle labbra: mi davate già per morto, avete visto? Auguroni a entrambi.