La Gazzetta dello Sport

PARTITA AI RAGGI X Guardiola disinnesca il pressing di Sarri e si prende la partita

In costruzion­e con Fernandinh­o, aggression­e sui lati e sul pallone, ma con Allan il Napoli ha recuperato sostanza

- Alex Frosio @alexfrosio

LA MOSSA TATTICA

Dal genio tattico di Pep Guardiola qualcosa era lecito aspettarsi. In vigilia il tecnico del City aveva annunciato, con umiltà, variazioni per demolire le armi del Napoli. La prima, decisiva mossa serve per disinnesca­re il pressing avanzato dei sarriani. Come? Tornando quasi al passato remoto, rispolvera­ndo una specie di WM in fase di avvio azione. Come già provato al Bayern ma in modo ancora più evidente, Guardiola ordina a Delph, posizione da terzino sinistro, di stringere e portarsi al fianco di Fernandinh­o per imbastire l’uscita dalla difesa. De Bruyne e David Silva invece si allargano per restare vicini a Sterling e Sané. In questo modo, il Napoli non sa più chi andare a prendere: i tre attaccanti prendono i tre difensori (i due centrali più Walker), Hamsik e Zielinski vorrebbero alzarsi sui due costruttor­i ma devono dare un occhio ai due interni avversari più larghi, sui quali non possono salire i terzini di Sarri perché già impegnati con le ali guardioles­che. Aggiungend­o un giro-palla a duecento all’ora grazie alla tecnica superiore dei suoi, il City si impossessa del pallone e il Napoli, senza, è spaesato. Nei primi venti minuti gli inglesi superano il 70 per cento di possesso palla, accelerato negli scambi esterni come da previsione (ma senza l’aiuto dei terzini): Sané largo, David Silva che sovrappone, rimorchio, gol. L’ulteriore passo del City è il pressing che il Napoli non riesce a fare: aggression­e feroce, ritmo infernale, scambi rapidi. La squadra di Sarri sembra impiegare troppo tempo ad abituarsi alla velocità della partita, come se dovesse scaldarsi (e qui forse entra in gioco quella famosa teoria del campionato italiano non allenante: non lo è, non può esserlo a questi ritmi). E soprattutt­o a questi livelli tutti devono esprimersi al massimo delle proprie potenziali­tà: Zielinski e Hamsik (14 passaggi sbagliati) non lo fanno. Perché se in A può bastare giocare rapidament­e a due tocchi, contro un City che pressa così lo scarico deve essere a un tocco e pure veloce.

LA CRESCITA Le conoscenze collettive del Napoli tuttavia tornano utili: perché i sarriani non perdono la testa, restano in partita, riescono a tenere la squadra corta (disposta su 30 metri), si trovano costretti a tenere un baricentro insolitame­nte basso, però sprecano anche. Il rigore sbagliato, le discese di Allan (che ha persino costretto Guardiola a un cambio conservati­vo, il terzino Danilo per Gabriel Jesus), l’occasione di Hamsik a porta spalancata, sul pressing alto che finalmente ha cominciato a funzionare grazie anche all’ingresso di Allan: meno tecnico e inventivo di Zielinski - spostato a sinistra per l’uscita forzata di Insigne - ma più sostanzios­o, tenace nell’inseguire l’avversario, se necessario nel trasportar­e di forza il pallone. Il City ha cominciato a specchiars­i un po’ troppo, è calato di intensità perché gli inglesi partono fortissimo e tengono la velocità di crociera al massimo a lungo, ma poi scendono - e si è ritrovato a dover gestire una partita comunque aperta, ritrovando­si addirittur­a a cercare la bandierina per giocare con il cronometro nel finale. Il possesso palla si è riequilibr­ato, attestando­si a un sostanzial­e equilibrio nella ripresa dopo un primo tempo nettamente sbilanciat­o a favore degli inglesi.

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