La Gazzetta dello Sport

MAURITO-GOL FERMA IL TEMPO E DIVENTA UN SIMBOLO

L’ARGENTINO FISSA L’IMMAGINE DEL DERBY SUL SECONDO GOL, FLUTTUANDO NELL’ARIA PER COLPIRE. E POI FA FESTA COME MILITO AI TEMPI DELLA TRIPLETTA AL MILAN

- @alexfrosio di ALEX FROSIO

Può sembrare un errore, è vero: una mezza svirgolata, il pallone «affettato» e non colpito pieno, e solo così assume quella traiettori­a imprendibi­le. Può sembrare un errore e invece è soltanto l’applicazio­ne pratica di quella specie di potere «mutante» proprio degli attaccanti di razza, il talento innato di fare sempre la cosa giusta al momento giusto, anche se sembra sbagliata. Maurito Icardi è di quella razza lì, e l’apparente errore diventa per magia l’immagine-simbolo del derby: una posa plastica, sospeso a mezz’aria, per segnare il secondo gol. Che diventa la perla rosa della settimana.

PRINCIPE ED EREDE A quell’immagine, già vista sulla Prima della Gazzetta e riproposta qui sopra, se ne aggiunge un’altra altrettant­o suggestiva: Icardi festeggia allargando le braccia come se volasse, piegato in avanti, dietro di lui ci sono il calvo Borja Valero che esulta e il milanista Suso atterrito. Sui social, qualcuno ha accostato quella foto a un’altra, praticamen­te identica, di Diego Milito nel derby di ritorno del 2012, quando anche lui segnò una tripletta (l’ultimo a riuscirci prima di Maurito), braccia larghe come se volasse, dietro di lui il calvo Cambiasso che esulta e il milanista Yepes atterrito. Argentini tutti e due, anche se Maurito di formazione calcistica europea, e soprattutt­o grandi goleador. Icardi ha già sorpassato Milito — 87 gol in 154 partite nerazzurre per l’attuale 9, 75 in 171 per il Principe — però sulla bilancia della storia dell’Inter il vecchio 9 ha ancora un peso superiore, se non altro per quel ruolo da protagonis­ta nell’anno del Triplete, con la doppietta contro il Bayern nella finale di Champions, competizio­ne in cui Mauro non si è ancora cimentato.

MIGLIORARE A proposito di Triplete, un altro dei suoi protagonis­ti, Cristian Chivu, domenica sera di Icardi parlava così: «È una prima punta vera, che ha bisogno di palloni in area, di una squadra che lo metta nelle condizioni di segnare. Deve imparare qualche movimento, giocare con la squadra e per la squadra perché in certe partite serve anche questo, ed è un aspetto in cui non è ancora all’altezza». È un compliment­o nascosto in una critica, perché significa che Mauro può ulteriorme­nte migliorare. Se nel frattempo segna, e tanto come sa fare, tanto di guadagnato.

IL PODIO Il prossimo avversario sarà Pepe Reina, impallinat­o una sola volta nel 2-0 dell’aprile 2016. Il portiere del Napoli si accomoda sul secondo gradino del podio e anche questa sembra un’immagine già vista, perché lo spagnolo si è esibito in una parata pressoché identica — compreso il bacio al palo — a quella del successo dei sarriani nel marzo scorso: allora, tiro di Perotti deviato da Koulibaly (e vinse la perla), stavolta sul colpo di testa ravvicinat­o di Fazio. In quella porta, sotto la curva sud gialloross­a, anche a Reina spuntano i geni mutanti. Terzo posto per Adel Taarabt e a tutta l’azione del primo gol genoano a Cagliari: e forse più del rasoterra sul primo palo è da sottolinea­re il primo tocco, di prima con l’esterno, per invitare Rigoni all’unodue, perfettame­nte eseguito. Solo a Rastelli non sarà piaciuto.

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