Mirabelli avverte: «Montella? Tutti noi abbiamo un tempo»
Il d.s. alza la voce: «Con l’Inter nei primi 45’ non c’eravamo» Ma il tecnico replica: «Ci serve sostegno e la stessa visione»
Il modesto pareggio di ieri sera non c’entra. I fischi di metà secondo tempo e della fine nemmeno. Mirabelli, d.s. rossonero, si era espresso prima ancora che il Milan tornasse a mostrarsi a San Siro. Aveva avviato un’altra partita dove ad affrontarsi erano due correnti. La sua e quella dell’allenatore. I concetti muovono dallo stesso punto di partenza ma il tono del d.s. era fermo, meglio perentorio. Ribadire certi imperativi è logico, anche se in certe sfumature il richiamo è sembrato più un avvertimento: «Il tempo concesso a Montella? Ognuno di noi ha un tempo, non solo lui. Ce l’ho io e ce l’abbiamo tutti. E’ il rischio del nostro lavoro». In fin dei conti niente di diverso dalla consapevolezza, ribadita alla vigilia dall’allenatore, dell’esser giudicato dal campo. Resta però una risposta diversa rispetto a quella data una decina di giorni fa dall’a.d. Fassone, e prima ancora dallo stesso Mirabelli: «La stima per l’allenatore è incondizionata». Non significa che sia improvvisamente cambiato qualcosa (il d.s. si era sfogato nel pre) ma la svolta dovrà arrivare in fretta. Molto in fretta: domenica con il Genoa la vittoria è l’unico risultato preso in considerazione. Si può chiamare pressione, come il fatto che a metà secondo tempo di ieri il d.s. sia sceso dalla tribuna per posizionarsi per la prima volta stagionale vicino alla panchina.
DERBY Un altro differente punto di osservazione riguarda l’analisi del derby e prima ancora della Roma. Per l’allenatore la prestazione era stata in entrambe le occasioni positiva, certo con dei correttivi da apportare. Mirabelli è rimasto meno soddisfatto: «In questo periodo abbiamo fatto vedere cose buone, poi non ci siamo presentati a Genova, siamo usciti dal campo al 70’ con la Roma, non ci siamo presentati nel primo tempo contro l’Inter. Tutto questo il Milan non se lo può permettere: è vero che ognuno la dice a modo proprio ma se siamo la squadra che ogni volta dà più giocatori alle nazionali vuol dire che il gruppo è valido». Controreplica dell’allenatore: «Non sono d’accordo sul primo tempo con l’Inter. E con la Roma, magari per 70’, abbiamo giocato meglio noi. E’ chiaro che tutti vorremmo vedere il meglio per 95 minuti ma la costruzione di un gruppo passa attraverso tanti step». A proposito: Montella ha insistito sull’identità ormai definita, a cui vanno sistemati solo dei particolari: l’immagine era quella del vestito che sente ormai di aver cucito addosso al gruppo a cui vanno solo ritoccate le ultime misure.
OTTIMISMO Vincenzo resta ottimista e pensa che alla fine il Milan rispetterà il dress code e con il suo miglior abito si presenterà l’anno prossimo in Champions League. Per Mirabelli la stoffa è di grande qualità, è stato lui a presentarsi al mercato, ma nell’armadio qualcosa ancora stona: «E’ Montella che deve disegnare la squadra, siamo consapevoli che il momento non sia positivo, dobbiamo solo trovare questa quadra di squadra per non perdere terreno. Il tempo è un orologio per tutti». L’allenatore, alla fine, ribatte di nuovo: «Il momento è complesso ma il disappunto generale arriva dalle tre sconfitte consecutive, è fuorviante e non credo riguardi la prestazione con l’Aek. Il rapporto con Mirabelli è splendido, se è sceso a sedersi vicino a me magari era per scaramanzia. Lui è meno abituato a perdere e mi dispiace: chiederò una pillola al mio farmacista per avere tutti la stessa visione…». Una cura Montella sembra averla individuata: «Ci manca la scintilla, non abbiamo il fiammifero. I giocatori sono bloccati e poco sereni perché alcuni una maglia così pesante non l’hanno mai indossata. Il mio compito è lavorare sulla testa. Chiedo a tutti di darci sostegno».