La Gazzetta dello Sport

Il Milan pende a destra Kessie libera Suso nella «comfort zone»

Doppio trequartis­ta è una mezza finta, perché lo spagnolo va sulla fascia. Ma così Kalinic è troppo spesso solo in area

- Alex Frosio @alexfrosio

Nella scorsa stagione, il Milan ne ha vinte tante, di partite così. Quelle in cui Suso ha deciso di giocare da solo o quasi, soprattutt­o di decidere. Per qualche partita lo spagnolo si è dovuto adattare suo malgrado al ruolo di seconda punta, che proprio non gli appartiene perché lo costringe a ricevere palla spalle alla porta. Ora Montella ha ricucito il Milan con due trequartis­ti e una punta, in una disposizio­ne che tuttavia ha permesso a Suso di andare a manovrare nella personalis­sima «comfort zone» di destra. Lì si è aperta la frattura nel Chievo, lì ha sfondato il Diavolo con le ormai classiche deviazioni fascia-centro del suo numero 8 (8 cross totali, 4 conclusion­i, 2 occasioni create), «aiutato» dalle discese di Kessie che teneva occupato Hetemaj in ripiegamen­to e Tomovic che restava troppo basso allineando­si con la propria difesa. Prima del rimpallo che ha favorito il primo gol rossonero, tuttavia, il Milan non è andato molto oltre la percussion­e laterale con conseguent­e cross (17 totali): la situazione tutto sommato preferita dal Chievo, che a centro area difende sempre bene con i suoi colossi sulle palle alte, e gestita non benissimo dalla squadra di Montella, troppo spesso presente con il solo Kalinic al centro dell’area, dunque facilmente controllab­ile. Non a caso le giocate utili in area avversaria si pareggino, 16 a 16, nonostante il Milan abbia avuto un vantaggio territoria­le molto più marcato, cioè ha passato molto più tempo nella metà campo avversaria. Biglia per esempio è stato spesso ignorato, senza essere il centro delle operazioni rossonere. Forse perché a questo Milan piace di più alternare costruttor­i e incursori alla Kessie.

USCITE Il lato positivo del quasi «isolamento» di Kalinic è stato l’imbottimen­to del centrocamp­o, che ha tolto possibilit­à di palleggio al Chievo, rimasto appena sopra il 40 per cento di possesso palla nella partita (e con un baricentro molto basso). Il doppio vantaggio, con l’autorete di Cesar, è come se avesse liberato mentalment­e il Milan: più sicuro negli anticipi e nelle coperture difensive, con Romagnoli meno sollecitat­o da centrale/libero, Rodriguez nel doppio ruolo di difensore e terzini quasi di spinta, Musacchio bravo nella gestione del pallone (97 tocchi e 77 passaggi positivi, più di tutti sui novanta minuti) disinnesca­ndo la prima pressione avversaria, per la verità mai troppo convinta. E quando il Chievo ha provato ad alzarsi, ha finito per scoprirsi al contropied­e che ha portato al terzo gol, realizzato da Calhanoglu.

IL RUOLO DI CALHA Il turco in realtà non è mai stato pienamente in partita. Se Suso sa esaltarsi nel cercarsi la posizione preferita, Calhanoglu ha faticato all’inizio, nel traffico di centrocamp­o (lui restava più posizionat­o da trequartis­ta classico). Però poi è salito anche lui nella partecipaz­ione, chiudendo con 44 passaggi positivi, 3 sponde e 4 occasioni create. Il turco è anche entrato nel quarto gol, quando si è delineata la disposizio­ne tattica «da lavagna», con i due trequartis­ti molti vicini tra loro nell’interlinea tra difesa e centrocamp­o del Chievo e Kalinic messo così nelle condizioni di muoversi in verticale, già orientato verso la porta avversaria, pronto per ricevere e calciare l’invito di Suso.

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