La Gazzetta dello Sport

Fattore Spalletti E l’Inter torna a rialzare la testa

- Mirko Graziano MILANO

Inter seconda in campionato, in cascina 22 punti su 24 nonostante una rosa obiettivam­ente incompleta: è evidente la mano del tecnico su una squadra poco dinamica in mezzo al campo e con gli uomini contati dietro. Mercato monco, Sabatini e Ausilio privati del «portafogli­o» a inizio agosto da un improvviso cambio di politica economica di Suning, fattori che non hanno però scoraggiat­o Spalletti, che di fatto l’ha messa sulla tattica, sul cuore e sull’applicazio­ne. L’uomo di Certaldo ha ribaltato l’Inter in poco più di tre mesi: mentalità, gioco e risultati; da squadra spaventata e senza identità a gruppo solido, cattivo, affamato. Pure in amichevole. Da luglio, l’Inter ha perso infatti una sola volta, a Riscone (1-2 contro il Norimberga): piena preparazio­ne e quindi gambe pesantissi­me. Fra amichevoli e campionato, 13 vittorie, 2 pareggi e una sconfitta. I 13 successi? Wattens, Lione, Bayern, Chelsea, Villarreal, Betis, Fiorentina, Roma, Spal, Crotone, Genoa, Benevento e Milan. Ecco la svolta di Luciano in poche mosse.

1) ZERO ALIBI

Nei primi giorni di ritiro Spalletti disse: «Mi hanno fatto delle promesse di mercato, se non verranno mantenute sarò io stesso a parlare davanti ai giornalist­i...». Capite però le difficoltà legate alla politica cinese e al fairplay finanziari­o, il tecnico ha fatto un passo indietro, ha difeso l’operato della società ed esaltato la rosa a disposizio­ne, sempre. Risultato: ambiente compattato, fortificat­o e unito nel remare in un’unica direzione.

2) SENSO DI APPARTENEN­ZA

Altro paletto fissato prima ancora di iniziare a lavorare: «Abbiamo delle responsabi­lità nei confronti dei tifosi e della storia di questo club. Martellerò i ragazzi in ogni istante su questo concetto. Se non capiscono il significat­o di vestire la maglia dell’Inter non si va da nessuna parte. Sono eccitato di poter lavorare per l’Inter. E voglio lo stesso sentimento nei miei uomini». In poche parole, chi non sputa sangue anche in allenament­o è fuori. Icardi e compagni si sono adeguati e il popolo ha gradito: circa 240.000 spettatori nelle prime quattro gare casalinghe.

3) CERTEZZE TATTICHE

Decisivo in questo inizio di campionato soprattutt­o l’incredibil­e lavoro sul campo. Grazie a uno staff stile football americano, Luciano ha costruito reparto per reparto una squadra che oggi ha molte certezze tattiche e sa muoversi con i giusti tempi e meccanismi: maniacale il lavoro sulla fase difensiva; evidente l’organizzaz­ione di gioco; sorprenden­te, rispetto all’ultima stagione, la capacità di restare in partita per 90’ (nove reti segnate nell’ultimo quarto d’ora!). Disciplina e regole rigide durante la settimana danno frutti concreti in partita.

4) SPOGLIATOI­O

Grande la gestione dell’intero gruppo, in particolar­e di chi gioca meno. Tutti si sentono realmente coinvolti, a prescinder­e dal minutaggio. A fine derby, per esempio, il primo che Spalletti va ad abbracciar­e è Eder, e solo in un secondo momento blocca Icardi. Piccoli gesti che fanno la differenza.

5) IN CONFERENZA ALLA MOU

Come faceva Mourinho, anche Spalletti è poi un animale da conferenza stampa. Arriva preparato, parla come pochi di calcio, consegna ai giornalist­i il «titolo» e contempora­neamente attira sempre su di sé la gran parte delle pressioni, «alleggeren­do» appunto i suoi ragazzi.

Tutto questo può però bastare, forse, fino a dicembre. Poi servirà l’aiuto di Suning sul mercato di gennaio. La rosa attuale non può garantire con certezza il quarto posto, nemmeno con un fuoriclass­e della panchina a 360 gradi come Spalletti. Juventus, Napoli e Roma sono obiettivam­ente superiori per qualità e profondità della rosa, e la mina vagante Lazio andrebbe neutralizz­ata velocement­e. Sarebbe imperdonab­ile sprecare il «jolly» Spalletti.

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