La Gazzetta dello Sport

Le gerarchie cambiano Il re si fa ipnotizzar­e, il ragazzino non trema

Belga sul rigore che avrebbe riaperto prima il match: «Che rabbia, un errore che pesa». Il mediano: «Primo gol in carriera!»

- Mimmo Malfitano INVIATO A MANCHESTER

Undici metri di rimpianti, l’illusione di poter rimediare ad un errore che avrebbe potuto evitare la sconfitta. Napoli ha qualcosa di cui rammaricar­si, un rigore sbagliato, dopo aver vissuto la prima mezz’ora da incubo. Il tradimento è arrivato dal suo uomo migliore, quel talento che s’è saputo costruire un’immagine vincente per le qualità dimostrate sotto porta. Proprio lui è venuto meno nel momento in cui la squadra aveva accennato una timida reazione, conquistan­dosi un rigore che avrebbe potuto riaprire la partita con largo anticipo, rispetto al secondo tiro dal dischetto arrivato nel secondo tempo. Dries Mertens s’è sistemato il pallone con la solita cura, ha guardato dritto negli occhi Ederson, ed ha calciato a colpo sicuro, impattando male il pallone, però, e favorendo la respinta del portiere avversario. È stato il sesto rigore consecutiv­o respinto da un portiere del City in Champions e Mertens è in buona compagnia visti i nomi di Messi, Ibra, Neymar. «Abbiamo avuto problemi a praticare il nostro gioco — ha detto il belga —, ma dopo ci siamo ripresi e abbiamo dimostrato di poter competere su questi campi».

RABBIA Sul piano personale, l’attaccante è molto deluso. «In me c’è più rabbia che rimpianti, perché in queste competizio­ni le occasioni le devi sfruttare ed io ho sbagliato il rigore. Un errore che mi pesa», ha ammesso Mertens che quando l’arbitro ha fischiato il secondo rigore, si è fatto da parte, lasciando la battuta al giovane Diawara: «Lui è il secondo tiratore e mi sono sentito di lasciargli­elo. Ora, però, lasciamo perdere questa sconfitta, non dobbiamo farci condiziona­re da questa partita e guardiamo con fiducia allo scontro diretto con l’Inter di sabato», ha concluso il capocannon­iere del Napoli.

CORAGGIO Il resto lo racconta lo stesso Amadou Diawara: «Sono andato a chiedere prima ad Hamsik e poi a Mertens». E s’è presentato sul dischetto senza alcun condiziona­mento. Lui, poco più che ventenne, ora ha sentimenti combattuti: «Dispiaciut­o per quell’inizio difficile che ha condiziona­to il risultato. Ma anche felice per il mio primo gol». In Champions e anche in assoluto come profession­ista. L’Etihad non gli ha fatto paura, anzi lo ha caricato, facendogli tirare fuori quel coraggio e quella personalit­à essenziale in momenti come questi. Non ha avuto esitazioni, è partito ed ha calciato battendo Ederson che, ne primo tempo, aveva ipnotizzat­o Mertens. Il gol ha riacceso l’entusiasmo, in campo e sugli spalti, dove erano presenti 3.200 tifosi napoletani giunti, quassù, con ogni mezzo. Dal settore loro destinato è partito l’incitament­o, con l’ingresso di Allan. E con un intenditor­e, Diawara ha avuto più possibilit­à di muoversi, di provare ad organizzar­e il gioco. Aggiunge Diawara: «Nel secondo tempo abbiamo avuto un po’ di grinta e volontà di aggredire in avanti ed abbiamo avuto risultati. Dobbiamo migliorare queste piccole cose per arrivare dove vogliamo». E con un ventenne dalla spiccata personalit­à tutto è possibile.

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AP Amadou Diawara, 20 anni

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