Il Milan pende a destra Kessie libera Suso nella «comfort zone»
Doppio trequartista è una mezza finta, perché lo spagnolo va sulla fascia. Ma così Kalinic è troppo spesso solo in area
Nella scorsa stagione, il Milan ne ha vinte tante, di partite così. Quelle in cui Suso ha deciso di giocare da solo o quasi, soprattutto di decidere. Per qualche partita lo spagnolo si è dovuto adattare suo malgrado al ruolo di seconda punta, che proprio non gli appartiene perché lo costringe a ricevere palla spalle alla porta. Ora Montella ha ricucito il Milan con due trequartisti e una punta, in una disposizione che tuttavia ha permesso a Suso di andare a manovrare nella personalissima «comfort zone» di destra. Lì si è aperta la frattura nel Chievo, lì ha sfondato il Diavolo con le ormai classiche deviazioni fascia-centro del suo numero 8 (8 cross totali, 4 conclusioni, 2 occasioni create), «aiutato» dalle discese di Kessie che teneva occupato Hetemaj in ripiegamento e Tomovic che restava troppo basso allineandosi con la propria difesa. Prima del rimpallo che ha favorito il primo gol rossonero, tuttavia, il Milan non è andato molto oltre la percussione laterale con conseguente cross (17 totali): la situazione tutto sommato preferita dal Chievo, che a centro area difende sempre bene con i suoi colossi sulle palle alte, e gestita non benissimo dalla squadra di Montella, troppo spesso presente con il solo Kalinic al centro dell’area, dunque facilmente controllabile. Non a caso le giocate utili in area avversaria si pareggino, 16 a 16, nonostante il Milan abbia avuto un vantaggio territoriale molto più marcato, cioè ha passato molto più tempo nella metà campo avversaria. Biglia per esempio è stato spesso ignorato, senza essere il centro delle operazioni rossonere. Forse perché a questo Milan piace di più alternare costruttori e incursori alla Kessie.
USCITE Il lato positivo del quasi «isolamento» di Kalinic è stato l’imbottimento del centrocampo, che ha tolto possibilità di palleggio al Chievo, rimasto appena sopra il 40 per cento di possesso palla nella partita (e con un baricentro molto basso). Il doppio vantaggio, con l’autorete di Cesar, è come se avesse liberato mentalmente il Milan: più sicuro negli anticipi e nelle coperture difensive, con Romagnoli meno sollecitato da centrale/libero, Rodriguez nel doppio ruolo di difensore e terzini quasi di spinta, Musacchio bravo nella gestione del pallone (97 tocchi e 77 passaggi positivi, più di tutti sui novanta minuti) disinnescando la prima pressione avversaria, per la verità mai troppo convinta. E quando il Chievo ha provato ad alzarsi, ha finito per scoprirsi al contropiede che ha portato al terzo gol, realizzato da Calhanoglu.
IL RUOLO DI CALHA Il turco in realtà non è mai stato pienamente in partita. Se Suso sa esaltarsi nel cercarsi la posizione preferita, Calhanoglu ha faticato all’inizio, nel traffico di centrocampo (lui restava più posizionato da trequartista classico). Però poi è salito anche lui nella partecipazione, chiudendo con 44 passaggi positivi, 3 sponde e 4 occasioni create. Il turco è anche entrato nel quarto gol, quando si è delineata la disposizione tattica «da lavagna», con i due trequartisti molti vicini tra loro nell’interlinea tra difesa e centrocampo del Chievo e Kalinic messo così nelle condizioni di muoversi in verticale, già orientato verso la porta avversaria, pronto per ricevere e calciare l’invito di Suso.