Mediano e mezzala: gli straordinari di Vecino
Chiave della sfida sta nel pressing e nell’aggressività. Nel primo tempo il Milan ha un atteggiamento troppo passivo
Il senso dello spettacolo sta in una parola: aggressività. Quando l’Inter e il Milan sono state aggressive in mezzo al campo hanno creato, divertito, giocato. Quando, invece, sono rimaste passive, timorose, sempre in attesa della mossa dell’avversario, sono andate in difficoltà, hanno boccheggiato e faticato non poco a mettere la testa fuori dal tunnel.
MOSSE Nel primo tempo l’atteggiamento rinunciatario dei rossoneri favorisce i ragazzi di Spalletti: Borja Valero si trova a meraviglia tra le linee milaniste. Montella ordina a Biglia di seguirlo, ma dovrebbe essere uno dei centrali difensivi ad accorciare sullo spagnolo, altrimenti che ci stanno a fare Musacchio, Bonucci e Romagnoli per il solo Icardi? Considerando che di Perisic si occupa in prima battuta Borini mentre Candreva finisce sulle orme di Rodriguez, sarebbe logico che uno dei centrali si staccasse e andasse a pressare Valero. Ciò non accade e l’Inter se ne avvantaggia. Si badi bene: non è si è visto.
ATTEGGIAMENTO L’Inter, che ha qualità individuali superiori ai rossoneri, deve ancora diventare una squadra «spallettiana». Prendiamo i centrocampisti Vecino e Gagliardini. Il primo interpreta benissimo il ruolo, argina e riparte con forza e con idee. Gagliardini, invece, dopo aver ben controllato Kessie nel primo tempo, va in bambola con Suso (schierato da mezzala nella ripresa) e, in generale, è troppo passivo: aspetta che gli avversari costruiscano e invece dovrebbe anticipare le loro giocate e tentare di rubare il pallone. Nel calcio di oggi il pressing, se è allenato e organizzato, risulta fondamentale. I nerazzurri tendono ancora troppo spesso ad arretrare. Il baricentro medio è «basso»: 49,7 metri. E per fortuna che, seguendo la lezione di Spalletti, i giocatori riescono a compattarsi in modo che la squadra non si allunghi.
DOPPIO RUOLO Con il calo fisico di Borja Valero nella ripresa, sale in cattedra Vecino che prende per mano i compagni. Ha energie, coraggio e buone geometrie: recupera il pallone, lo porge sull’esterno e poi si butta in area per ricevere il cross (sempre che prima di lui non arrivi un certo Icardi...). I centrocampisti del Milan faticano ad arginare le cavalcate di Vecino e difficilmente, quando vanno all’arrembaggio, lo superano. Un po’ mediano e un po’ mezzala: perfetta interpretazione del ruolo in chiave moderna.