Tour, l’arte di stupire La micro-tappa di 65 km
Solo 21 km di pavé, sterrato in salita, Alpe d’Huez: ecco i Pirenei in miniatura. Nibali, dal Giappone, si lustra gli occhi
Innovazione e tradizione. Strade già battute e percorsi inediti. Esperimenti e sicurezze. Il percorso del Tour de France n° 105, presentato ieri a Parigi, è vecchio già di un giorno e non smette di far parlare. Tra chi studia le cartine, chi programma le ricognizioni e chi passa ore sul web a prenotare alberghi si insinuano le stesse parole d’ordine. Sono tre e iniziano tutte con la «s». Suspence. Sorprese. Spettacolo. Con una avvertenza: alla partenza di sabato 7 luglio ognuno dei 22 team avrà 8 corridori invece di 9. In tutto gli «eletti» saranno 176, non più 198.
PAURA Chris Froome ha vinto 4 degli ultimi 5 Tour e nel 2018 avrà come pensiero principale la cinquina che lo porterebbe ad altezza Anquetil, Merckx, Hinault, Indurain. Ieri era al Palazzo dei Congressi, è stato premiato con il Velo d’Or per il 2017 in cui ha realizzato la doppietta Tour-Vuelta e poi ha detto: «I primi nove giorni, tra l’Ovest e il Nord della Francia, mi fanno un po’ paura. Ma il quinto Tour è la mia priorità». Analizziamo: dopo il via dalla Vandea, al terzo giorno ecco la cronosquadre di Cholet (35 km). Non è tutta piatta, ma Sky conta di schierare uno squadrone. Sesta tappa: conclusione sul Mur de Bretagne, da ripetere due volte. Nona: domenica 15 luglio, giorno della finale dei Mondiali di calcio, il pavé in stile Roubaix. Non poco, anzi: 15 settori, 21,7 km, mai così tanti da inizio Anni 80. Si percorrerà un pezzo di Mons-enPevele, che nella Regina delle classiche vale cinque stelle. E si arriverà a Roubaix, come non capitava dal 1985. Novità: oltre ai 10”, 6”e 4” all’arrivo, nelle prime nove frazioni — cronosquadre esclusa — ecco 3”,2” e 1” in palio a un traguardo volante vicino all’arrivo.
DURE Le Alpi giganteggiano nella seconda settimana, dopo un lungo trasferimento. Arrivano prima dei Pirenei, come nel 2014 di Nibali, e sono più dure. Ci sono tre giornate impegnative di seguito: il mito Alpe d’Huez arriverà alla fine (in coda a una frazione da 5.000 metri di dislivello) ma l’attenzione si è spostata sul Plateau des Glières, 10a tappa. Una ascesa inedita, 6 km all’11,2 per cento di pendenza con tratti di sterrato: un tentativo di risposta francese al Colle delle Finestre italiano e una notevole valenza storica visto che fu un luogo chiave per la Resistenza francese nella Seconda Guerra Mondiale. Quanto ai Pirenei, ha tenuto banco soprattutto la tappa in linea più corta di questo secolo: 65 km da Bagneres-deLuchon a Saint Lary Soulan, 3.800 metri di dislivello e arrivo in salita a 2.215 metri (tetto della corsa) sull’inedito Col de Portet. Così il direttore Christian Prudhomme: «Il Portet è un gigante, sarà uno choc, uno spettacolo». E attenzione alla crono individuale di 31 km al penultimo giorno nei Paesi Baschi francesi: molto vallonata e pendenze in salita fino al 21%.
SQUALO «Ma davvero c’è una tappa di soli 65 km?», ha chiesto Vincenzo Nibali da Tokyo. Lo Squalo ha visitato un centro culturale della capitale nipponica legato alla bici. Oggi si sposterà a Taiwan dove venerdì parteciperà a una gara di 100 km quasi tutti in salita. La sensazione è che il Tour 2018 ben si adatti alle sue caratteristiche. «Ho guardato il percorso non ancora attentamente — spiega il 32enne siciliano della Bahrain-Merida —. Mi fa piacere il ritorno del pavé, mentre sul Mur de Bretagne avevo perso qualcosa nel 2015, ma non ero al top. L’Alpe d’Huez la conosco bene. La tappa di 65 chilometri non sarà facile da gestire, le crono non dovrebbero essere così sfavorevoli. Ma per scegliere voglio aspettare il tracciato del Giro, confrontarli e fare le mie valutazioni».