La Gazzetta dello Sport

Qui «Red Hook» Tra moda, stile di vita e il sogno olimpico

Domani a Milano la finale del circuito mondiale delle bici a scatto fisso. Da mezzo di lavoro a oggetto sportivo: e il Made in Italy fa tendenza

- Andrea Guerra fixie. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Èconsidera­to quello spazio del ciclismo agonistico tra i più genuini, quello che ha conservato alcuni caratteri che hanno reso lo sport delle due ruote tra i più amati e seguiti al mondo, un universo parallelo al profession­ismo nel quale non contano solo allenament­o e watt, tecnica e tattica, ma dove giocano passione, voglia di condivider­e, e dove ai punti si potrebbe anche vincere per la fantasia dei tatuaggi o il numero di piercing. Parliamo delle gare urbane riservate alle fixed, le biciclette a scatto fisso, senza freni e senza cambio. E l’appuntamen­to massimo si chiama Red Hook Criterium, il campionato del mondo a tappe — che domani torna a Milano per la finale della serie 2017, attesi nell’arco della giornata diecimila spettatori — ovvero la punta di un iceberg che non è solo da considerar­si un fenomeno sportivo ma una sorta di avanguardi­a stilistica, un movimento sociale che aggrega sempre più persone e che si sta ritagliand­o uno spazio di tutto rispetto anche negli ambiti agonistici ufficiali.

DAI POSTINI Le bici a scatto fisso sono nate in pista, dove tuttora albergano, ma sono uscite presto dalle mura dei velodromi. A sceglierle come mezzo di locomozion­e, o meglio di lavoro, furono i bike messenger, i postini a pedali, che il secolo scorso cominciaro­no a consegnare pacchi passando la loro giornata in sella e sfidando il traffico delle metropoli a stelle e strisce. A loro serviva un mezzo agile e scattante ma tecnicamen­te scarno, che non richiedess­e troppa manutenzio­ne e non prestasse il fianco a rotture e danneggiam­enti. Da simbolo di un movimento urbano, la

fixed è finita per essere un oggetto desiderato da tutti: «Lasciando stare le frange hipster, oggi la usano davvero tutti» racconta Antonio Colombo, mister Cinelli, uno che ha fatto innamorare delle bici senza freni anche Steve Jobs. «Come la mountain bike 30 anni fa, oggi le scatto fisso hanno un pubblico trasversal­e. Accade così per le avanguardi­e: nascono dalle idee di pochi e poi diventano moda». Oggi il segmento high

performanc­e è in espansione e il brand Made in Italy è uno dei più amati e venduti in tutto il mondo, dagli Usa al Giappone.

LE GARE UFFICIALI Da mezzo di lavoro e alla moda, le fixed

gear sono diventate anche un oggetto sportivo. Dalle alleycat, le gare fuori legge dei postini senza freni, si è passati all’organizzaz­ione di numerose competizio­ni ufficiali,di cui Red Hook è forse la punta di diamante. In Italia — la stima dice 40mila bici vendute nell’ultimo anno, giro d’affari di 35 milioni di euro — la situazione si è così tanto evoluta (grazie soprattutt­o alla spinta di atleti e società sportive che si sono lanciate nel mondo agonistico delle fisse) che la stessa Federazion­e Ciclistica Italiana ha aperto una sezione all’interno del suo organigram­ma e ha organizzat­o, prima al mondo, un campionato nazionale ufficiale. A vestire il primo tricolore «senza freni» sono stati i vincitori il 9 settembre scorso della tappa di Salsomaggi­ore del cir- cuito Criterium Italia, Martino Poccianti e Paola Panzeri. «Vedrete, i criterium riservati alle bici a scatto fisso diventeran­no presto disciplina olimpica, ne sono convinto», dichiara Colombo.

UNCINO ROSSO Il circo colorato e rumoroso di Red Hook Criterium fotografa perfettame­nte la situazione del settore. Assistendo a una gara oggi si tocca con mano la storia di questo fenomeno e si percepisco­no anche gli sviluppi futuri, con tutti i principali brand (produttori di bici, marchi di abbigliame­nto e accessori) che hanno puntato i riflettori e i budget su questo mondo frenetico.Tutto iniziò nel 2007 quando David Trimble organizzò, nella zona del vecchio molo del sobborgo di Red Hook (a Brooklyn), una gara tra amici. A dieci anni di distanza, la manifestaz­ione richiama oggi atleti provenient­i da 34 Paesi. E al fianco dei rider della prima ora, quelli che ancora oggi corrono nel circuito per passione e perpetuare la propria adesione al movimento, ci sono profession­isti che appendono al chiodo le bici da corsa e salgono su quelle senza freni. Tra i 325 uomini al via a Milano (è la quarta tappa della serie 2017 dopo New York, Londra e Barcellona), gli italiani saranno oltre 120 e tra loro ci sono ex pro’ come Ivan Ravaioli, campione Red Hook 2015, o Davide Viganò, brianzolo che ha vestito la maglia di Sky e Quick Step. Sarà assente, perché ancora nella casa del Grande Fratello, Ignazio Moser, figlio del grande Francesco, giovane talento delle due ruote che dopo aver abbandonat­o la strada che lo stava portando al profession­ismo ha deciso di restare nel mondo delle corse, ma in sella a una

 ??  ?? Una fase della gara in notturna 2016 del circuito Red Hook: è l’ottava volta che Milano ospita la finale
Una fase della gara in notturna 2016 del circuito Red Hook: è l’ottava volta che Milano ospita la finale
 ??  ?? L’ex profession­ista Davide Viganò è in testa al circuito Red Hook
L’ex profession­ista Davide Viganò è in testa al circuito Red Hook

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