Dovi: «A Motegi avrei puntato su Marquez»
Turista, ma non per caso. Dal Giappone all’Australia, con in mezzo due giorni alla scoperta di Hong Kong assieme a Simone Battistella, il suo manager. «Io non amo le grandi città, ma Hong Kong mi è piaciuta un sacco, con la sua architettura, le passerelle sopraelevate che collegano gli edifici, la funicolare… Una città impressionante». Andrea Dovizioso si aggira con il suo sorriso nel paddock di Phillip Island, distribuendo saluti e strette di mano con chiunque incroci il suo cammino. «I complimenti e il tifo che aumenta fanno piacere, sono una spinta in più», racconta il re di Motegi, pronto a rituffarsi nella mischia con la sua Ducati su una delle piste più affascinanti del Mondiale. Non prima, però, di avere riavvolto il nastro degli ultimi giorni: «Mi sono riguardato la gara, e sapete cosa? L’aspetto più importante è stato vedere la velocità. Gli ultimi giri, bellissimi, con quel duello finale, sono stati solo la ciliegina sulla torta, ma la cosa fondamentale, è la velocità che abbiamo. Per lottare con Marquez bisogna essere lucidi, ma soprattutto veloci».
SERENO Riguardarsi lo ha emozionato. «Fossi stato un semplice spettatore e senza sapere il risultato, forse in quel finale avrei scommesso su Marquez. Era in testa e stava tirando al limite. Sembrava fosse la strategia giusta, lui poi è un gatto, è forte. E invece ho dimostrato di esserci. Ancora una volta. Per questo mi avvicino a questo weekend in modo sereno. La tensione c’è, ci giochiamo qualcosa di grande, ma il modo in cui lavoriamo mi fa affrontare tutto in maniera leggera». Omaggio dovuto a una squadra che sta crescendo di pari passo al suo pilota: «Ci sono tantissime persone che lavorano, ognuno col suo ruolo. E assieme prendiamo le decisioni, anche se alla fine l’ultima parola è la mia, perché sono io quello che deve crederci. Ma domenica abbiamo vinto assieme».
RISPETTO L’errore di Marquez all’ultimo giro è la conferma che anche lui, sotto pressione, può sbagliare. «Senza sminuire Marc, nessuno è imbattibile. Mi ha sempre rispettato e ritenuto forte, ma mai sufficientemente per giocarmi il titolo. Adesso la penserà diversamente. E, come lui, tutti». Così come, il Dovi non può non accorgersi dell’ondata positiva che gran parte del paddock ha riversato su di lui, per spingerlo alla grande impresa: «Lo percepisco e mi fa molto piacere. Ma ci sono diversi motivi per questo, e uno è perché io non sono un pilota che cerca di mettere zizzania, sono tranquillo, sereno, maturo nei confronti dei miei avversari».