MAURITO-GOL FERMA IL TEMPO E DIVENTA UN SIMBOLO
L’ARGENTINO FISSA L’IMMAGINE DEL DERBY SUL SECONDO GOL, FLUTTUANDO NELL’ARIA PER COLPIRE. E POI FA FESTA COME MILITO AI TEMPI DELLA TRIPLETTA AL MILAN
Può sembrare un errore, è vero: una mezza svirgolata, il pallone «affettato» e non colpito pieno, e solo così assume quella traiettoria imprendibile. Può sembrare un errore e invece è soltanto l’applicazione pratica di quella specie di potere «mutante» proprio degli attaccanti di razza, il talento innato di fare sempre la cosa giusta al momento giusto, anche se sembra sbagliata. Maurito Icardi è di quella razza lì, e l’apparente errore diventa per magia l’immagine-simbolo del derby: una posa plastica, sospeso a mezz’aria, per segnare il secondo gol. Che diventa la perla rosa della settimana.
PRINCIPE ED EREDE A quell’immagine, già vista sulla Prima della Gazzetta e riproposta qui sopra, se ne aggiunge un’altra altrettanto suggestiva: Icardi festeggia allargando le braccia come se volasse, piegato in avanti, dietro di lui ci sono il calvo Borja Valero che esulta e il milanista Suso atterrito. Sui social, qualcuno ha accostato quella foto a un’altra, praticamente identica, di Diego Milito nel derby di ritorno del 2012, quando anche lui segnò una tripletta (l’ultimo a riuscirci prima di Maurito), braccia larghe come se volasse, dietro di lui il calvo Cambiasso che esulta e il milanista Yepes atterrito. Argentini tutti e due, anche se Maurito di formazione calcistica europea, e soprattutto grandi goleador. Icardi ha già sorpassato Milito — 87 gol in 154 partite nerazzurre per l’attuale 9, 75 in 171 per il Principe — però sulla bilancia della storia dell’Inter il vecchio 9 ha ancora un peso superiore, se non altro per quel ruolo da protagonista nell’anno del Triplete, con la doppietta contro il Bayern nella finale di Champions, competizione in cui Mauro non si è ancora cimentato.
MIGLIORARE A proposito di Triplete, un altro dei suoi protagonisti, Cristian Chivu, domenica sera di Icardi parlava così: «È una prima punta vera, che ha bisogno di palloni in area, di una squadra che lo metta nelle condizioni di segnare. Deve imparare qualche movimento, giocare con la squadra e per la squadra perché in certe partite serve anche questo, ed è un aspetto in cui non è ancora all’altezza». È un complimento nascosto in una critica, perché significa che Mauro può ulteriormente migliorare. Se nel frattempo segna, e tanto come sa fare, tanto di guadagnato.
IL PODIO Il prossimo avversario sarà Pepe Reina, impallinato una sola volta nel 2-0 dell’aprile 2016. Il portiere del Napoli si accomoda sul secondo gradino del podio e anche questa sembra un’immagine già vista, perché lo spagnolo si è esibito in una parata pressoché identica — compreso il bacio al palo — a quella del successo dei sarriani nel marzo scorso: allora, tiro di Perotti deviato da Koulibaly (e vinse la perla), stavolta sul colpo di testa ravvicinato di Fazio. In quella porta, sotto la curva sud giallorossa, anche a Reina spuntano i geni mutanti. Terzo posto per Adel Taarabt e a tutta l’azione del primo gol genoano a Cagliari: e forse più del rasoterra sul primo palo è da sottolineare il primo tocco, di prima con l’esterno, per invitare Rigoni all’unodue, perfettamente eseguito. Solo a Rastelli non sarà piaciuto.