Prima un sogno poi un incubo Ciro, la Juve non è più tabù
C’era un ragazzo che amava la Juve e soprattutto il suo simbolo, Del Piero. C’era un ragazzo che sognava di fare il calciatore e che avrebbe desiderato farlo con la stessa maglia del suo idolo di bambino. Quel ragazzo, ancora adolescente, toccò il cielo con un dito. Perché da Torre Annunziata, dove cresceva a pane e pallone, Ciro Immobile si trasferì a Torino per far parte del settore giovanile della «sua» Juve. A pochi passi dal totem Del Piero. A pochi passi dal sogno più grande che potesse fare. Ma poi, arrivato al dunque, il sogno non si avverò. Nonostante un paio di «Viareggio» conquistati da protagonista, nonostante due titoli di capocannoniere vinti (in B col Pescara e in A col Toro). La Juve, la «sua» Juve non se l’è mai sentita di puntare su di lui. E così da quando il cordone ombelicale fu definitivamente tagliato (con la cessione al Dortmund) quel sogno chiamato Juve è diventato «solo» un avversario.
CHE NUMERI Ciro Immobile oggi non è più quel ragazzo che guardava alla Juve come un desiderio troppo grande per essere vero. È diventato uomo, padre di due splendide bimbe, nel pieno della maturità di calciatore. Che si è scrollato di dosso l’etichetta di «scarto» della Juve per diventare un attaccante di livello internazionale. Grazie alla Lazio che lo ha accolto e rilanciato dopo gli esìli di Dortmund e Siviglia. E finalmente ora può guardare dritto negli occhi quella squadra che per lui è stata prima mamma e poi